Nella
Moglie di Forese Donati, ricordata da D. sia nella tenzone (Rime LXXIII) sia nell'incontro con l'amico nel terzo girone del Purgatorio (Pg XXIII 85-96). Il tono delle due reminiscenze è totalmente differente: nella tenzone il personaggio di N. è investito dalla violenza sarcastica del linguaggio comico di D., con l'immagine cruda di una mal fatata moglie, infreddata... di mezzo agosto... per difetto ch'ella sente al nido (Rime LXXIII 1-2, 5, 11); nel Purgatorio la sua figura spicca soffusa di rimpianto: la Nella mia... la vedovella mia, che molto amai (XXIII 87, 92).
Dai versi della tenzone, quindi, per la maggioranza dei commentatori, N. spicca come figura di donna che mostra chiaramente la sua insoddisfazione coniugale, mentre per altri, tra cui il Torraca, N. fa parte di un quadro d'ambiente in cui si vuol dipingere lo squallore della casa di Forese e la sua povertà di cui la moglie è la principale vittima. Il tono intimo e affettuoso con cui è evocata la figura di N. nel Purgatorio, sarebbe quindi una sorta di riparazione offerta dal poeta alla gentildonna verso la quale si era rivolto con un linguaggio particolarmente crudo: " anche nei sonetti non aveva in fondo detto nulla contro di lei, ma era bastato avercela mostrata sessualmente scontenta del marito, perché ella fosse posta in luce triviale " (Bosco). Per il Barbi tuttavia l'espressione molto amai, comunemente interpretata come segno della particolare tenerezza e del ravvedimento di Forese nei confronti della moglie, non è particolarmente significativa, è semplicemente consona al mutato animo di D. che nel clima di ravvedimento, di cui è informato il Purgatorio, sarebbe portato a dipingere la tenerezza di Forese per N. come sentimento intenso. È tuttavia sostenibile l'ipotesi che i versi conclusivi del sonetto in cui la madre di N. esclama " Lassa, che per fichi secchi / messa l'avre' 'n casa del conte Guido " (Rime LXXIII 13-14) non abbiano quel significato specifico che alcuni critici hanno visto in loro, ricavandovi elementi per la datazione della tenzone, per l'attribuzione di questa a D., nonché per l'analisi delle condizioni sociali di N. e Forese: si devono più semplicemente considerare come un modo di dire in uso nella Firenze del tempo, ripreso in seguito anche dal Boccaccio (Dec. VII 8 47).
Sul personaggio storico di N. non si hanno notizie particolari; soltanto Pietro le attribuisce il casato Frescobaldi. Possiamo comunque arguire dall'elogio della sua conservata vedovanza che al momento della morte di Forese (1296) fosse ancora giovane. Il suo nome dev'essere stato Giovanna o Giovannella, cui si può ricondurre l'" Anella " tramandataci da Benvenuto; da Forese si suppone abbia avuto una sola figlia, Ghita, che nel 1315 appare già vedova di un Mozzino, figlio di Andrea de' Mozzi. I commentatori di D. si mantengono sul generico, chiaramente parafrasando i versi del poeta.
Bibl. - C. Cipolla, Di alcuni luoghi autobiografici della D.C., Torino 1893 (recens. di F. Pellegrini, in " Bull. " I [1893-94] 54-56); G. Ciuffo, La donna nella D.C., in Nel VI centenario della visione dantesca le scuole secondarie di Palermo, Milano-Palermo 1900; M. Barbi, La tenzone di D. con Forese, in " Studi d. " IX (1924) 5-149; ID., Ancora della tenzone di D. con Forese, ibid. XVI (1932) 69-103 (entrambi questi studi sono stati ristampati in Problemi II 87-188 e 189-214); C. Trabalza, Il canto XXIII del Purgatorio, in Lett. Dant. 1131-1152 (part. 1144-1146); U. Bosco, Il canto XXIII del Purgatorio, in Lect. Scaligera II 865-885 (part. 874-880, rist. in D. vicino, Caltanissetta-Roma 1966, 150-171).