PENDE, Nicola
PENDE, Nicola. – Nacque a Noicattaro (Bari) il 21 aprile 1880 da Angelo, commerciante di grani e farine, poi impiegato alla prefettura di Bari, e da Marianna Crapuzzi che apparteneva a una famiglia di medici da cinque generazioni e il cui padre era stato sindaco del paese. Unico figlio maschio su sei, fu fortemente influenzato dalla madre a intraprendere la carriera medica a discapito del volere del padre che lo avrebbe voluto avviato a quella impiegatizia. Con il sostegno economico materno, a nove anni si trasferì a Bari per frequentare il liceo ginnasio Domenico Cirillo, vivendo a pensione privata presso una famiglia «modestissima» (Dell’Era, 2013, p. 46). Dati gli ottimi risultati scolastici, poté iscriversi alla facoltà di medicina dell’università di Roma un anno prima della formale conclusione del ciclo scolastico. Qui frequentò l’Istituto di patologia generale diretto da Amico Bignami, con il quale si laureò il 13 luglio del 1903 con una tesi intitolata Alterazione della ghiandola surrenale dopo la resezione del nervo splancnico, da cui trasse gli studi per la terapia dell’ipertensione, tramite simpaticectomia splancnica sinistra, conosciuta poi come operazione Pende.
Nel 1907 conseguì la libera docenza in patologia medica. Due anni dopo pubblicò il suo primo lavoro, Patologia dell’apparato surrenale ed organi cromaffini, nel quale coniava il termine endocrinologia e fu nominato aiuto presso l’Istituto di patologia speciale medica dell’Università di Palermo, dove coadiuvò fino al 1912 Giacinto Viola, allievo di Augusto Murri e caposcuola della medicina costituzionalistica italiana. Quello stesso anno si sposò con Anita Balacco, da cui ebbe tre figli: Angelo (1916), Vito (1919) e Tito (1923).
Nel 1914 si recò a Berlino per sei mesi presso la clinica medica diretta da Friedrich Kraus e poi per un breve periodo a Napoli, presso l’Istituto di Pietro Castellino, con il quale nel 1915 pubblicò Patologia del simpatico. Partecipò alla prima guerra mondiale in veste di ufficiale medico, prima all’ospedale militare di Bari, poi a Roma, all’ospedale militare per mutilati e, infine, a Padova, per dirigere l’ospedale Vittorio Emanuele.
Nel 1919 Viola fu trasferito a Bologna e Pende lo seguì, nominato aiuto di patologia medica. Dal 1921 al 1923 ebbe l’incarico di clinica medica generale e semeiotica all’Università di Messina e per un breve tempo anche l’incarico di patologia sperimentale medica dimostrativa. Trasferì la propria libera docenza a Bologna, dove tenne il corso di patologia speciale medica dimostrativa. Nel 1922 partecipò a due concorsi, a Parma e Sassari, risultando primo in quest’ultimo, che tuttavia fu annullato dall’allora ministro della Pubblica Istruzione Giovanni Gentile per un vizio di forma. Si attivò allora una mobilitazione della comunità medica universitaria a suo favore, tale che Gentile propose al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione la sua nomina a straordinario di clinica medica generale e semeiotica a Messina, che fu però bocciata. La vicenda si risolse con un concorso rapidamente indetto a Cagliari e vinto da Pende, nominato il 24 giugno 1923 straordinario di clinica e patologia speciale medica e poi, il 14 agosto, ordinario. A due mesi di distanza, il 14 ottobre, fu messo a disposizione del ministero della Pubblica Istruzione per l’organizzazione della facoltà di medicina e chirurgia della Università Adriatica di Bari, inaugurata il 15 gennaio del 1925 e intitolata a Benito Mussolini e di cui Pende fu rettore dall’ottobre 1924 per un anno. Nel 1925, infatti, su sua richiesta fu trasferito a Genova, la stessa città dove nel 1924 si era iscritto al Partito nazionale fascista, a dirigere la clinica medica che era stata di Edoardo Maragliano. Qui fondò il primo Istituto di biotipologia e ortogenesi umana, progetto elaborato a partire dal 1922, con il quale intendeva studiare il singolo individuo nella sua unicità di combinazione di quattro tipi di fattori: ereditari o concezionali, distinti in razziali ed ereditari-individuali; condizionali-ambientali postconcezionali, umorali e neuropsichici dominanti.
Pende rappresentò la terza generazione della scuola costituzionalistica italiana, dopo Achille De Giovanni e Viola e si distinse per l’integrazione nell’approccio antropometrico di Viola dei risultati dell’endocrinologia, secondo un’interpretazione totalizzante dell’uomo e del mondo, con il fine di identificare le relazioni causali tra i diversi tipi di forma e di atteggiamento dinamico e psichico dell’individuo. A questo approccio diede il nome di biotipologia, presentandone il profilo fin dal 1923 in un volume intitolato La biotipologia umana (scienza della individualità): i suoi fondamenti, le sue applicazioni, pubblicato a Palermo. Il biotipo individuale era così inteso come il risultato unico di un incrocio dei caratteri del singolo e degli elementi contestuali, fondamento di una prospettiva neoippocratica secondo cui era curato il malato e non la malattia. L’approccio complessista e organico al malato, inteso come unità, portò Pende da una parte all’ortogenesi come crescita corretta attraverso la costruzioni delle biotiplogie, dall’altra a un approccio olistico che si sarebbe incarnato nell’omeopatia, di cui fu figura fondamentale in Italia il suo allievo Antonio Negro che, all’interno della Scuola italiana di medicina omeopatica hahnemanniana da lui fondata, istituì un Centro studi biotipologici Nicola Pende tuttora esistente. La prospettiva di Pende si distinse per due novità rispetto alla tradizione costituzionalista. Dal punto di vista teorico, per lo studio del rapporto tra sistema endocrino-vegetativo e aspetti biotipici, cogliendo nelle secrezioni ormonali il legame determinante di morfologia, psicologia, caratteri del singolo individuo. Attraverso l’endocrinologia Pende arrivava così al profilo biotipologico integrale dell’individuo, simboleggiato in una piramide quadrangolare – «il primo metodo integrale di studio della personalità individuale psico-fisica» (Trattato di biotipologia umana..., 1939, p. 55) –, la cui base racchiude il patrimonio ereditario individuale, familiare, razziale e i cui quattro lati identificano gli aspetti fenomenici dell’individualità: morfologica, fisiologica, etica e affettivo-volitiva, intellettiva. Quest’impostazione era fondamento della seconda novità rispetto al costituzionalismo classico, il passaggio dalla medicina alla sociologia e alla politica. Pende definiva una biologia politica, di cui delineò il profilo nel 1933 in Bonifica umana razionale e biologia politica, opera che dedicava a Mussolini, il quale avrebbe compreso come «l’organizzazione statale non è che un grande organismo di cellule-individui, il quale deve vivere secondo le leggi naturali della biologia» (p. 7). La biologia politica si definiva per una lettura organicistica della società nella quale i diversi organi e classi dello Stato erano fondati sulla collaborazione funzionale e gerarchizzata tra di essi. Le classi erano così il risultato non di condizioni socioeconomiche, ma di caratteri biotipologici che determinavano il ruolo sociale. La biologia politica, di cui l’ortogenesi si configurava come l’applicazione pratica, si presentava quale via italiana all’eugenetica, capace di integrare la prospettiva demo-razziale natalista del regime, delineata da Mussolini nel 1927, con il quadro disciplinare cattolico impostato dalla Casti connubii. Pende progettò la creazione di una rete di cliniche ortogenetiche per il miglioramento biologico e psicologico degli individui e concepì uno strumento per garantire l’ortogenesi dell’individuo, la cartella biotipologica ortogenetica individuale, che avrebbe dovuto permettere allo Stato fascista di «conoscere lo stato del bilancio della sua più grande e solida ricchezza, il capitale umano nazionale» (La scheda biotipologica individuale..., 1938, pp. 284-285).
La centralità della dimensione riproduttiva in un’ottica natalista, rimarcata da Pende in un discorso del 1929 su Le radici del male dell’iponatalità gli attirò l’attenzione dello stesso Mussolini che ne fece pubblicare il testo su Gerarchia (1929, n. 7, pp. 515-525). Il 9 dicembre 1933 fu nominato senatore del Regno per meriti scientifici, su proposta del prefetto di Genova e del ministro dei Lavori pubblici Araldo Di Crollalanza. Due anni dopo Mussolini lo fece trasferire sulla cattedra di patologia medica e metodologia clinica dell’Università di Roma, dove diresse l’Istituto di patologia medica e fondò l’Istituto biotipologico-ortogenetico. In questa fase Pende acquisì crescente influenza, diventando «uno scienziato ufficiale del regime» (Israel, 2010, p. 132), accumulando incarichi e onorificenze. Insieme a Viola diresse la sezione Scienze mediche dell’Enciclopedia italiana dove, tra il 1929 e il 1937, firmò 70 voci; nel 1937, nell’ambito della riorganizzazione del CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) fu nominato responsabile della sezione eugenetica e nel 1941 fu nominato rettore dell’Accademia della gioventù italiana del Littorio. Intanto, nel 1938, il governo aveva accolto il suo progetto più ambito, costituendo l’Istituto per la bonifica umana e l’ortogenesi della razza che avrebbe dovuto avere sede in un nuovo edificio da costruire nell’area dei terreni acquistati per l’Esposizione universale, prevista a Roma nel 1942. Mai completati a questo scopo e nonostante l’impegno profuso da Pende dopo la guerra perché qui venisse almeno ospitato un suo nuovo progetto, l’Istituto di scienze della costituzione umana e della nutrizione, gli edifici divennero infine nel 1957 sede del nuovo ospedale Sant’Eugenio.
Il 25 luglio 1938 un comunicato del PNF rese noto che Pende era tra quelli che avevano sottoscritto il cosiddetto Manifesto della razza, pubblicato undici giorni prima da Il Giornale d’Italia. Pende, tuttavia, mosse al documento alcune contestazioni che, come è stato mostrato, sarebbero state dovute soprattutto al fatto che questo riproduceva un razzismo di matrice tedesca, a spese di un approccio razzista proprio della scienza italiana di cui Pende e Visco si facevano portatori. In questo senso egli non «intendeva minimamente opporsi alla campagna razziale, bensì intendeva porla sotto l’egida delle sue teorie» (Israel, 2010, p. 188). Le sue critiche gli procurarono, a ogni modo, un conflitto violento con il gruppo di Guido Landra e Telesio Interlandi che aveva promosso il documento, ma vantando l’appoggio di Agostino Gemelli, riuscì a recuperare rapidamente credito agli occhi della dirigenza fascista.
La firma apposta in calce al Manifesto gli comportò nel giugno del 1944 l’esonero dall’insegnamento, la destituzione dalla guida dell’Istituto di patologia medica, dove venne sostituito dall’allievo Silvio de Candia, e il 16 novembre del 1944 l’Alta Corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo lo dichiarò decaduto dalla carica di senatore.
Pende elaborò un memoriale a propria difesa dove sostenne che la firma al Manifesto era stata apposta senza la sua approvazione e affermava di aver aiutato diversi ebrei nel 1944, accampando il sostegno di esponenti autorevoli della comunità ebraica a riprova di una sua estraneità al razzismo antisemita. La commissione per l’epurazione diede credito alle sue affermazioni e il decreto luogotenenziale del 22 giugno 1946 annullò il suo collocamento a riposo e dispose la sua riassunzione. Nel luglio del 1947 la facoltà di medicina e chirurgia e poi il Senato accademico dell’Università di Roma all’unanimità chiesero al ministero dell’Istruzione il reintegro di Pende. A questo scopo, inoltre, furono mobilitate figure importanti del mondo politico ed economico, come Donato Menichella. Riabilitato nel 1948, riprese l’insegnamento sui temi della biotipologia.
Fu candidato al Nobel per la medicina in tre occasioni: nel 1937, per gli studi sull’endocrinologia; nel 1943, per la biotipologia e gli studi sull’ipertensione e l’azotemia e la ‘sindrome ipertimica di Pende’ (iperfunzionamento del timo); nel 1951 per gli studi sulle ghiandole a secrezione interna.
Nel 1953 si presentò alle elezioni per il Senato come indipendente in una formazione denominata Partito della piramide, senza essere eletto. Nel 1956 ricevette la medaglia d’oro di prima classe conferita per meriti dal presidente della Repubblica.
«Pur con riaggiustamenti lessicali» (Maifreda, 2007, p. 268), Pende proseguì le sue ricerche biotipologiche anche nel dopoguerra, intervenendo a più riprese sui temi del controllo della riproduzione, della pillola contraccettiva e del certificato prematrimoniale. Il suo approccio biotipologico ebbe rilevante eco anche all’estero, nella Spagna di Franco, con applicazioni pure in America Latina fino agli anni Settanta, testimoniate da numerosi riconoscimenti.
Morì nella clinica del proprio allievo Michele Bufano, a Roma, l’8 giugno del 1970.
Opere. Bonifica umana razionale e biologia politica, Bologna 1933; La scheda biotipologica individuale nella medicina preventiva e nella politica sociale, in Atti della SIPS (Società Italiana per il Progresso delle Scienze), xxvi riunione, Venezia, 12-18 settembre 1937, V, Roma 1938, pp. 283-286; Trattato di biotipologia umana individuale e sociale con applicazioni alla medicina preventiva, alla clinica, alla politica biologica alla sociologia, Milano 1939.
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