COLTELLINI, Michele di Luca dei
Pittore, nato circa il 1480, morto circa il 1542. Compare per la prima volta nella tavoletta firmata (1502) nella Pinacoteca di Bologna, col Transito della Vergine. Vi si ritrovano tipi di Ercole da Ferrara, ma incartapecoriti: ricordo della vecchia tradizione rimasta nella bottega del ritardatario pittore sono le nubi a nastri; rimembranza mantegnesca è il nimbo d'angioli attorno al Redentore che trasporta l'anima della Vergine. Il fondo del quadretto presenta una città alabastrina sulle acque; più indietro boscaglie, poi laghetti, quindi monti azzurri a picco, infine monti nel lontano, bianchi di neve nelle parti in luce, azzurrini nell'ombra. Similissimo fondo è in un polittico della Pinacoteca di Ferrara, dove rivediamo le figure aguzze del Transito suddetto e manti di un rosso fegato, nubi a nastri, lunghe mani dalle dita contorte. Altri tre quadri del C., appartenenti circa al tempo del Transito, sono la Presentazione al Tempio della raccolta Morelli nell'Accademia Carrara a Bergamo; le due Sante Lucia e Apollonia martiri, già nella collezione Barbi Cinti a Ferrara; il Redentore fra quattro Santi nel Kaiser-Friedrich Museum a Berlino, firmato (1503). In quest'ultimo dipinto, ove pure si rivedono ripetute figure del Transito, si nota un avvicinamento al Costa, che si fa sempre più palese nelle opere posteriori al 1503, tanto da far supporre che il C. sia andato a Bologna. Nella Madonna in trono e Santi, firmata (1506), già nella chiesa ferrarese di S. Giovanni Battista, poi nella collezione Santini, e infine in commercio, si notava non solo l'influsso del Costa sul pittore, ma anche quelli del Francia e del Perugino, senza che egli guadagnasse alcun poco uell'arte, la quale rimase d'ordine inferiore. Con questo quadro ha una stretta relazione l'altro della collezione Zambeccari nella pinacoteca di Bologna, attribuito a Giacomo Francia, fregiato di stemmi bentivoleschi.
Sono ricordate dagli storici ferraresi due tavole del C. in S. Andrea di Ferrara, una con la data del 1517, non più esistenti; viene attribuita a lui la pala d'altare, già in S. Maria in Vado, ora nella pinacoteca dell'Ateneo ferrarese, con la data 1542, ma l'attribuzione non ha fondamento. Benché il pittore vivesse a lungo, egli dovette nascondersi, di fronte alla gran luce dell'arte cinquecentesca.
Bibl.: A. Venturi, Beiträge zur Geschichte der ferraresischen Kunst, in Jahrb. d. preuss. Kunsts., VIII (1887), p. 79 segg.; id., L'arte ferrarese nel periodo d'Ercole I d'Este, in Atti e memorie della R. Deputazione di st. patr. per le prov. di Romagna, s. 3ª, VII (1890), fasc. 3°-4°; T. Gerevich, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VII, Lipsia 1912.