Murale
Immagini sui muri per parlare al popolo
Con il termine murale si indica generalmente la pittura realizzata sulle pareti di ambienti pubblici, ideata in Messico negli anni Venti del Novecento, con la funzione di comunicare idee politiche e sociali al popolo. Ha rappresentato uno degli aspetti più innovativi dell’arte contemporanea nelle città, affermandosi in seguito con il fenomeno dei graffiti
Da sempre l’uomo dipinge sui muri. È la forma più immediata di espressione: dalla preistoria, quando si disegnavano bisonti nelle caverne, agli Egizi che illustravano gli interni delle piramidi. Tuttavia il termine murale, così come lo intendiamo oggi, deriva dallo spagnolo mural «pittura murale», si diffonde attorno agli anni Venti del Novecento in Messico ed è legato all’attività di tre pittori messicani: Diego Rivera, David Alfaro Siqueiros e José Clemente Orozco.
Rivera e Siqueiros, che nei loro viaggi in Italia avevano ammirato i cicli ad affresco rinascimentali, diventano i teorizzatori di una pittura monumentale rivolta al popolo, cui deve comunicare convinzioni politiche e valori sociali ispirati al modello comunista.
In generale, i contenuti del murale si ispirano a ideali di giustizia e di denuncia della violenza: protestano contro regimi crudeli come quello nazista o contro lo sfruttamento di operai e contadini. Per fare questo, i murales che adornano le pareti di città e luoghi pubblici (scuole, università, ministeri) devono parlare un linguaggio diretto ed energico, pieno di colori e comprensibile anche dai meno istruiti. Si tratta dunque di un’arte figurativa, in cui gli elementi rappresentati sono riconoscibili. Questo non significa però che sia un’arte realistica: le proporzioni tra personaggi e oggetti, così come le regole prospettiche, spesso non sono rispettate e, talvolta, questi grandi dipinti sembrano visioni di fantasia, non lontane da certe creazioni fantastiche, ma ricche di significato, dei pittori surrealisti (surrealismo).
Lo stile dei murales varia secondo gli autori che li realizzano. Orozco, per esempio, ha un linguaggio vicino all’espressionismo, con cromie molto forti e una pennellata violenta; egli attinge inoltre al repertorio di immagini tipiche del folclore messicano, soprattutto riferite al periodo precedente la dominazione spagnola.
Varie sono le tecniche utilizzate per i murales. Orozco e Rivera, per esempio, prediligono l’affresco: come indica il termine, il colore sciolto in acqua viene fissato sull’intonaco ancora umido. Molto usata è anche la pittura a secco, basata sull’uso di polveri colorate, mescolate a una sostanza addensante (un tempo, grasso animale, colla, gomma), direttamente stese sulla parete asciutta. Nel Novecento, in particolare, si adoperano prodotti industriali a base di resine sintetiche, più stabili e resistenti all’aria e all’umidità, che facilitano la conservazione dell’opera. Siqueiros ha usato anche nuovi strumenti di stesura, come lo spruzzo tramite aerografo.
Ben presto, anche grazie ai viaggi dei suoi creatori, la tecnica del murale trova fortuna anche fuori del Messico: in America Meridionale, negli Stati Uniti e in Europa. In Italia, nel periodo compreso tra le due guerre, vengono realizzati numerosi dipinti murali in stazioni, sedi sindacali, palazzi delle poste. Il regime fascista, che governa il paese durante quel ventennio, incoraggia questo tipo di manifestazioni artistiche, poiché le considera efficaci strumenti di potere e di guida spirituale del popolo. Nel 1933, l’artista Mario Sironi pubblica il Manifesto della pittura murale. Soprattutto in Italia, i grandi cicli decorativi vengono spesso eseguiti con l’antica tecnica del mosaico, per gli effetti di preziosità e brillantezza e in quanto richiamo alla tradizione. Col tempo, ai murales caratterizzati da contenuti sociali e politici se ne affiancano altri la cui funzione è prettamente decorativa e artistica. È il caso dei grandi, coloratissimi murales di ceramica realizzati nel secondo dopoguerra dallo spagnolo Joan Miró.
A partire dagli anni Settanta del secolo scorso il murale è stato in gran parte sostituito dai graffiti urbani, che uniscono la parola all’immagine: oltre a essere un fenomeno spontaneo, essi raccolgono in parte l’eredità del muralismo, manifestando il disagio individuale e lanciando messaggi politici o sociali.