MERANO (A. T., 24-25-26)
Città della reġione altoatesina (prov. di Bolzano) sulla grande conoide formata dal fiume Passirio al suo sbocco nell'Adige. La valle del Passirio è strozzata subito a monte della città, in un'angusta, pittoresca gola fra il ripido monte S. Benedetto (514 m. s. m.) e le pendici di Maia alta, estreme propaggini del giogo dì Dosso; il fiume è oggi interamente sistemato e arginato sulla conoide, della quale percorre la falda settentrionale; sulla destra di esso è il centro detto propriamente Merano, sulla sinistra quelli di Maia alta e bassa; l'estremo lembo meridionale della conoide comprende aree inondabili dall'Adige in tempo di piena, al pari di quelle della conoide del Rio Valsura, che si getta dirimpetto; entrambe sono in corso di bonifica.
Il riparo dei monti alle spalle e l'esposizione a sud, nella vallata ampia e ben soleggiata, dànno a Merano un clima mitissimo (temp. media del gennaio 0°,6; del luglio 21°,4), il che permise il grande sviluppo delle colture arboree sulle fertili colline (vite, alberi da fmtto, in specie peschi e meli); e più tardi contribuì a fare di Merano una delle maggiori stazioni climatiche e di cura dell'Italia alpina. La sua fama a questo riguardo è antica, ma la sua fortuna s'iniziò circa un secolo fa, dopo il 1835, e crebbe per l'opportuna propaganda, per le sagaci cure delle amministrazioni cittadine, per gli abbellimenti della città e dei dintorni, per i frequenti soggiorni dell'imperatrice Elisabetta e di altre personalità, per i continui miglioramenti nelle comunicazioni (la ferrovia Merano-Bolzano fu aperta nel 1881), e infine per tutta l'attrezzatura alberghiera e sanitaria, che è di prim'ordine.
Attualmente Merano consta del vecchio centro a piè del monte S. Benedetto, sulla destra del fiume (323 m. s. m.), con vie strette, talora fiancheggiate da portici bassi, con parecchi edifici antichi, assai caratteristici; del sobborgo recente più in basso, verso la stazione, con ampî viali, grandiosi alberghi e case di cura; e dei due centri di Maia bassa e alta sulla sinistra del Passirio, quest'ultima costituita per intero da ville, alberghi, parchi pubblici e privati, sparsi su un'area di 2,5 kmq. sulle pendici digradanti al fiume.
Bellissime sono le "passeggiate" di Merano: le passeggiate Regi. na Margherita e Regina Elena sulle soleggiate rive del Passirio, la passeggiata Gilf, aperta nel 1872, che permette di ammirare l'angustissima gola del fiume, la passeggiata Tappeiner, terminata nel 1931, che sale, tra giardini e vigneti, le pendici del monte S. Benedetto. Merano aveva (con Maia) nel 1885 soltanto 9500 ab., nel 1910, 22.473 ab., nel 1921, 20.427 ab., nel 1931, 30.792 di cui 13.140 a Merano centro, 16.500 a Maia e 443 ad Avelengo.
I forestieri che prima della guerra mondiale visitavano Merano in numero di 20-25.000 l'anno, soprattutto in inverno e in primavera, ma anche in autunno (cura dell'uva), nel 1921 erano discesi sotto i 20.000, ma nel 1925 erano già oltre 61.000, nel 1930 superavano i 100.000; nel 1931 furono oltre 98.000.
Nel comune (kmq. 26,2), oltre 16 kmq. sono a vigneti e frutteti: la produzione dell'uva si avvicina a 150.000 quintali, quella delle frutta a 5000 vagoni. Merano, oltre ad essere collegata con Bolzano da un' ottima rotabile e dalla già ricordata ferrovia, che ora è prolungata per la Val Venosta fino a Malles, ha collegamenti per strade rotabili con la stessa Val Venosta, col Passo di Resia e con lo Stelvio, come pure con Vipiteno, per il Passo del Giovo; queste strade sono nella stagione estiva percorse da servizî automobilistici da turismo, anche internazionali. Servizî tramviarî la uniscono a Maia superiore, donde parte una teleferica per . welengo (1250 m. s. m.), e a Lana, borgata situata sulla destra dell'Adige, sulla conoide del Rio Valsura, donde un'altra teleferica sale a S. Vigilio (1485 m. s. m.). Numerose strade secondarie e sentieri ottimamente mantenuti conducono ai vecchi castelli dei dintorni (Castel Tirolo, Scena, Verrua, del Gatto) e agl'innumerevoli e svariati punti panoramici.
Monumenti. - Si conserva qualche tratto delle mura urbane, sorte sul principio del Trecento. L'interno, percorso dalla caratteristica Via dei Portici, racchiude la chiesa parrocchiale e il Castelletto, residenza occasionale degli arciduchi di casa d'Austria, i conti del Tirolo, dalla fine del Quattrocento in poi: ché l'antica reggia dei conti del Tirolo si trova invece sull'altura fuori di porta Venosta e conserva il nome di Castel S. Zeno. Le altre chiese e conventi sono sparsi per i sobborghi, al piano come al monte. Le pendici di Maia alta brulicano di castelli, di palazzotti appartenenti alle famiglie più note della regione.
Una scultura che risale forse all'età barbarica possiede la parrocchiale di Maia bassa. Il Castel San Zeno, costruito agl'inizî del sec. XII, è caratterizzato dalla cappella romanica a pianta stranissima e a due piani (come quella di Castel Tirolo). La chiesa dello Spedale, oltre al grande gruppo interno della crocifissione di fattura romanica, mostra al di fuori un ricco portale gotico del primo Quattrocento. La parrocchiale, assurta alla forma odierna fra il Tre e il Quattrocento, è ravvivata tuttora da affreschi di scuola locale, fra cui quelli del campanile sono di gran lunga i più notevoli; del Rinascimento ha una bella tomba in bronzo attribuita al Colin (1586); dell'epoca più tarda alcune pale di Martino Knoller e diverse opere degli scultori meranesi della famiglia Pendl. Il Castelletto, eretto dall'arciduca Sigismondo di Austria, nonostante gli eccessivi restauri recenti, conserva antiche suppellettili di pregio. Altri oggetti d'archeologia e d' arte sono conservati nel museo cittadino, nelle ville patrizie e nei manieri.
Anche il circondario di Merano è fra i più ricchi di opere d'arte. Nell'edilizia, l'architettura romanica si afferma nella grande sala e nella cappella del Castel Tirolo e in numerose altre rocche ed edifici sacri, come la chiesa rotonda di S. Giorgio e la cappellina cimiteriale di S. Martino a Scena. Meritano pure ricordo il çastello di Dornsberg, dai bei loggiati del Rinascimento, e il santuario barocco di Riffiano.
La scultura, dopo aver ornato di bizzarri bassorilievi i portali e le polifore romaniche di Castel Tirolo, e aver donato una modesta tomba alla "regina" Adelaide di Tirolo (1375) nel convento di S. Maria Steinach, concentra la propria attività nei gotici altari intagliati, i cui esemplari più ricchi sono quelli di Scena e di Tablàt.
La pittura possiede uno dei suoi monumenti più preziosi e curiosi negli affreschi di cui è istoriata la chiesetta di S. Procolo a Naturno: opera forse del sec. VII, d'un artista locale, influenzato dalla corrente irlandese attraverso il convento svizzero di S. Gallo. Al periodo romanico appartengono i più antichi tra gli affreschi di S. Pietro a Quarazze; alla metà del Trecento gl'interessanti saggi della cappella di Castel Tirolo; al Quattrocento le pitture di Scena e di Riffiano, firmate dal pittore Venceslao (1415), con evidenti influssi italiani.
V. tavv. CLIX e CLX.
Storia. - Il primo centro abitato sembra sorgere sulla sinistra del Passirio, sin dall'età classica, come stazione sulla via Claudia Augusta (castrum Maiense), là dove da essa si distacca il diverticolo che per la valle del Passirio e del Passo del Giovo raggiungeva Vipitenum, proprio al confine fra la X regione italica e la Rezia. Travolto il castrum da un franamento del terreno, si ha nuovamente notizia di un centro abitato in un documento dell'anno 857 che ricorda Mairania. Nel primo Medioevo essa dipese per qualche tempo dai conti della Venosta: passò più tardi alla diretta dipendenza dei conti del Tirolo, i quali la fecero centro del loro territorio (Burggrafenamt) e vi istituirono nel 1217 una zecca diventata celebre. Nel 1363 passò con tutta la contea tirolese a Rodolfo IV d'Asburgo, per la cessione fatta da Margherita Maultasch: ma ciò nondimeno restò fin verso la metà del sec. XV capitale della contea. Perdette poi lentamente tutti i suoi vantaggi commerciali quando la residenza dei conti fu trasportata a Innsbruck e la zecca passò a Hall. La cittadinanza prese parte attiva nel 1525 alla sollevazione dei contadini e alle richieste di riforme per il paese: sul finire del '700 si aprì anche alle nuove idee francesi tanto che vi si formò un club giacobino i cui componenti furono arrestati. Durante il periodo napoleonico fu soggetta alla Baviera (1805-1814), da cui non poté liberarsi nemmeno con la rivolta gu;- data da Andrea Hofer contro i Franco-Bavaresi. Dal 1814 al 1918 il governo austriaco cercò di favorire lo sviluppo della città come luogo di cura per indennizzarla delle perdite subite e per farne il centro politico della Venosta. Alla conclusione della guerra mondiale (7 novembre 1918), le truppe italiane occuparono la città che venne a far parte del regno d'Italia.
Bibl.: B. Weber, Meran nd seine Umgebung, oder das Burgrafenamt von Tirol, Innsbruck 1845; C. Stampfer, Geschichte von Meran, Innsbruck 1888; B. Mazegger, Chronik von Maia, Merano 1905. - Per i monumenti: J. Weingartner, Die Kunstdenkmäler des Etschlandes, IV, Vienna 1930; J. Garber, Die roman. Wandgem. Tirols, Vienna 1928; H. Waschgler, Tiroler roman. Bildhauerkunst, Vienna s. a.; J. Weingartner, Die gotische Wandmalerei im Burggrafenamte, in Der Schlern, 6 giugno 1926; B. Pokorny, Kirchen im Burggrafenamt, Bolzano 1929; G. Gerola, La stufa del castelletto di Merano, in Dedalo, XI (1930), pp. 88-101; id., Gli affreschi di Naturno, ibid., VI (1925-26), pp. 415-70; C. Stampfer, Schlösser und Burgen in Meran, Innsbruck 1929.