mediattivismo
s. m. – Insieme di pratiche e di riflessioni orientate alla critica dei media ufficiali e alla produzione di comunicazione indipendente. Riunisce le tecniche della comunicazione mediale con quelle dell'azione diretta tipica dei movimenti sociali di base. In senso proprio, riguarda l'autogestione di mezzi e strumenti di comunicazione per finalità sociali e politiche. La sua origine va rintracciata nell'analisi giornalistica e poi accademica dell'uso autonomo degli strumenti di comunicazione fatto dai movimenti di base negli anni Settanta e Ottanta del 20° secolo. Il termine si è tuttavia diffuso contemporaneamente alle contestazioni contro l'Organizzazione mondiale del commercio (WTO, World trade organization) del novembre 1999 a Seattle, quando alcuni movimenti di base della società civile americana, come la Ruckus society, hanno inteso costruire canali di comunicazione indipendente per impedire che i fatti di piazza fossero distorti dai media generalisti e per questo hanno creato l'Indipendent media center (IMC), cui tutti gli attivisti sono stati chiamati a contribuire con il loro reportage video, scritti o radiofonici. L'internazionalizzazione del movimento no global, che chiedeva una differente globalizzazione, basata sui diritti delle persone e non sui circuiti finanziari e sulle guerre energetiche, ha determinato la diffusione del termine e del framework culturale associato al mediattivismo.
Giornalismo partecipativo e open publishing. – Nel 2000, mentre nascevano decine di centri locali dell'IMC e gli strumenti di comunicazione personali, i cosiddetti personal media, divenivano popolari, si è diffuso il valore del giornalismo partecipativo (civic journalism), soltanto in parte coincidente con la nozione di mediattivismo. In Italia il m. ha acquisito popolarità con la manifestazione di Bologna contro l’OCSE del 2001. Per quanto concettualmente vicini, i termini m. e giornalismo partecipativo non sono sovrapponibili. La precondizione per l'esercizio di entrambi è stata lo sviluppo delle reti telematiche e la loro ubiquità, le tariffe flat per Internet, la diffusione dei personal computer e la distribuzione commerciale a basso costo di camcorder e macchine fotografiche digitali, insieme al software libero e all’open source per il publishing online (v. ) e l'editing video. La nozione di civic journalism, per quanto già diffusa con altri termini, è considerata successiva alla digitalizzazione dei contenuti e alla loro diffusione su Internet attraverso i blog e i social media, come YouTube, mentre il m. è precedente sia come pratica sia come locuzione. La successiva affermazione dell'approccio culturale al m. rimane fortemente legata alla convergenza digitale dei media e dei contenuti e alla loro autogestione.
Dal videoteatro all'hacktivism. – Tutti i movimenti sociali autonomi hanno sempre avuto un gran numero di attività legate alla comunicazione e alla sua autogestione, sia come mezzo espressivo sia di denuncia. In Italia, il videoteatro e la videoarte degli anni Settanta, e le riviste ciclostilate, con l’avvento di Internet, sono divenute le newsletters artistiche e di movimento. Lo stesso IMC italiano ha utilizzato sin dalle origini propri software di pubblicazione di contenuti digitali realizzati all'interno del movimento e diffusi in rete, sulla scia delle esperienze di telematica sociale dei centri sociali occupati italiani, come il Leoncavallo di Milano e il forte Prenestino di Roma. Questa peculiarità va inserita nel quadro di sviluppo dei circuiti telematici italiani dei primi anni Novanta, della rete Fidonet prima, Cybernet dopo, ossia di network intorno ai quali si sono sviluppati i luoghi di appropriazione sociale delle tecnologie di comunicazione. Dalle reti sociali sviluppate da hacker e attivisti dei media sono nate le Telestreet, televisioni di strada, che, sfruttando i coni d'ombra delle radiofrequenze, hanno cominciato a trasmettere i materiali digitali prodotti dai mediattivisti attraverso circuiti analogici. Il m. a livello globale è strettamente collegato all'hacktivism, cioè all'uso di tecniche volte a realizzare un’azione diretta in rete. Sono stati infatti gli hacktivist, programmatori informatici e agitatori culturali al computer, che hanno creato i primi i circuiti e gli strumenti della comunicazione indipendente, come siti web, portali video e web radio. Si è così sviluppata una cultura globale della comunicazione indipendente sulla base della quale il m. si è successivamente evoluto.