Nicaragua
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Geografia umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato dell'America Centrale istmica. Sostenuta da un buon ritmo di crescita economica, la popolazione, che al censimento del 1995 era di 4.357.099 ab., nell'arco di dieci anni è salita di oltre un quarto. Il gruppo etnico principale è quello dei meticci (69%), seguiti da bianchi (17%), neri (9%) e amerindi (5%). Prevale, sia pure di poco, l'insediamento urbano (58,2%) su quello rurale.
Nonostante il reddito nazionale abbia segnato discreti progressi, il Paese rimane uno dei più poveri dell'America Latina. Nel periodo 1999-2005 si è incrementato del 3,4% annuo (a fronte di un incremento demografico del 2,7%), con una crescita proseguita negli anni successivi. Il progresso è attribuibile all'incremento delle produzioni delle colture di piantagione (caffè e canna da zucchero) e alla crescita del settore delle maquilas. Il debito estero si mantiene molto elevato (malgrado ne sia stato predisposto un taglio dell'80% nel quadro delle iniziative prese dai Paesi creditori); lo stesso discorso vale per l'inflazione e il tasso di disoccupazione. In sostanza, l'economia del N. continua a dipendere largamente dagli aiuti delle organizzazioni internazionali (nel 2005 erano attivi ben 16 progetti per un totale di 466 milioni di dollari). In particolare, la Banca mondiale ha promosso un programma di lotta alla povertà di 160 milioni di dollari, scaglionati negli anni 2003-2005; nel settembre 2004 ha accordato un aiuto di 15 milioni di dollari per la formazione di base e, nell'aprile 2005, un sostegno di 11 milioni di dollari per la protezione sanitaria dell'infanzia nelle comunità rurali. La bilancia commerciale è sempre nettamente deficitaria: l'esportazione è costituita esclusivamente da prodotti agricolo-zootecnici e oro, prodotto in limitate quantità (poco più di 3000 kg nel 2003), mentre l'importazione da materie prime per l'industria e prodotti petroliferi. Nel 2005 è entrata in vigore un'unione doganale tra N., Honduras, El Salvador e Guatemala.
Storia
di Ciro Lo Muzio
Nei primi anni del 21° sec. la corruzione appariva come uno dei più gravi condizionamenti della vita politica ed economica del Paese centro-americano. L'ondata di delegittimazione che investì la classe politica non risparmiò i suoi esponenti di maggiore spicco, in primo luogo il presidente della Repubblica A. Alemán Lacayo, eletto nel 1996. Diverse indagini condotte da A. Jarquín Anaya, Contralor General de la República (le cui funzioni riguardavano il controllo della contabilità dello Stato), misero in luce il coinvolgimento di Alemán in numerosi episodi di corruzione, sia nel periodo in cui era sindaco della capitale, Managua, sia durante il suo mandato presidenziale. Ma il presidente era protetto dall'immunità e godeva inoltre del sostegno di un ampio settore dell'Asamblea Nacional, in particolare di una porzione del partito di maggioranza relativa, il Partido Liberal Constitucionalista (PLC), ma anche della principale formazione dell'opposizione, il Frente Sandinista de Liberación Nacional (FSLN), con il quale, nel giugno 1999, il governo aveva stretto un accordo di cooperazione per l'avvio di negoziati sulle riforme costituzionali ed elettorali. In virtù di questa intesa, nel 2000 Alemán approvava una serie di riforme, tra cui la riduzione dal 45% al 35% della quota di suffragi necessaria per l'elezione del presidente senza dover ricorrere al ballottaggio; in cambio di questo emendamento - che aumentava le possibilità di elezione di un candidato del FSLN - ad Alemán veniva assicurato un seggio permanente nell'Asamblea Nacional una volta terminato il suo mandato presidenziale, condizione che gli avrebbe garantito l'immunità a vita.
Alle elezioni presidenziali del novembre 2001 E. Bolaños Geyer, vicepresidente in carica e candidato del PLC, si assicurava la maggioranza dei voti (56,3%), battendo così D. Ortega Saavedra del FSLN (42,3%), già presidente del N. dal 1985 al 1990. Le elezioni legislative, tenutesi contemporaneamente, segnarono il successo del PLC con il 53,2% dei voti (47 seggi), seguito dal FSLN (42,1% e 43 seggi) e, con notevole scarto, dal Partido Conservador de Nicaragua (PCN, 2,1% e 2 seggi).
Nel marzo 2002 la reputazione di Alemán, divenuto nel frattempo presidente dell'Asamblea Nacional, veniva ulteriormente deteriorata da accuse di frode e appropriazione indebita; la profonda spaccatura oramai creatasi nel PLC, tra i sostenitori di Aléman e quelli del presidente in carica, impediva che si raggiungesse il consenso sulla revoca dell'immunità di Aléman; questa, tuttavia, fu approvata in dicembre, dopo che l'ex presidente era stato accusato di riciclaggio di ingenti somme di danaro provenienti da compagnie statali. Alemán venne messo agli arresti domiciliari e, nel dicembre 2003, condannato a una pena di vent'anni di prigione (in seguito convertita in arresti domiciliari). La sentenza fu accolta positivamente dalla comunità internazionale e interpretata come il promettente inizio di un nuovo corso del sistema giudiziario nicaraguense. Nel marzo 2004 anche il presidente Bolaños veniva accusato, insieme al vicepresidente J. Rizo Castellón, di appropriazione indebita di fondi pubblici per finanziare la sua campagna elettorale nel 2001.
Le elezioni comunali del novembre 2004 registrarono la vittoria del FSLN, che conquistava 84 dei 151 municipi del N., mentre il PLC se ne assicurava 57 e Alianza por la República, formazione vicina a Bolaños costituitasi nel maggio di quell'anno, solo 6. All'indomani degli scrutini l'Asamblea Nacional (dominata dal FSLN e dalla fazione del PLC vicina ad Alemán) approvava una serie di riforme costituzionali tese a ridimensionare i poteri del presidente della Repubblica; tra queste, in particolare, la possibilità di respingere il veto presidenziale sulla base della maggioranza assoluta - e non più dei due terzi - dei voti dell'Asamblea Nacional. Tuttavia, assecondando le pressioni degli Stati Uniti e dell'Organizzazione degli Stati americani, il FSLN e il PLC accettarono di rinviare sia l'entrata in vigore delle suddette riforme costituzionali sia la richiesta di revoca dell'immunità del presidente Bolaños a dopo la fine del suo mandato.
Le elezioni presidenziali tenutesi nel novembre 2006 decretarono la vittoria di Ortega con il 37,9% dei suffragi, seguito da E. Montealegre Rivas dell'Alianza Liberal Nicaragüense (ALN) con il 28,3%, da J. Rizo Castellón del PLC con il 27,1% e da E. Jarquín Calderón del Movimiento Renovador Sandinista (MRS) con il 6,3%; alle elezioni legislative, svoltesi simultaneamente, il FSLN aveva il 37,5% dei suffragi, mentre l'ALN il 26,7%, il PLC il 26,4% e il MRS l'8,6%.