LUALDI, Michelangelo
Nacque a Roma all'inizio del XVII secolo. Secondo i pochi dati biografici del Mandosio, in lingua latina, e ripresi dall'Amati in italiano, il L. fu "uomo di grande erudizione nella teologia e nella storia, fu tenuto in molta stima dagli eruditi dei suoi tempi. La chiesa di S. Marco lo ebbe nel novero dei suoi canonici, e Roma in quello dei suoi letterati. I suoi anni impiegò nello studio, e delle sue molte opere scritte, pochissime videro la luce, essendo rimaste quasi tutte inedite, perché sorpreso dalla morte" (Amati, p. 152). Questi dati si possono ricavare dalle opere che egli pubblicò a Roma tra il 1650 e il 1673.
Oggi il L. è conosciuto quasi esclusivamente per una breve descrizione della fontana dei Quattro Fiumi del Bernini in piazza Navona a Roma, Descrittione della fontana Pamphilia, dove fu già il cerchio Agonale( (Roma 1651). È questa la versione ampliata di un'appendice al secondo tomo della sua Istoria ecclesiastica, La propagazione delVangelo nell'Occidente. Nel quale si rintracciano i principii della fede oltre l'Europa, nell'Africa e nelle Indie orientale e occidentale ( (Roma 1651), che a sua volta correggeva una descrizione basata su un primo modello per la fontana, che era stata inclusa nel primo tomo dell'opera, L'origine della christiana religione nell'Occidente. Nel quale si spiegano le prime propagationi delVangelo, nell'Italia, nella Sicilia, nella Sardegna, nella Spagna, nella Francia e nelle isole britanniche( (ibid. 1650).
Come suggeriscono i titoli di questa prima opera, gli interessi del L. si applicarono alla storia ecclesiastica, che rimase l'interesse precipuo di tutta la sua carriera di letterato. L'Argomento introduttivo dell'Istoria ecclesiastica colloca l'autore nella tradizione storiografica oratoriana, di cui condivise la preoccupazione di dimostrare che la religione cristiana era rimasta semper eadem attraverso i secoli. Allo stesso tempo egli non apprezzò gli Annales ecclesiastici (1588-1607) di Cesare Baronio, perché li considerava in un genere inferiore di storiografia.
Per "mostrare quale sia la religione" e in che modo la Chiesa cattolica la proteggeva dai suoi quattro nemici, "idolatria, ebraismo, mahomettismo e eresia", il L. sostiene che solo una vera storiografia può dimostrarne "l'unità", evitando le insidie della letteratura controversistica. I libri che completano i due volumi dell'Istoria ecclesiastica corrispondono a diverse "porte" (come Gerusalemme, Cesarea, Antiochia, Roma) attraverso le quali la religione si diffonde nel mondo. Questa geografia sacra segue i viaggi di s. Pietro, di s. Paolo e dei loro discepoli, e include descrizioni, spesso chiuse da un epigramma, di monumenti romani che fanno riferimento a importanti momenti della storia sacra, come gli affreschi tardocinquecenteschi della chiesa di S. Vitale a Roma - affidata nel 1595 da Clemente VIII ai gesuiti, che ne curarono il restauro e la decorazione - o la fontana dei Quattro Fiumi.
Questo aspetto dell'Istoria ecclesiastica deriva probabilmente da un progetto precedente, inedito e più ambizioso. Probabilmente il L., dalla metà degli anni Trenta del Seicento, produsse in parallelo un'Istoria vaticana (Roma, Biblioteca Corsiniana, Mss., 273-275), una descrizione di S. Pietro e del Vaticano in più volumi, e il singolo volume Galleria sacra architettata dalla pietà romana dall'anno 1610 sino al 1645 (ibid., Biblioteca Angelica, Mss., 1593), che descrive circa duecento edifici, opere d'arte, reliquie e luoghi sacri a Roma. Le due opere mostrano importanti differenze, e alcune sezioni dell'Istoria vaticana sono frammentarie, ma entrambi i manoscritti consistono essenzialmente di dati su edifici, opere d'arte, oggetti distinti, che avrebbero formato un insieme di informazioni correlate all'oggetto mediante un epigramma e un'immagine.
A differenza dell'Istoria vaticana, il manoscritto della Galleria sacra non contiene immagini, ma spesso il testo indica che i componimenti poetici dovevano essere inscritti in un'iconografia di riferimento.
La ricostruzione della storia sacra attraverso la descrizione storica e poetica di una raccolta di oggetti e immagini richiama alla memoria sia la Galeria di Giambattista Marino (1619-20) sia la La peinture spirituelle ou L'art d'admirer, aimer et louer Dieu di Louis Richeome (1611). Allo stesso tempo, l'Istoria vaticana è una delle storie illustrate del Vaticano prodotte nel corso del XVII secolo, come il progetto di Ferrante Carli e Martino Ferrabosco.
La selezione di oggetti rappresentati nella Galleria sacra prefigura la prosa narrativa dell'Istoria ecclesiastica e dimostra la familiarità del L. con l'Oratorio, Virgilio Spada e, probabilmente attraverso quest'ultimo, Alessandro Algardi, ma anche con i gesuiti e i Barberini, con i quali condivise un interesse per il primo cristianesimo, e il cui palazzo alle Quattro Fontane, nonché la cappella di famiglia, egli descrisse ampiamente.
Un drastico rimaneggiamento del manoscritto suggerisce comunque che attorno al 1645 il L. cercò nuovi mecenati nella famiglia Pamphili, a cui avrebbe dedicato le opere pubblicate nei primi anni Cinquanta. È lecito supporre che la ricerca di nuovi patroni segnò il destino della Galleria sacra.
Tuttavia, come l'Istoria ecclesiastica, anche L'India orientale soggetata al Vangelo( (Roma 1653) e la vita di Francesco Saverio dedicata al papa Innocenzo X sono opere chiaramente in debito con la Galleria sacra, poiché adottano il genere della galleria letteraria per offrire una serie di emblematiche "immagini" evocative delle gesta e delle virtù del santo. Queste immagini, con la loro occasionale descrizione architettonica (vi è un capitolo sull'Oratorio di S. Francesco Saverio o del padre Garavita a Roma), derivano almeno parzialmente dalla letteratura agiografica, prodotta per la canonizzazione di Francesco Saverio, e dalle lettere annue dei gesuiti.
A parte una composizione poetica su una medaglia annuale di Alessandro VII (una copia nella Biblioteca apostolica Vaticana, Chigi, II.1081.2), L'India orientale è l'ultima opera completa che il L. riuscì a pubblicare. La vera religione cominciata da Adamo( (Roma 1658), dedicata ad Alessandro VII e a Flavio Chigi e il raro volume Il mondo christiano visibile et invisibile, teologico, et istorico( (ibid. 1673; una copia a Roma, nella Biblioteca Alessandrina), dedicato al cardinale Paluzzo Altieri, sono di fatto riduzioni di opere assai più elaborate. L'introduzione de La vera religione comprende una lista di manoscritti del L., e il libro stesso consta di ventiquattro capitoli che riassumono altrettanti libri sulla storia del culto religioso da Adamo al XVII secolo (almeno una parte di questo libro esiste, in Biblioteca Corsiniana, Mss., 67). Il mondo christiano raccoglie trentuno riassunti dell'intera opera del L., sia pubblicata sia inedita, con la sola notevole eccezione della Galleria sacra; i contenuti corrispondono quasi perfettamente a due bibliografie che il L. pubblicò nel 1669 e nel 1671.
Il fatto che egli facesse ricorso alla pubblicazione di riassunti indica come avesse un disperato bisogno di appoggio, che però non riuscì a ottenere. Questa impressione è confermata dal tono e dal contenuto delle dediche nelle sue ultime due pubblicazioni. Le introduzioni a La vera religione e a Il mondo christiano presentano in sintesi la storiografia estremamente ambiziosa del L., con lo scopo di dimostrare la progressiva ma essenzialmente immutabile rivelazione del divino nel mondo, sotto i diversi aspetti del culto, del fasto, della liturgia, della profezia, del sacerdozio, della regola temporale della Chiesa, dei luoghi e delle opere d'arte. Al contempo, l'opera attaccava implacabilmente l'idolatria e le diverse forme dell'"eresia".
Mentre nel L. la combinazione di scrittura della storia con la giustificazione del culto cattolico ben si adatta ai dogmi della storiografia ecclesiastica del tempo, il suo tentativo di unire l'interesse per le cerimonie, l'arte e l'architettura, principalmente contemporanee, con una prospettiva onnicomprensiva in termini sia di geografia sia di cronologia, mostra in che modo la tensione tra una valutazione dell'arte puramente estetica e una legata al culto persistesse nel XVII secolo.
Il L. morì a Roma nel 1673.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Carte Strozziane, II, 371; P. Mandosio, Bibliotheca Romana seu Romanorum scriptorum centuriae, Romae 1682, I, centuria III, 38, pp. 170 s.; C.G. Jöcher, Allgemeines Gelehrten-Lexicon, Leipzig 1750, II, p. 156; G. Amati, Bibliografia romana. Notizie della vita e delle opere degli scrittori romani dal secolo XI, Roma 1880, pp. 152 s.; M. Pélissier, Un inventaire des manuscrits de la Bibliothèque Corsini à Rome, in Mélanges d'archéologie et d'histoire, IX (1889), pp. 421 s. n. 13; L. von Pastor, Storia dei papi, III, Roma 1925, p. 735; Le guide di Roma: Materialen zu einer Geschichte der römischen Topographie unter Benutzung des handschriftlichen Nachlasses von Oskar Pollak, a cura di L. Schudt, Wien-Augsburg 1930, p. 487 n. 1131; N. Huse, Gianlorenzo Berninis Vierströmebrunnen, München 1967; S. Zamboni, Da Bernini a Pinelli, Bologna 1968, pp. 18 s.; N. Huse, La fontaine des fleuves du Bernin, in Revue de l'art, VII (1970), pp. 6-17; E. Sestieri, La fontana dei Quattro Fiumi e il suo bozzetto, Roma 1970, pp. 19-21; M.J. Seth, Armenians in India: from the earliest times to the present day(, New Delhi-Bombay-Calcutta 1983, p. 12; C. D'Onofrio, Le fontane di Roma, Roma 1986, pp. 398, 426; Da palazzo Massimo all'Angelica: i manoscritti e libri a stampa di un'antica famiglia romana (catal.), a cura di N. Muratore, Roma 1997, p. 73 n. 40; S. Frommel, M. Lualdi. Memorie storiche e curiose del Tempio e palazzo Vaticano, in Il trionfo sul tempo. Manoscritti illustrati dell'Accademia nazionale dei Lincei (catal.), a cura di A. Cadei, s.l. né d. [ma Roma 2002], pp. 305-308 n. 140; M. Delbeke, An unknown description of Baroque Rome: M. L.'s Galleria sacra architettata dalla pietà romana dall'anno 1610 sino al 1645, in Bulletin de l'Institut historique belge à Rome, LXXIV (2004), pp. 61-270; Inventari dei manoscritti delle biblioteche d'Italia, XXII, p. 24.