MYLASA (Μύλασα, Mylasa)
Città in Caria odierna Milas. Il nome è pregreco.
L'epoca della fondazione è sconosciuta, ma vi dovette essere un insediamento miceneo già a partire dal 1500 a. C. Sappiamo che verso la fine del VI sec. a. C. il tiranno Oliatus dominava la Caria con M. capitale. Erodoto (Hist., v, 37 e 121) cita i nomi di alcuni milasei attivi durante la rivolta ionica, e la stessa fonte (v, 119) ricorda un tempio di Zeus Cario a Labranda, il cui culto va affiancato a quello di Zeus Labrandeus e di Zeus Osogo o Zenoposeidon testimoniato a M. (Strab., Geogr., xiv, 659). Tali culti, menzionati da Erodoto, permettono di asserire che la fondazione della città greco-ionica è anteriore al V sec. a. C. M. raggiunse grande splendore sotto Hecatomnus, satrapo di Caria dal 390 al 377 a. C., che la elesse a capitale della satrapia, e tale essa rimase fino al 370 circa; cade infatti negli anni 366-365 il trasferimento della capitale ad Alicarnasso, ad opera di Mausolo. Presa da Alessandro nel 334 e passata, quindi, ad Antigono, ai Tolomei ed ai Seleucidi, fu dichiarata libera civitas nel 190 a. C. dopo la battaglia di Magnesia, ma, nel fatto, insieme alla regione, cadde sotto il controllo di Rodi a cui si ribellò nel 168 a. C. Dal 129 fece parte anonima della provincia romana d'Asia, benché le monete imperiali testimonino a M. una certa autonomia e un notevole benessere. Sotto Augusto, C. Mario Censorino vi tenne il suo proconsolato d'Asia guadagnandosi il titolo di σωτὴρ καὶ εύεργέτης. I nomi degli imperatori Tiberio, Claudio, Traiano e Gallieno sono frequentemente testimoniati a M. attraverso documenti numismatici ed epigrafici. Nel 687 divenne sede di un vescovado e nel 787 la città inviò il suo vescovo al secondo concilio di Nicea.
Malgrado la sua rapida decadenza politica, M. continuò ad essere centro religioso importantissimo (Strab., Geogr., xiv, 659), frequentato da Caii, Misii e Lidi, anche dopo il trasferimento effettuato da Mausolo (cfr. Pseudo-Arist., Oecon., ii, 1348 a). Questo valore religioso rimase inalterato per via dei grandi giochi che si celebravano nella vicina Labranda, che una via sacra collegava con M.; Ateneo (Dipn., viii, cap. 348) dice M. ricca di templi per le vicine cave di marmo. Oltre al culto di Zeus, culti maggiori testimoniati a M. sono quelli di Hera, Posidone Isthmìos, Efesto, Apollo, Artemide, Diktynnà, Afrodite, Dioniso, Asklepios, Ecate.
L'odierna M. è situata sulle rovine dell'antica città, la cui topografia è fino ad oggi ignota. Qualche indagine vi hanno condotto i Francesi prima del secondo conflitto in località Kalinaǧil, ed i recenti scavi svedesi diretti dal Pearson sulla collinetta di Gencik Tepe hanno rivelato materiali geometrici ed arcaici (ma i risultati di tali indagini sono tuttora inediti). Nulla sappiamo dei grandi monumenti ricordati dalle fonti epigrafiche: stoà (Judeich, Ath. Mitt., xv, 1890, p. 261, n. 15); teatro (Dubois, Bull. Corr. Hell., v, 1881, pp. 3738); ginnasi e agorà (C. I. G., ii, 2692, 12 e 2693? 10, 29); biblioteca (Kondoleon, Ath. Mitt., xiv, 1889, p. 109, n. 64, 4); mercato (Le Bas-Waddington, Voyage arch. en Asie Mm., p. 406, 66). Tra le case della città odierna e. nelle immediate vicinanze di M. sono visibili soltanto scarsi resti monumentali. Porta ad arco, romana, forse degli inizi del II sec. d. C., con larghi piedritti, paraste lisce e capitelli di ordine corinzio; sulla chiave di vòlta dell'arco è scolpita a rilievo una doppia ascia (labrys) simbolo di Zeus Cario (o Labrandeus). Resti del podio di un tempio, romano, probabilmente adrianeo, forse dedicato a Zeus, di cui resta una sola colonna corinzia di marmo bianco; il podio è costituito da un nucleo di schegge legate con malta, il rivestimento è in blocchi di calcare grigio. Sulla collina di Hisarbaşi è un tempio dedicato a Roma ed Augusto, ionico, su podio, con cella quadrata ricostruibile con 6 colonne sulle fronti e 7 sui lati lunghi. Un mausoleo, situato fuori l'abitato di M., comunemente datato al I sec. a. C. (ma la cronologia andrebbe sottoposta a revisione), è certo ispirato al mausoleo di Alicarnasso. Sul dado di base quadrangolare, - con accesso da O alla camera sepolcrale, la cui copertura è sostenuta da pilastri, - si leva un colonnato corinzio con capitelli a foglie larghe, costituito di due colonne a sezione ellittica, per lato, tra pilastri angolari; le colonne erano collegate da transenne. La copertura è a cupola con vele, il cassettonato interno è decorato con rosoni; sulla cupola è sistemata una bassa piramide a gradini che doveva forse sostenere delle statue. Una tomba ellenistica marmorea è stata scoperta e scavata nel 1947; il monumento, databile alla fine del IV sec. a. C., consiste in due stanze con letti funerarî collegate tra loro da una porta adorna di ricchi battenti marmorei. Nella piana di M. corre un acquedotto romano e ad O della città, su una collina, è una tomba rupestre. Sulle alture circostanti sono resti di mura ellenistiche.
Bibl.: In generale: W. Ruge, in Pauly-Wissowa, XVI, i, 1933, c. 1046 ss., s. v.; R. Paribeni, in Enc. Ital., XXIII, 1934, p. 295, s. v.; R. Duyuran, Le rovine dell'Anatolia occid., Ankara 1952, p. 59 ss.; A. T. Akarca, Milas (Geografia, storia, archeologia), Istanbul 1954, passim; A. T. Akarca, Les monnaies grecques de Mylasa, Parigi 1959. Per l'insediamento miceneo: F. Winter, in Ath. Mitt., XII, 1887, p. 230, fig. 10; Ch. Picard, in Rev. Arch., XIII, 1939, p. 133; H. L. Lorimer, in Ann. Brit. Sch. Athens, XXXVII, 1936-37, p. 172 ss.; id., Homer and the Monuments, Londra 1950, p. 30; F. Cassola, La Ionia nel mondo miceneo, Napoli 1957, pp. 15 ss., 38, 293, 309 ss. Per le fonti epigrafiche: A. M. Hauvette-Besnaut-M. Dubois, in Bull. Corr. Hell., V, 1881, p. 31 ss.; A. E. Kondoleon, in Ath. Mitt., XIV, 1889, p. 108 ss., n. 63 ss.; W. Judeich, in Ath. Mitt., XV, 1890, p. 259 ss., n. 10 ss.; W. H. Buckler, in An. Brit. Sch. Athens, XXII, 1916-17, 1917-18, p. 190 ss. Per i monumenti: R. L. Scranton, Greek Walls, Cambridge-Mass. 1941, p. 164, B 2, V; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece (2a ed.), Londra 1950, pp. 276; 320, 382, tav. LXXI a; R. Duyuran, op. cit., p. 59 s.; A. T. Akarca, in Belleten, XVI, 63, 1952, pp. 367-405, tav. LXXV ss. Per la storia di M. le le più recenti esplorazioni della regione: G. E. Bean-J. M. Cook, in An. Brit. Sch. Athens, , 1955, pp. 96, 168-169; idd., ibid., LII, 1957, pp. 141, 146.