MEGALOPOLIS (Μεγάλα πόλις, Μεγάλη Πόλις, Megalopolis)
Città dell'Arcadia meridionale, situata sulle rive del fiume Helisson, affluente di destra dell'Alphaios. È una creazione di Epaminonda, all'indomani della vittoria di Leuttra (371 a. C.): per dare una capitale alla rinata lega arcadica, circa quaranta borghi e città furono costretti ad un parziale sinecismo.
Sminuita l'importanza della lega con l'affermarsi del predominio macedone, la città, ripetutamente minacciata dagli Spartani (331 a. C., Agide; 262 a. C., Akrotatos; 227 a. C., Kleomenes iii), finì con l'essere da loro devastata alla vigilia della battaglia di Sellasia (223 a. C.): quadri e statue furono trasferiti a Sparta. La città, ridotta a ἐρημία μεγάλη secondo l'espressione di un poeta comico riportata da Strabone (viii, 388), risorse grazie all'energica azione di Filopemene, che ne fece uno dei centri animatori della lega achea. La sua opera fu continuata da Lykortas e dallo storico Polibio, che flin la carriera come ostaggio a Roma (167 a. C.). In età imperiale M., semideserta e parzialmente in rovina, aveva perso ogni importanza. Sede di un vescovado nel tardo Impero, la sua ultima menzione risale alla fine del VII sec. d. C.
Le nostre conoscenze sulla topografia e i monumenti della città si basano da un lato sulla accurata descrizione di Pausania (viii, 30-32), dall'altro sui risultati degli scavi della Scuola Britannica di Atene (1890-91).
La città si estendeva su un terreno leggermente ondulato, racchiudendo nelle sue mura, lunghe poco meno dei 50 stadî (circa 9 km) ricordati da Polibio, una vastissima superficie, certo in parte non edificata. Il fiume la divideva in due parti, di quasi pari estensione, collegate da un ponte: il quartiere N costituiva la città vera e propria, con l'agorà, gli istituti municipali e i principali santuarî; il quartiere S, chiamato Oresthèia, fungeva da città federale, accogliendo la sede del consiglio dei Diecimila (Thersìlion), il teatro e lo stadio, oltre agli alloggi per la popolazione occasionale. Le mura, scavate solo in minima parte, erano forse in mattoni crudi su zoccolo di pietra, con torri circolari e quadrate. Mancava un'acropoli in senso tradizionale: la sua funzione religiosa era assolta, almeno in parte, da due basse colline nella parte N del quartiere, su cui sorgevano i templi di Atena Poliàs e di Hera Telèia. Nulla purtroppo si conosce dell'impianto urbanistico e della rete stradale.
L'agorà, di forma rettangolare, si estendeva parallelamente e a breve distanza dal fiume. La sua sistemazione sembra datare al III sec. a. C. Il lato N era limitato dalla colossale stoà "di Filippo" e dall'Archèion (un edificio pubblico anch'esso porticato), il lato E dalla stoà Myropolis (263 a. C.), il lato S dal santuario di Zeus Sotèr e dalla stoà di Aristandros, ora precipitata nel fiume, il lato O da un ginnasio e da altri edifici. Nell'interno della piazza o nelle sue adiacenze trovavano posto numerosi santuarî delle divinità locali d'Arcadia (Zeus Lykàios, le Grandi Dee di Lykosoura, con le statue di culto opera di Damophon, Apollo di Bassai, Hermes Akakèsios, Pan Skolèitas, ecc.). La stoà "di Filippo" (lunga m 155,55), databile agli inizî dell'ellenismo e restaurata da Filopemene, era a tre navate con avancorpi laterali (cfr. la stoà di Antigono a Delo) e due esedre sul fondo. Assai interessante anche il santuario di Zeus Sotèr, per la sua disposizione rigidamente assiale e simmetrica. Da un pròpylon, aperto sul lato E, si accede ad una corte quadrata, con grande altare al centro e peristilio ionico-dorico a due navate, aumentate a tre sul lato di fondo, per accogliere il tempio in esso inserito, che aggetta sulla corte con il portico esastilo di facciata. L'interno del tempio, accompagnato da colonne o pilastri assai ravvicinati alle pareti, ospitava il gruppo di Zeus, in trono, fra Artemide Sotèira e la personificazione di M., opera degli ateniesi Kephisodotos e Xenophon.
Sulla riva sinistra del fiume è stato scavato il complesso teatroThersìlion. Quest'ultimo (metà IV sec. a. C.) ha la forma di un rettangolo di m 65 × 53, con ingresso principale sui lato S, fornito di tre porte, cui più tardi, all'epoca della costruzione dell'antistante teatro, fu aggiunto un portico dorico a 14 colonne. Su ognuno degli altri lati si apriva una coppia di porte. All'interno, non al centro, ma verso la facciata, era sistemata la tribuna quadrata per l'oratore, circondata su ognuno dei tre lati minori da cinque filari di colonne, disposte in modo da allinearsi secondo le direttrici di visuale partenti dal centro della tribuna. Gli intercolumnî pertanto variano da filare a filare. Il pavimento era inclinato leggermente verso la tribuna, i sedili erano lignei. Rispetto al Telestèrion di Eleusi, che indubbiamente ha servito da modello, la soluzione interna adottata si distingue per un assai maggiore movimento di piani e di linee. L'edificio, distrutto nel 223 a. C., non venne più ricostruito avendo ormai perso la funzione originaria.
Il teatro, sorto contemporaneamente al portico del Thersìlion (seconda metà del IV sec. a. C.), che gli serviva da fondale scenico, è uno dei maggiori della Grecia, con la sua capienza valutata a circa 21.000 persone. Il kòilon, di cui resta la proedrìa e altri otto gradini, divisi da 10 kerkìdes, si appoggia alla collinetta retrostante, con due diazòmata quali divisioni trasversali. Nel III sec. a. C. fu aggiunta una scena lignea, mobile su ruote, trasferibile lateralmente nella skenothèke, alloggiata nella pàrodos sinistra (cfr. i teatri di Pergamo e di Sparta). Dopo la distruzione del Thersìlion il pavimento dell'orchestra venne rialzato e fu costruito un proscenio in pietra, con 14 colonne doriche. Di una trasformazione in età romana resta solo qualche indizio.
Bibl.: E. A. Gardner e altri, Excavations at Megalopolis, 1890-1891, Suppl. Papers Soc. Promotion Hellenic Studies, I, Londra 1892; J. B. Bury, in Journ. Hell. Studies, XVIII, 1898, p. 15 ss.; Hiller v. Gärtringen, in Pauly-Wissowa, XV, 1931, c. 127 ss.; R. Martin, Recherches sur l'agorà grecque, in Bibl. Éc. Franç. d'Athènes et Rome, 174, Parigi 1951, pp. 167 ss., 382 ss., 528; W. B. Dinsmoor, The Architecture of Ancient Greece2, Londra 1950, p. 249 s., 307; Τὸ ῎Εργον τῆς ἀρχαιολογικῆς ᾿Εταιρείας κατά το 1959, Atene 1960, p. 185 s. Sul Thersìlion: E. F. Benson-A. G. Bather, in Journ. Hell. Studies, XIII, 1892-93, p. 319 ss. Sul teatro: E. Fiechter, Das Theater in Megalopolis, Stoccarda 1931.
(G. Colonna)
Personificazione. - Pausania (viii, 30, 10) ci dice che la personificazione della città di M. era raffigurata alla destra della statua di Zeus Sotèr seduto in trono, opera di Kephisodotos e Xenophon, nel Santuario omonimo a Megalopolis: καϑεζομὲνῳ δὲ τῷ Διὶ ἐν ϑρόνῳ παρεστήκαοι τῇ μὲν ἡ Μεγάλη πόλις, ἐν ἀριστερᾷ δὲ ᾿Αρτέμιδος Σωτείρας ἄγαλμα. ταῦτα μὲν λίϑου Πεντελησίου ᾿Αϑηναῖοι Κηϕισόδοτος καὶ Ξενοϕῶν εἰργάσαντο.
Bibl.: Roscher, II, 2, 1894-97, c. 2093, s. v. Lokalpersonifikationen.
(L. Rocchetti)