MIGNARD, Pierre, detto M. le Romain
Fratello minore e più celebre di N.; nato a Troyes il 17 novembre 1612, morto a Parigi il 30 maggio 1695. Uscito dallo studio di S. Vouet, P. M. si stabilì nel 1635 a Roma, dove per ventun anno s'impregnò dell'atmosfera bolognese, copiò l'intera Galleria di palazzo Farnese dei Carracci, apprese la tecnica dell'affresco e dipinse i ritratti d'Urbano VIII, Innocenzo X e Alessandro VII. Richiamato in Francia nel 1657, dopo i dissidî col Le Brun, ottenne pieno successo a Parigi e alla corte. Decoratore, dipinse affreschi chiari e ridenti nel palazzo d'Hervart, nel castello di Saint-Cloud (1676), nella Piccola Galleria di Versailles; a imitazione del Lanfranco e dei Bolognesi, coprì la cupola del Val-deGrâce con un'immensa composizione lodata dal Molière. Pittore religioso, trovò nell'Ecce Homo e nella S. Cecilia il senso patetico proprio alla Controriforma italiana, e nelle sue Madonne di grazia manierata (perciò dette les mignardes) trasfuse il fascino lombardo e la grazia della sua moglie italiana.
Riuscì soprattutto nel ritratto: dipinse ritratti d'artisti (autoritratto del 1667, al Louvre); di scrittori, come Molière (1668) e Scarron; ma specialmente ritratti di donne (Sévigné, Grignan, La Vallière, Montespan, ecc.). Ingegno femmineo, riuscì in questi eccellentemente. La sua finezza un po' banale affascinava Versailles, ed egli fu primo pittore del re nel 1690, poi accademico e direttore dell'accademia. Con la sua opera, in cui tutto già parla d'amore, introdusse nell'arte francese lo spirito del secolo XVIII.
Bibl.: J.-J. Guiffrey, Documents sur P. M. et sa famille, in Nouv. archives de l'art français (1875), pp. 1-144; A. Babeau, N. M., Sa vie et ses oeuvres, Parigi 1895; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIV, Lipsia 1930 (con la bibliografia precedente).