medicine complementari
Pratiche cliniche svolte da medici che, pur non avvalendosi di mezzi terapeutici della medicina ufficiale, ne sfruttano i fondamenti fisiopatologici ai fini diagnostici, e non escludono, in caso di necessità e per i propri limiti, il ricorso alla farmacopea ufficiale. I problemi di ‘convivenza’ di queste pratiche con la medicina ufficiale riguardano: i problemi di formazione del personale medico, non essendo prevista nell’istruzione medica universitaria l’obbligatorietà dell’acquisizione della conoscenza di tali discipline; la difficoltà di stabilire, con i metodi scientifici usuali, un rapporto causa-effetto fra cura e miglioramento del paziente; la presenza di preparazioni farmaceutiche affatto diverse da quelle della medicina ufficiale; la scarsa conoscenza del rapporto dose/effetto dei preparati farmacologici e del loro meccanismo metabolico di azione nell’organismo umano, condizionati dall’imprecisione dei dosaggi delle preparazioni e dalla estrema ‘personalizzazione’ dell’intervento farmacologico che alcune di queste pratiche prevedono; la non economicità delle cure, generalmente non rimborsabili da parte del Servizio sanitario nazionale. Delle m. c. fanno parte l’omeopatia, la naturoterapia, la fitoterapia, il nutrizionismo, l’agopuntura. Per ultimo, ci sono da rilevare una arretratezza e una scarsa sistematicità della legislazione in materia: per es., per i preparati omeopatici sotto forma di estratti idroalcolici le norme prevedono che non si possono somministrare più di 70 gocce giornaliere, solo per il vincolo delle presenza del solvente ma senza riferimento alla concentrazione e alla natura dei principi attivi in essi presenti.
Le m. c. si differenziano dalle medicine alternative, che costituiscono un insieme eterogeneo di pratiche diagnostiche e terapeutiche, caratterizzate dall’assenza di un sistema medico strutturato, da approcci teorici diversi, dalla mancanza di integrazione con il sistema di cura dominante (o ufficiale), con il quale hanno anzi un rapporto conflittuale: per il loro carattere esclusivo, questi approcci poco o per nulla tollerano l’interferenza e la coesistenza con la prassi medica ufficiale. Ne fanno parte alcuni filoni della medicina cinese, l’aromaterapia, l’organoterapia, la medicina ayurvedica, il curanderismo ispano-americano (che associa erbe a massaggi e rituali vari), ecc. La distinzione tra le due istanze mediche (complementari e alternative) non separa nettamente le diverse discipline ma solo il loro approccio e il loro rapporto con la medicina ufficiale: così l’omeopatia, interpretata rigidamente secondo i criteri del suo fondatore (S. Hahnemann), può anche essere considerata una medicina alternativa, mentre molte proposte della medicina ayurvedica (come ha riconosciuto la stessa Organizzazione mondiale della sanità) possono essere contemplate all’interno di protocolli terapeutici.