SALVI, Nicola (Niccolò)
Architetto, nato il 6 agosto 1697 in Roma, ivi morto l'8 febbraio 1751. Venne indotto allo studio dell'architettura dal pittore Niccolò Ricciolini, e fu scolaro di Antonio Canevari. Nel 1733 l'accademia di San Luca lo accolse tra i suoi membri e nel 1745 i Virtuosi al Pantheon lo ammisero nella loro congregazione. Prima opera del S. può ritenersi la grande macchina architettonica per fuochi artificiali (nota per due stampe del Vascone), da lui ideata l'anno 1728 per commissione del cardinale Bentivoglio d'Aragona incaricato d'affari spagnolo a Roma, e fatta ardere sulla Piazza di Spagna il 4 luglio di quell'anno. Costruì poi, per S. Paolo fuori le Mura, un battistero andato distrutto. Del 1732 o di poco prima sono i suoi disegni per la facciata di S. Giovanni in Laterano, presentati in gara con Alessandro Galilei, Luigi Vanvitelli e altri artisti. Intorno al 1735 vanno collocati i lavori per la cappella Ruffo a San Lorenzo in Damaso; circa il 1738 si data la ricostruzione della chiesa di S. Maria in Gradi a Viterbo. Altri lavori il S. fece poi insieme col Canevari e col Vanvitelli, col quale sembra collaborasse al disegno per la cappella di S. Giovanni nella chiesa di S. Rocco a Lisbona. Pure insieme con il Vanvitelli lo troviamo dopo l'anno 1745 nel rifacimento del palazzo Odescalchi in Piazza Ss. Apostoli, in conseguenza del quale il prospetto disegnato dal Bernini venne raddoppiato e tutto l'insieme alterato. Nel 1746 e seguenti il S. disegnò alcuni progetti per una nuova facciata per la chiesa dei Ss. Apostoli, non messi in pratica e andati smarriti. Ancora al S. spettano la costruzione della disadorna ala del palazzo del Monte di Pietà verso la piazza della Trinità dei Pellegrini, e altre opere di minore importanza, di cui la cronologia è incerta, come un ciborio per la chiesa di Montecassino, la mensa per l'altar maggiore di Sant'Eustachio e altri lavori per la Villa Bolognetti e per la chiesa di S. Pantaleo. Secondo il Milizia, il S. fece il progetto di un teatro per il re di Polonia.
Capolavoro del S. fu la Fontana di Trevi, a cui dedicò la sua attività dal 1732 fino alla morte. Nel 1732 fu scelto un progetto del Vanvitelli, ma nello stesso anno la costruzione venne incominciata su un disegno del S., per esser terminata solo nel 1762. Si vuole da alcuni che il S. usufruisse di un'idea del Bernini, ma tale ipotesi sembra da respingersi, e conviene ammettere che la Fontana di Trevi sia opera tutta originale.
Questa mirabile "mostra d'acqua", pittoricamente immaginata, di grande effetto scenografico, riunisce in sé tutta l'esperienza del barocco romano e fa già presentire nel ritmo ordinato e solenne del monumentale prospetto l'avvento della restaurazione neoclassica. Il S., autore di tale grandiosa opera, che è certamente la costruzione più importante e significativa che possiamo trovare a Roma nel Settecento, deve essere considerato come uno degli artisti che meglio rappresentarono nel sec. XVIII la sempre viva e feconda tradizione dell'architettura barocca.
V. tavv. CXXV e CXXVI.
H. Voss, in Jahrb. d. preuss. Kunstamml., XXXI (1910), p. 127 segg.; V. Mariani, Lo stile "pittoresco" nella fontana di Trevi, in Architettura e arti decorative, VIII (1928-29), p. 3 segg.; V. Moschini, La prima opera di N. S., in Roma, VII (1929), p. 345 segg.; Brauer e R. Wittkover, Die Zeichnungen G. L. Bernini's, Berlino 1931, passim; G. B. Colonna, L'Acqua Vergine e la Fontana di Trevi, in Capitolium, IX (1933), p. 559 segg.; H. Ladendorf, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con ampia bibliografia).