MUDÉJAR (ar. mudhdhakhar "riservato")
Denominazione usata in Spagna per i maomettani rimasti fedeli alla loro religione nei territorî riconquistati dai cristiani. Elemento importante fra la popolazione mudejar furono per secoli gli artigiani arabi (architetti, stuccatori, ebanisti, ceramisti, tessitori, ecc.), i quali nelle loro opere conservarono le tradizioni tecniche e decorative dell'epoca islamica contentandosi di introdurre certi particolari imposti dai committenti cristiani. La loro produzione fu parallela a quella degli artisti cristiani: ha inizio nei diversi centri in epoche molto distinte (a Toledo nel sec. XII; a Valenza, Cordova, Siviglia, nei sec. XIII; a Granata alla fine del sec. XV), estinguendosi soltanto verso il 1600. Si può constatare una certa continuità nelle varie fasi del movimento mudéjar, ma questo non riescì mai a sviluppare uno stile chiaro e bene determinato. A volte si distingue appena dall'arte ispano-araba, a volte tende a certa indipendenza. La varietà toledana è bene rappresentata dalle due sinagoghe fin'oggi conservate, poi consacrate al culto cristiano: quella più antica (S. Maria la Blanca), eretta verso il 1200, che col suo oratorio su pilastri e con la parca ornamentazione ad archi a ferro di cavallo potrebbe sembrare una moschea del periodo almohade, e l'altra ("del Tránsito") costruita circa il 1356, tipico santuario ebreo a semplice aula con elevata tribuna per le donne, e ornata di un fregio di stucco, nel quale arabeschi e fogliame gotico, iscrizioni arabe ed ebraiche formano una decorazione perfettamente armoniosa. Alla moschea di Cordova, trasformata in cattedrale, fu aggiunto un coro mudéjar, ispirato dallo stile di Granata, e una nuova porta principale che nella sua decorazione unisce l'elemento arabo col gotico. Ma il più importante monumento dell'arte mudéjar in Spagna è certamente l'Alcázar di Siviglia, palazzo costruito per il re Pietro il Crudele, dopo il 1360, da artisti musulmani sotto l'influenza della celebre Alhambra. Le iscrizioni gotiche ed arabe in lode del principe cristiano, le armi di Castiglia in mezzo all'omamentazione moresca e qualche altro particolare denunciano la sua origine mudéjar, ma l'insieme mostra tutte le caratterisiiche delle sontuose dimore ispano-arabe: appartamenti intorno a varî cortili, pareti rivestite di stucco ornato con zoccolo ceramico, soffitti di legno a cassettoni. L'opera di artisti mudéjar non era rifiutata dalla chiesa: lo mostrano numerosi campanili in Aragona, in Andalusia e in Castiglia, sagrestie e cappelle decorate alla moresca a Toledo e altrove, e specie soffitti, porte ed altri lavori affidati ai falegnami arabi. A Valenza, artefici maomettani possedettero fino al secolo XVI la specialità delle maioliche a riflesso metallico, tanto famose in tutta l'Europa; in altri centri essi seppero monopolizzare le industrie dei tessuti e dei tappeti.
Il movimento mudéjar si estinse dappertutto con la conversione e con l'espulsione degli artigiani maomettani. Passate in mano a cristiani, le industrie artistiche perdettero ogni rapporto con la tradizione orientale e si adattarono subito alle esigenze dello stile europeo vigente.
Bibl.: G. Marçais, Manuel d'art musulman, II: L'architecture, Parigi 1927; E. Kühnel, Maurische Kunst, Berlino 1924; A. van De Put, Hispano-Moresque ware of the 15th cent., Londra 1904 e 1911.