MONTMAJOUR
(lat. Mons Maior)
Località della Francia meridionale (dip. Bouches-du-Rhône) nota per l'omonima abbazia. Posta a km 4 a N-E di Arles, M. si trova oggi su una collina sovrastante la piana del Rodano; nel Medioevo era un isolotto roccioso che emergeva da una zona paludosa.Le prime tracce di una presenza monastica a M. possono essere fatte risalire intorno alla metà del sec. 10°, epoca cui è riconducibile l'esistenza di una piccola comunità di eremiti. Il sito, che dipendeva dall'arcivescovo di Arles, fu in seguito acquistato da una benefattrice, Teucinde, la quale nel 977 lo cedette alla comunità di monaci ivi stabilitasi, posta sotto il duplice patronato di Nostra Signora e di s. Pietro: già in una donazione del 955 risulta, del resto, documentata la presenza di un cenobio di osservanza benedettina.Nel corso di ca. mezzo secolo l'abbazia ebbe un considerevole sviluppo, testimoniato dalle donazioni di importanti personaggi che l'avevano posta sotto la loro personale protezione, dall'ampliarsi dei vari possedimenti, nonché dalla fondazione dei suoi priorati maggiori nella regione, come Carluc nei dintorni di Apt, Roquefavour presso Salon e Pertuis nella valle della Durance.Nel sec. 11° M. era divenuta una delle abbazie più potenti della Provenza, contendendo il primato a Saint-Victor di Marsiglia: segno della crescente influenza esercitata a livello spirituale, economico e politico fu il ragguardevole incremento delle sue fabbriche, fra cui nel 1016 la fondazione documentata di una basilica, la cripta della quale venne consacrata tra il 1030 e il 1062 e cui fu in seguito collegata l'istituzione di un'indulgenza nel giorno della festa dell'Invenzione della Croce.Durante la guerra dei Cento anni (1339-1453), M. venne dotata di un idoneo sistema di fortificazioni: in particolare, negli anni di abbaziato di Pons de l'Orme (1368-1382) furono intrapresi il rifacimento della cinta muraria - di cui oggi poco rimane - e la costruzione di un imponente torrione (alto m 26), posto a S-E del complesso, con muri a bugnato e coronamento costituito da una merlatura su beccatelli.Nel sec. 15° l'abbazia subì un grave declino: unita all'arcivescovado di Arles e privata, di conseguenza, della propria autonomia, essa risultò ulteriormente indebolita dal sistema delle commende e dalle lotte contro il priorato, un tempo di sua competenza, di Saint-Antoine-en-Viennois, fino a giungere, progressivamente, alla perdita della maggior parte dei suoi priorati e alla rovina stessa delle proprie fabbriche.Una tardiva rinascita si ebbe con l'annessione di M. alla Congregazione di s. Mauro nel 1639, in seguito alla quale fu possibile avviare, a partire dal 1703, un vasto programma di ricostruzione degli edifici conventuali.Unica, allo stato attuale, fra le testimonianze architettoniche del sito abbaziale riconducibili al sec. 11°, è la cappella di Saint-Pierre - posta lungo il fianco meridionale della collina -, che costituì forse l'originario luogo di ritiro dei primi eremiti, ricavato in una grotta e quindi trasformato in un piccolo edificio di culto. Essa comprende, oltre a un atrio rettangolare, una navata principale chiusa da un'abside, cui si affianca sulla sinistra una navatella laterale scavata nella roccia; volte in muratura a secco coprono sia l'ambiente d'ingresso sia la navata principale. Ai fianchi di questa si ha una serie di archeggiature che insistono su colonne incassate nella muratura, sormontate da capitelli con elementi di derivazione dallo stile corinzio, nei quali la zona destinata tradizionalmente ai girali d'acanto è occupata da intrecci vegetali e palmette.Sul versante settentrionale del colle, alla sommità, si erge l'od. chiesa di Notre-Dame, recante la medesima intitolazione di un precedente edificio del sec. 11°, di cui rimangono ignote collocazione e strutture originarie. Definita come ecclesiam novam nel 1153, anno in cui i monaci ne presero verosimilmente possesso, essa risulta articolata su due livelli. In corrispondenza di quello inferiore si trova una cripta, con finalità sostruttive e di compensazione dell'irregolarità del terreno, destinata al culto della Santa Croce. Essa, dotata di transetto, costituisce un'eccezionale testimonianza - a livello locale - di edificio con deambulatorio e cappelle radiali. La chiesa superiore, la cui navata, incompiuta, risale a un successivo intervento, denuncia piuttosto i caratteri del Romanico provenzale avanzato: ampia navata unica coperta da volta a botte spezzata e catino absidale sottolineato da cornici.Allo stesso periodo di costruzione della chiesa, di cui fiancheggia il lato meridionale, può essere ricondotto anche il chiostro, terminato agli inizi del 13° secolo. Una serie di gallerie porticate, coperte da volte a botte su archi trasversali, apre sul cortile attraverso gruppi di trifore inscritte entro un arco di scarico ribassato. Alla ricchezza dell'ornamentazione scultorea originaria rimandano, oltre ai pochi capitelli corinzi superstiti, anche i motivi presenti sui peducci degli archi trasversali; nell'angolo nord-est vi era inoltre un pilastro scolpito con le figure di S. Pietro e di un abate, del sec. 13°, oggi ad Arles (Saint-Trophime, Mus. d'art religieux).Situata alle pendici della collina, sul versante orientale e fuori della cinta muraria, si trova infine la cappella della Sainte-Croix: l'edificio, a pianta quadrilobata, è preceduto da un portico di accesso; all'interno quattro absidi semicircolari si aprono su una crociera coperta da una volta a padiglione, segnata all'esterno da quattro frontoni. L'unico partito ornamentale è costituito dalla cornice esterna. L'edificazione della chiesa viene ascritta agli anni immediatamente precedenti al 1182, in riferimento alla data della fabbrica dell'ala nord del chiostro.
Bibl.: L.H. Labande, Abbaye de Montmajour, CAF 76, 1909, pp. 154-168; F. Benoît, L'abbaye de Montmajour (Petites monographies des grands édifices de la France), Paris 1928; E. Baratier, Répertoire de la Série H, 2 H, Abbaye de Montmajour (Archives départementales des Bouches-du-Rhône), Marseille 1959; V. Lassalle, L'influence antique dans l'art roman provençal, Revue archéologique du Narbonnais, 1970, suppl. 2, pp. 81-85; Provence romane, I, La Provence rhodanienne, a cura di J.M. Rouquette (La nuit des temps, 40), La Pierre-qui-Vire 1974, pp. 358-412; E. Mognetti, L'abbaye de Montmajour, CAF 134, 1976, pp. 182-239; A. Breton, E. Mognetti, L'abbaye du Montmajour, Rennes 1995.Y. Esquieu