NEFERI (Νέϕερις, Nepheris)
Piccola città sita nell'Africa cartaginese, a circa 30 km. a SE. di Tunisi, in posizione dominante sopra il Khengat el Hedjaj, valle angusta e profonda, per cui passava la strada che da Cartagine andava a Neapolis sulla costa orientale. Qui presso il Veith ha localizzato, senza sufficiente fondamento, la vittoria di Amilcare Barca su Spendio del 240 a. C. Invece qui senza dubbio pose il suo campo Asdrubale nella terza guerra punica cercando di molestare i Romani assedianti Cartagine, di assicurare le comunicazioni di Cartagine con l'interno e d'inviare nella città rifornimenti. Perciò fino dal primo anno dell'assedio il console M. Manilio deliberò di attaccarlo. Asdrubale lasciò che i Romani entrassero nella valle e non s'impegnò a fondo neppure quando passarono le rive scoscese del Wadi-bou-Abid. Ma il console non poté nulla contro le fortificazioni del campo e, mancando i viveri, dovette ripiegare. Asdrubale attaccò violentemente i Romani, mentre ripassavano il Wadi, e inflisse loro gravi perdite. I Romani evitarono il disastro per il valore e la presenza di spirito di Scipione che a capo di un corpo di cavalleria protesse il loro ripiegamento; e poi, quando il ripiegamento fu compiuto e si vide che quattro manipoli (o, secondo altre versioni, tre coorti) erano rimasti addietro oltre il Wadi, dove Asdrubale li assediava, riuscì a liberarli con una manovra aggirante. Un secondo tentativo di Manilio su Neferi nella primavera del 148 terminò pure con l'insuccesso, sebbene, sembra, senza perdite gravi. Manilio tentò nuovamente d'impadronirsi del campo trincerato di Asdrubale e non riuscendovi si dovette ritirare. L'insuccesso fu in parte compensato dalla defezione di un corpo di cavalleria cartaginese con alla testa Imilcone Famea. Della resistenza del campo cartaginese presso Neferi non venne a capo che Scipione stesso, quando fu investito del supremo comando. Egli mosse contro il campo cartaginese sul principio dell'inverno 147-146 e incaricò C. Lelio e l'alleato numida Gulussa di dirigere i lavori dell'assedio.
Il campo, essendo Asdrubale rientrato in Cartagine, stava sotto il comando di un tale Diogene. Aperte due brecce nelle trincee avversarie, Scipione in persona diresse l'assalto. Mentre con 3000 uomini cercava di penetrare nel campo per le due brecce, Gulussa, inviato con 1000 uomini ad assalirlo dalla parte opposta, ne superava facilmente le trincee prive di difensori, e decideva così della vittoria romana. Stretta poi d'assedio la città di Neferi, cadde anche questa. Con che fu tolta da Scipione ai Cartaginesi ogni speranza di soccorso esterno.
Bibl.: G. Veith, in Kromayer-Veith, Antike Schlachtfelder, III, 2, Berlino 1912, pp. 539 segg., 705 segg.; id., Schlachten-Atlas, Röm. Abt., col. 55, tav. 11; U. Kahrstedt, in O. Meltzer, Geschichte der Karthager, III, Berlino 1913, pp. 649 segg., 659 seg.; G. De Sanctis, Storia dei Romani, III, i, Torino 1916, p. 389; S. Gsell, Histoire anc. de l'Afrique du Nord, III, Parigi 1918, pp. 360 segg., 366 seg., 393 segg.