MONAZITE (dal gr. μονάξω "son solo", così denominato nel 1929 da C. Breithaupt che lo ritenne un minerale assai raro)
È costituito da fosfato di cerio e di altri metalli delle terre (Ce, La, Nd, Pr) PO4 contenente sempre, o quasi sempre, notevoli quantità di torio, la cui presenza è variamente interpretata: o come dovuta a inclusioni di thorite, o a miscela isomorfa di (Ce,La,Nd,Pr)PO4 con ThPO4 o di (CeO)PO3 con (ThO)SiO3.
I cristalli, di dimensioni variabili e, talvolta, assai grandi, appartengono alla classe prismatica del sistema monoclino e hanno abito tabulare per prevalenza del pinacoide {100} in questa frequente combinazione: a {100}; b {010}; m {110}; w {101}; x {ī01}; v {111} (v. fig.). Sfaldatura facile secondo (100), durezza 5-5,5, peso specifico 4,7-5,4; lucentezza resinosa e colore variabile sulle tonalità gialle o rossastre.
Infusibile al cannello, viene attaccata lentamente dall'acido solforico concentrato a caldo e disgregata dal bisolfato di potassio o dai carbonati alcalini fusi. Una goccia della soluzione solforica in un vetrino portaoggetti, dopo eliminazione dell'eccesso di acido e diluizione con acqua, forma i caratteristici cristalli di solfato di cerio e col molibdato d'ammonio dà la reazione microchimica del fosforo. La monazite ha radioattività più o meno forte a seconda del suo contenuto in radio e in mesotorio (v. radioattività).
La monazite si trova nei graniti e nelle sieniti della serie alcalina e' più specialmente nelle loro differenziazioni pegmatitiche, ma i giacimenti più ricchi, e i soli economicamente struttabili, sono nelle sabbie derivanti dal disfacimento di quelle rocce. Bei cristalli di monazite si trovano nelle pegmatiti della Norvegia, in varie località delle Alpi Svizzere, negli Urali, nelle pegmatiti di Minas Geraes e di Espirito Santo (Brasile). Sabbie contenenti, oltre alla monazite, anche oro, diamante, cassiterite, zircone, sono abbastanza frequenti nelle coste del Brasile, dove il moto ondoso ha determinato una concentrazione dei minerali più pesanti in strisce di spessore di 7 a 40 cm., col 6% in media di monazite, quando le sabbie derivano dal disfacimento di graniti, e con un contenuto assai maggiore, fino al 70%, se le rocce madri erano di natura pegmatitica. Sabbie fluviatili monazitiche si trovano nella Carolina del Nord, qui anche aurifere, e nella Carolina del Sud, a Travancore sulla costa estrema dell'India Anteriore, a Ceylon, nella Malesia inglese, nelle alluvioni del fiume Saka al Madagascar. La ricchezza in torio è variabile: i concentrati delle sabbie dànno una media di 7% di ThO2, ma talora anche del 12%. I giacimenti più ricchi sembrano oggi quelli indiani di Travancore, dove si calcola una riserva di quasi due milioni di tonn. di monazite.
L'utilizzazione della monazite è piuttosto recente ed è cominciata con l'estesa applicazione pratica, avvenuta nel 1895, del brevetto Auer per l'illuminazione a gas con la reticella incandescente impregnata di nitrato di torio. In quell'anno il nitrato di torio, estratto quasi unicamente dalla thorite, valeva 2250 lire il kg., ma la scoperta contemporanea di vasti giacimenti di sabbie monazitiche ne fece discendere il prezzo a L. 450 nel 1898, a L. 37 nel 1903 e a L. 22,50 nel 1910. Il centro della produzione, sempre piuttosto saltuaria e irregolare, è andato successivamente spostandosi dagli Stati Uniti, al Brasile e all'India; negli ultimi anni la produzione è andata progressivamente decadendo.
La difficile e scarsa utilizzazione del cerio contenuto nella monazite in quantità 8 o 10 volte superiore al torio inceppa l'industria dei sali di torio. La sua applicazione più estesa è per le leghe piroforiche ferro-cerio (pietrine accendi-sigaro). Dal torio si può ricavare il mesotorio, elemento radioattivo: una tonnellata di monazite al 5% di Th fornisce 2,5 mg. di mesotorio.
Sottoprodotti dei concentrati di monazite sono materiali ricchi di zirconio (zircone) e di titanio (ilmenite, rutilo); i primi servono per ultrarefrattarî, i secondi per il bianco di titanio.