GARALDI, Michele e Bernardino
Tipografi attivi a Pavia tra la fine del XV e i primi decenni del XVI secolo: di essi si ignorano luogo e data di nascita. I fratelli G. monopolizzarono l'attività libraria della città dividendo il mercato con la famiglia dei Pocotela da Borgofranco.
Michele, il fratello maggiore, iniziò la propria attività in società con Andrea Bosco. Durante tale sodalizio, protrattosi dal 1493 al '97, furono stampate soprattutto opere di carattere giuridico. Nel '98 apparve il primo volume pubblicato insieme con Bernardino, il Dictionarium di Alberico da Rosate. Quantitativamente la produzione di questi primi anni di attività familiare fu piuttosto limitata, a riprova delle difficoltà create dalla concorrenza. Sin dagli esordi si andarono però delineando le costanti di una produzione piuttosto ricca. Tra i circa 80 titoli (per lo più in latino) sono infatti evidenti la prevalenza di opere legali (circa il 50%) e mediche (25%), la marginalità della produzione letteraria e filosofica (complessivamente 13 titoli), l'esiguità di quella religiosa e controversistica. L'attività dei G. rispondeva dunque direttamente alle esigenze dell'ateneo e degli esponenti della cultura locale. Il loro repertorio medico e giuridico annovera infatti i testi classici delle due discipline, quelli maggiormente utilizzati per l'insegnamento universitario, con pochissime varianti rispetto alla scelta dei contenuti, praticamente immutati per un ventennio.
Una particolare cura fu da loro dedicata alla qualità delle edizioni e alle illustrazioni, a cominciare dalla marca tipografica. Infatti, nonostante alcune oscillazioni, nel suo utilizzo i G. riprodussero in parecchie occasioni, con funzione di marca, una pregevole xilografia di gusto bramantesco (in precedenza appartenuta ai Nebbi, anch'essi stampatori a Pavia) attribuita a Bartolomeo Suardi detto il Bramantino: essa raffigura un guerriero (Mercurio per P. Kristeller: Zappella, p. 247) che impugna con la sinistra una spada e poggia la destra su di uno scudo sul quale sono rappresentate le lettere I.G.S. (sembra si tratti delle iniziali di un ignoto tipografo quattrocentesco).
Negli anni di comune attività i G. stamparono, talvolta con il solo nome di uno dei due, opere di Giacomo Della Torre (Expositio super primum librum Canonis Avicene, 1500), di Alberico da Rosate (Dictionarium iuris cum additionibus, 1500) e di Matteo Mattesilani (Singularia sive notabilia dicta, 1501).
Il Devota anima di Cherubino da Spoleto (1503) fu l'ultimo libro pubblicato congiuntamente dai due fratelli. Nel 1504 e nel 1505 la loro officina non stampò nulla. Dopo tale pausa l'attività riprese con la pubblicazione in latino dei Privilegi dell'Ordine dei frati eremitani di S. Agostino (1506). La produzione di questi anni, costante e abbondante, conobbe un periodo di più intensa attività tra il 1515 e il '19, durante il quale comparvero 27 titoli. Dal 1520 al '24 l'officina impresse 5 opere, poi nulla sino al '28, quando apparve l'ultimo testo attualmente noto.
La produzione medica del ventennio di attività autonoma di Bernardino annovera, fra i testi medici, un trattato di Anathomia seu Historia corporis humani (1517) di Alessandro Benedetti, custodito presso la Biblioteca Alessandrina di Roma, e i Libri de differentiis febrium (1519) di Claudio Galeno. In linea con la tradizione accademica, furono inoltre riproposte opere di Avicenna e Aristotele.
In questo periodo Bernardino produsse nella sua officina anche opere di qualche pregio tipografico. Tra queste, un Memoriale medicorum (1517) di Pietro Antonio Rustico, contenente un'immagine dei ss. Cosma e Damiano, protettori dei medici, e la Fabrica regiminis sanitatis (1522) di Leonardo Legio, corredata in apertura da un'elegante incisione che rappresenta il tema, frequente nelle xilografie del tempo, del "maestro leggente".
Non si conoscono le date di morte dei due fratelli e si ignora la sorte della loro stamperia.
Fonti e Bibl.: G. Fumagalli, Lexicon typographicum Italiae, Florence 1905, p. 290; F.J. Norton, Italian printers 1501-1520, London 1958, p. 74; A.G. Cavagna, Libri e tipografi a Pavia nel Cinquecento, Milano 1981, pp. 169-174; G. Zappella, Le marche dei tipografi e degli editori italiani del Cinquecento, Milano 1986, I, pp. 50, 247; F. Ascarelli - M. Menato, La tipografia del Cinquecento in Italia, Firenze 1989, p. 187.