neurochirurgia
Ramo specializzato della chirurgia, che si occupa delle patologie del sistema nervoso, centrale e periferico.
La moderna n. comincia negli anni Sessanta del 20° sec. con l’uso del microscopio operatorio. Successivamente, con l’invenzione della TAC e della RMN, la conoscenza del sistema nervoso e le possibilità chirurgiche sono notevolmente aumentate. Le tecniche moderne sono basate sul massimo rispetto del tessuto nervoso; per questo motivo risulta indispensabile l’utilizzo di strumentazioni molto sofisticate, sia per l’accesso sia per la manipolazione chirurgica. L’accesso viene studiato in riferimento alle caratteristiche della lesione e alla sua localizzazione, rilevabili mediante la TAC e la RMN. Per le lesioni vascolari e per taluni tumori risulta indispensabile anche la conoscenza della struttura vasale normale e patologica (angio-TAC, angio-RMN, angiografia). In aree cerebrali particolarmente critiche (come, per es., l’area motoria oppure quella del linguaggio) si dimostra necessario un monitoraggio clinico e soprattutto elettrofisiologico, eseguito allo scopo di delimitare i confini chirurgici; con il paziente sveglio o risvegliabile, si stimola l’area di interesse, localizzando la zona corticale che controlla la funzione da salvare. L’introduzione di tecniche che utilizzano coordinate stereotassiche e di metodi computerizzati di neuronavigazione, determinano in tempo reale la posizione degli strumenti chirurgici o, addirittura, orientano il microscopio. La n. funzionale si avvale massimamente delle metodiche elettrofisiologiche di localizzazione e di monitoraggio, le quali si applicano in special modo alla chirurgia dell’epilessia e a quella dei disordini motori; di rilievo è anche il loro uso nella chirurgia del dolore. La radiochirurgia è un’evoluzione della radioterapia e si basa sulla concentrazione di elevatissime dosi di energia radiante su bersagli calcolati con estrema precisione, per necrotizzare o rallentare la crescita dei tumori e per alcuni tipi di malformazioni vascolari. La radiologia interventistica si avvale di cateteri supersottili, mediante i quali vengono raggiunti e chiusi, sotto controllo radiologico, vasi cerebrali sede di malformazioni, spec. dilatazioni aneurismatiche; è possibile infine trattare restringimenti vascolari patologici tramite l’angioplastica.
La n. rimuove tumori primitivi e metastatici dell’encefalo e del midollo spinale, gli adenomi ipofisari se non sono suscettibili di terapia medica o radiante; compie interventi per emorragia subaracnoidea da rottura di aneurisma e malformazioni arterovenose; rimuove ematomi postraumatici intracerebrali, subdurali (fra la dura madre e il cervello) ed epidurali (tra dura madre e osso). Tramite la n. è possibile correggere le fratture con dislocazioni delle vertebre, che causano pressione sul midollo spinale e sulle sue radici nervose (particolarmente pericolose sono le fratture della colonna cervicale); la patologia vertebrale non traumatica più comune trattata con la n. è l’ernia del disco lombare. Per quanto riguarda le malformazioni neonatali, si possono compiere interventi di n. per encefalocele, mieloschisi, mielomeningocele, idrocefalia. Infine, la n. permette la rimozione di neurinomi e fibromi, tipici tumori dei tronchi nervosi, asportati senza danneggiare il nervo da cui originano.