WEYGAND, Maxime (App. I, p. 1133)
Posto, allo scoppio della seconda Guerra mondiale, al comando della zona di operazioni nel Mediterraneo orientale con sede a Beirut, W., ancora forte del prestigio di antico collaboratore di Foch, fu da Reynaud - alla rottura del fronte metropolitano - richiamato in Francia per sostituire Gamelin nel comando supremo (18 maggio 1940). Ciò non mutò la sorte della battaglia. W., che all'inizio pare non fosse legato da intesa con Pétain, si orientò rapidamente per la decisione dell'armistizio esercitando un'azione in tal senso sui centri parlamentari e politici. Entrato come ministro della Difesa nazionale nel gabinetto del 16 luglio, l'ostilità di Pétain e di Darlan causò il suo allontanamento dal governo e il suo invio (6 settembre) ad Algeri come delegato del governo e comandante delle forze militari in Africa. Ad Algeri non risparmiò le sue critiche a Pétain e Darlan; tutto ciò gli permise di riacquistare popolarità, che indusse forse lo stesso W. ad abbozzare un timido tentativo di doppio giuoco e De Gaulle e Churchill a tentare di guadagnarlo alla parte alleata. Richiamato su ordine tedesco il 18 novembre 1941, al momento dello sbarco alleato in Africa fu internato in Germania e poi in Austria.
Appena rientrato in Francia, venne arrestato (9 maggio 1945), ma il 6 maggio 1948 è stato in sede istruttoria prosciolto da ogni accusa.
Bibl.: Oltre le deposizioni dello stesso Weygand al processo di Riom e a quello Pétain e le memorie di molti uomini politici responsabili come Lebrun e Reynaud, v. i seguenti scritti di collaborazionisti, Ch. Reibel, Pourquoi et comment fut décidée la demande d'armistice, Vanves 1940 (versione approvata dallo stesso W.); J. de Montigny, De l'armistice à l'Assemblée nationale, 15 juin-15 juillet 1940, Clermont-Ferrand 1940; L. D. Girard, Montoire. Verdun diplomatique, Parigi 1948, che nega ogni urto Pétain-Weygand; vi insiste invece H. Du Moulin de Labarthète, Le temps des illusions. Souvenirs, Ginevra 1946, che trova conferma in P. Nicolle, Cinquante mois d'armistice, Parigi 1947. Si veda pure l'anticollaborazionista A. Kammerer, La verité sur l'armistice, ivi 1944. Per il doppio giuoco, cfr. P. Reynaud, La France a sauvé l'Europe, Parigi 1947; J. Soustelle, De Londres à Alger, ivi 1947; W. Langer, Our Vichy gamble, New York 1947.