Piccoli, Michel (propr. Jacques Daniel Michel)
Attore cinematografico e teatrale francese, nato a Parigi il 27 dicembre 1925. Interprete singolare dalla lunga e ricca carriera (ha recitato con registi quali Jean-Luc Godard, Claude Sautet, Alfred Hitchcock, Jacques Rivette e Manoel de Oliveira), P. emerse all'attenzione internazionale quando, quarantenne, partecipò al rinnovamento del cinema d'oltralpe che fece seguito alla Nouvelle vague. Dotato di un gran fascino, ma privo della bellezza tormentata di Gérard Philipe o del fascino romantico di Yves Montand, quegli attori che negli anni Cinquanta lo misero in ombra, P. trovò la giusta collocazione nel decennio successivo quando, non più giovanissimo, si rivelò nel ruolo del ricco borghese riservato e dai modi eleganti, sotto i quali però celava una personalità oscura, cinica e stravagante. Nei circa 170 film a cui ha preso parte, diversi tra loro per carattere e valore, P. ha quasi sempre mantenuto uno stile recitativo austero e distaccato, anche se attraversato da un sottile compiacimento e da una vena di follia, riuscendo a raggiungere i risultati più significativi con due maestri del grottesco e del surreale quali Luis Buñuel e Marco Ferreri. Come migliore attore è stato premiato nel 1980 al Festival di Cannes per il film Salto nel vuoto di Marco Bellocchio e nel 1982 ha vinto l'Orso d'argento al Festival di Berlino per Une étrange affaire (1981; Gioco in villa) di Pierre Granier-Deferre.
Appartenente a una colta famiglia borghese di origine italiana (i genitori erano entrambi musicisti), P., non appena terminati gli studi liceali, decise di intraprendere la carriera di attore, riuscendo poco dopo a entrare nella compagnia di Jean-Louis Barrault e Madeleine Renaud. Il suo esordio cinematografico avvenne con Sortilèges (1945) di Christian-Jaque, tuttavia per un decennio dovette accontentarsi di essere diretto da registi minori e di partecipare a cortometraggi, fino al debutto, sebbene in parti secondarie, nel cinema dei grandi autori: French cancan (1955) di Jean Renoir e Les grandes manœuvres (1955; Grandi manovre) di René Clair. Fu Buñuel, con cui P. strinse una salda amicizia basata anche su una comune concezione politica anarchica, a dare una maggiore fiducia all'attore, scegliendolo per il ruolo del sacerdote in La mort en ce jardin (1956; La selva dei dannati). Negli anni successivi P. avrebbe recitato in altri cinque film del regista spagnolo, tra i quali Le journal d'une femme de chambre (1963; Diario di una cameriera), Belle de jour (1967; Bella di giorno) e Le charme discret de la bourgeoisie (1972; Il fascino discreto della borghesia), dove tracciò con efficacia i caratteri del personaggio altolocato, nei ruoli di funzionario di stato e vizioso benestante. Negli anni Sessanta, diretto da Godard interpretò il ruolo di uno sceneggiatore alle prese con la tirannia dei produttori e l'esuberanza della bella moglie, impersonata da Brigitte Bardot, in Le mépris (1963; Il disprezzo), dall'omonimo romanzo di A. Moravia; offrì inoltre contributi di rilievo sia al cinema di giovani autori emergenti, come Agnès Varda (Les créatures, 1966), Jacques Demy (Les demoiselles de Rochefort, 1967, Josephine) e Alain Resnais (La guerre est finie, 1966, La guerra è finita), sia alle grandi produzioni francesi, come Paris brûle-t-il? (1966; Parigi brucia?) di René Clément, e internazionali, come Topaz (1969) di Hitchcock. Sempre in quello stesso periodo P. fu tra i frequentatori dei circoli intellettuali di Saint-Germain-des-Près, e divenne il compagno di Juliette Gréco, che sposò nel 1967.
I personaggi del cinema di Buñuel, generalmente antipatici e guardati con diffidenza dal pubblico, vennero ulteriormente sviluppati da Ferreri, per il quale P. ricoprì ruoli di alti prelati e agiati professionisti, in bilico fra humour nero e cinismo surreale; tra le numerose prove si ricordano: Dillinger è morto (1969), L'udienza (1972), La cagna (1972), La grande bouffe (1973; La grande abbuffata) e L'ultima donna (1976). Una dimensione dell'esistenza, tra morbosità e stravaganze, ripresa anche in Tamaño natural (1973; Life size ‒ Grandezza naturale) di Luis García Berlanga, dove P. è un dentista di successo innamorato di un feticcio di donna. Nello stesso periodo divenne attore di culto anche per i film di Sautet, che ne stemperò le caratteristiche negative e fredde esaltate da Ferreri per favorire la vena più sofferente e critica, come in Max et les ferrailleurs (1971; Il commissario Pellissier), Les choses de la vie (1970; L'amante) e Vincent, François, Paul et les autres... (1974; Tre amici, le mogli e, affettuosamente, le altre). Negli anni Ottanta P. recitò in ruoli di successo nel cinema italiano, scarnificando i suoi personaggi fino a un abisso d'angoscia e solitudine, come in Salto nel vuoto e in Gli occhi, la bocca (1982) di Bellocchio, nonché in Oltre la porta (1982) di Liliana Cavani. Qualche anno dopo iniziò a interpretare personaggi simbolo di culto e di memoria, come quello dell'anziano gangster di Mauvais sang (1986; Rosso sangue) diretto da Léos Carax, abbandonando man mano i tratti cinici per quelli più morbidi e meno inquietanti, che sarebbero sfociati, nel decennio successivo, nel disegno di figure sagge e nostalgiche, a volte svampite e spesso venate di profonda solitudine.
Tra gli anni Novanta e i primi del 21° sec. P. è rimasto un attore di primo piano, protagonista di Milou en mai (1990; Milou a maggio) di Louis Malle, La belle noiseuse (1991; La bella scontrosa) di Rivette, Compagna di viaggio (1996) di Peter Del Monte, Party (1996) e Je rentre à la maison (2001; Ritorno a casa) entrambi di de Oliveira, Ce jour-là di Raoul Ruiz (2003). Nel 2003 ha anche partecipato a La petite Lili di Claude Miller. Ha inoltre diretto alcuni cortometraggi e due lungometraggi, Alors voilà (1997) e La plage noire (2001), di carattere piuttosto elitario e dalla limitata distribuzione.
R. Chazal, Michel Piccoli: le provocateur, Paris 1989.