MARAVIGLIA, Maurizio
Nacque a Paola il 15 genn. 1878 da Pietro e da Emilia Miceli, in una delle famiglie più ricche e influenti del Cosentino.
Giovanissimo, cominciò a militare nel locale movimento socialista; dopo aver compiuto gli studi liceali a Napoli, all'inizio del Novecento si trasferì a Roma, dove si laureò in giurisprudenza e cominciò a lavorare, dapprima come funzionario del ministero della Pubblica Istruzione e quindi come avvocato. Nella capitale il M. si legò agli ambienti del sindacalismo rivoluzionario, e fu tra i primi ad abbandonare il socialismo e l'"azione diretta" per spostarsi, fin dal 1908-09, verso il nascente movimento nazionalista.
Insieme con E. Corradini, L. Federzoni, F. Coppola - nonché con l'amico e compagno di studi, d'identica provenienza sindacalrivoluzionaria, R. Forges Davanzati -, il M. fu figura di spicco del gruppo nazionalista romano, dal 1909 raccolto intorno alla rivista Il Carroccio e nucleo direttivo dell'Associazione nazionalista italiana (ANI), nata ufficialmente al congresso costitutivo di Firenze (3-5 dic. 1910); collaboratore dal 1911 de L'Idea nazionale, ne fu condirettore tra il 1920 e il 1922.
Il M. fu tra coloro che, fin dal principio, più orientarono il nazionalismo italiano in senso nettamente antiparlamentare, oltre che filomonarchico, imperialista e antisocialista. In questo quadro egli si batté al fine di emarginare le componenti più democratiche e tradizionalmente irredentistiche dell'ANI, raccolte soprattutto attorno a S. Sighele, P. Arcari, E. Rivalta, che furono espulse al congresso di Roma del 1911. Dopo la guerra di Libia, primo grande evento catalizzatore delle energie nazionaliste italiane, il M. appoggiò la trasformazione dell'ANI da movimento a partito, vale a dire a raggruppamento capace "di attuare nello Stato un disegno politico nuovo: di fare cioè una politica nazionalista" (Perfetti, 1984, p. 173).
In tal senso il M., alternativamente presente sia nella giunta esecutiva sia nel comitato centrale dell'ANI, caldeggiò un orientamento volto a fare del nazionalismo il fulcro d'un nuovo, aggressivo cartello di estrema destra, il quale mirava ad aggregare liberalconservatori e clericali, e che alle elezioni amministrative di Roma del 1914 si raccolse nel cosiddetto "blocco d'ordine", schierato in funzione antisovversiva, ma anche antimassonica e antigiolittiana, contro l'ex sindaco E. Nathan.
Erano gli albori d'un progetto che sarà poi compiutamente fascista, e che gli eventi traumatici della prima guerra mondiale renderanno attuabile nel Paese intero.
Interventista, poi volontario nella Grande Guerra, il M. esasperò in questi anni il suo antisocialismo, divenuto dal 1917 antibolscevismo, ma anche l'opposizione ai partiti e allo Stato liberali.
Dinanzi all'emergere di forze che, come il comunismo e il socialismo massimalista, venivano giudicate "antinazionali", egli riteneva i valori della nazione non più tutelati a sufficienza dai partiti d'ispirazione risorgimentale. Prendeva così corpo un discorso, e quindi un pensiero politico, che possono essere considerati compiutamente controrivoluzionari: di fronte all'agnosticismo dello Stato liberale e al parallelo pericolo bolscevico, l'azione delle forze nazionali doveva essere eversiva, ovvero rivolgersi contemporaneamente contro lo Stato e contro il comunismo, quindi abbattere il primo, sostituendolo con una nuova forma totalitaria sul piano politico e giuridico, al fine di combattere davvero il secondo. Il fil rouge degli scritti del M., d'altronde, può essere riconosciuto in un'idea cardine: "Stato e nazione non [sono] due fenomeni distinti, bensì due aspetti di uno stesso fenomeno. Ma la identificazione si trasforma presto nell'affermare il predominio dello Stato sulla nazione", sì che il suo nazionalismo, "partito dalla necessità di reagire ai limiti posti dal determinismo democratico al concetto di patria […] si tramuta in una fobìa del popolo" (Arcari, II, pp. 760, 762).
In tale quadro il M. fu non a caso, sin dal 1919, tra i più benevoli all'interno dell'ANI di fronte alla costituzione dei Fasci di combattimento e, dopo la marcia su Roma, si prodigò in favore della confluenza dell'Associazione nel Partito nazionale fascista (PNF), avvenuta ufficialmente con la firma del patto di fusione il 23 febbr. 1923. Membro da questa data e a più riprese degli organi direttivi del PNF e dello Stato mussoliniano, presente in diverse, importanti commissioni (da quella per il progetto di riforma elettorale, culminato nella cosiddetta legge Acerbo del novembre 1923, all'altra, sempre del 1923, volta a irregimentare i sindacati fascisti), prima vicedirettore poi condirettore, dal 1926, insieme con Forges Davanzati, de La Tribuna (fusasi nel 1925 con L'Idea nazionale), il M. divenne pertanto una figura di primo piano del regime. Assommando fino agli anni Trenta cariche istituzionali prestigiose (fu, tra l'altro, presidente della Confederazione nazionale enti autarchici e della Società anonima bonifiche calabresi), insegnò inoltre, dal 1928, storia e dottrina generale del fascismo all'Università di Perugia e, dal 1930, diritto pubblico in quella di Roma; tra il 1937 e il 1940 fu collaboratore del Nuovo Digesto italiano. Deputato dal 1924 al 1939, fu eletto nella XXVII, XXVIII e XXIX legislatura (la prima nella circoscrizione elettorale Calabria e Basilicata, le restanti nel collegio unico nazionale), mentre nel 1939 (XXX legislatura) fu nominato senatore.
Fin dal 1922 e durante il progressivo consolidarsi del fascismo, il M. si distinse per l'appoggio alla duplice linea politica fatta propria da B. Mussolini: da un lato accelerare il processo di completa sovrapposizione del PNF allo Stato, accentuando così gli aspetti più totalitari e illiberali del regime, che doveva potersi sbarazzare d'ogni altra formazione politica, sì da rimanere solo nell'occupazione di tutti i gangli istituzionali; dall'altro, nell'ambito della cosiddetta Destra normalizzatrice in cui comparivano alcuni ex nazionalisti come Federzoni, Corradini, A. Rocco, moderare le velleità rivoluzionarie di R. Farinacci e della sinistra fascista. Va letto in questa prospettiva il suo impegno a costruire un regime rispettoso dell'istituto monarchico e della Chiesa, ma anche un corporativismo pensato come necessario puntello sociale del fascismo, e in cui le singole categorie dei produttori, sebbene subordinate all'autorità sovrana dello Stato, venivano in pratica a sostituire la tradizionale rappresentanza politico-parlamentare.
Fin dal 1919 attivo nella militanza nazionalfascista nella sua regione, in specie a Cosenza - dove nel 1921 alcuni squadristi, dopo un suo comizio, avevano ucciso uno studente comunista -, il M. fu inoltre, sino alla metà degli anni Trenta, un notabile di prim'ordine della Calabria mussoliniana insieme con i conterranei M. Bianchi, A. Lanzillo e L. Razza, tutti ex sindacalisti. Dalla fine di quel decennio, tuttavia, egli appare sempre più defilato, nell'ambito d'un regime che giudicava troppo estremista. Il suo astro, d'altronde, era tramontato anche per il crescente discredito presso il duce, a causa dei legami del M. con ambienti affaristici capitolini e calabresi.
Tali legami, tra il 1924 e il 1934, avevano comportato per il M., oltre a guadagni favolosi, l'implicazione nel crac della Banca del Sud e nella spregiudicata gestione della Società anonima bonifiche calabresi (cfr. Roma, Arch. centr. dello Stato, f. Maraviglia, Maurizio).
Alla caduta del regime egli, dopo essere stato recluso in un campo di prigionia alleato, fu deferito all'Alta corte di giustizia per le sanzioni contro il fascismo, ma definitivamente prosciolto nel 1948.
Ritiratosi a vita privata, il M. morì a Roma il 26 maggio 1955.
Fra le opere del M. si ricordano: Il movimento nazionalista e i partiti politici, in Il nazionalismo italiano. Atti del Congresso…, a cura di G. Castellini et al., Firenze 1911, pp. 36-52; Il programma nazionalista, in Il nazionalismo italiano e i problemi del lavoro e della scuola. Atti del II Convegno nazionalista di Roma…, Roma 1919, pp. 181-204 (con A. Rocco); I comuni, in La civiltà fascista, a cura di G.L. Pomba, Torino 1928, pp. 431-447; Alle basi del regime, Roma 1929; Momenti di vita italiana, ibid. 1929; La nazione come principio di giustizia sociale e lo Stato totalitario, Rocca San Casciano 1937; Il nuovo valore spirituale e internazionale dell'Italia (Roma s.d.).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. centrale dello Stato, Segreteria particolare del duce, Carteggio riservato, b. 87, categ. W/R, f. Maraviglia, Maurizio; Partito nazionale fascista, Atti del IV Congresso nazionale… 1925, Roma 1925, pp. 3-10, 45-51, 95-99; Id., Il Gran Consiglio nei primi dieci anni dell'era fascista, Roma s.d. [ma 1932], passim; L. Federzoni, 1927: diario di un ministro del fascismo, a cura di A. Macchi, Firenze 1993, passim; M. M., in M. Carli - G.A. Fanelli, Antologia degli scrittori fascisti, Firenze 1932, pp. 402 s.; S. Panunzio, Popolo, nazione, Stato: esame giuridico, Firenze 1933, pp. 14-16, 43, 54; Frater, R. Forges Davanzati: lineamenti di vita, Milano-Roma 1939, pp. 10-69; P.M. Arcari, Le elaborazioni della politica nazionale fra l'Unità e l'intervento: 1870-1914, II-III, Firenze 1939, ad indices; R. Ronzio, La fusione del nazionalismo col fascismo, Roma 1943, ad ind.; Y. De Begnac, Palazzo Venezia: storia di un regime, Roma 1950, ad ind.; Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano. Periodici, Roma-Torino 1956, ad ind.; C. Rossi, Trentatré vicende mussoliniane, Milano 1958, ad ind.; La stampa nazionalista, a cura di F. Gaeta, Bologna 1965, ad ind.; A. Aquarone, L'organizzazione dello Stato totalitario, Torino 1965, ad ind.; R. De Felice, Mussolini il fascista, I, La conquista del potere (1921-1925), Torino 1966; II, L'organizzazione dello Stato fascista (1925-1929), ibid. 1968, ad indices; G. Bianchi, Aspetti del protofascismo in Italia, Milano 1967, pp. 98, 100, 126, 140; S. Zeppi, Il pensiero politico dell'idealismo italiano e il nazionalfascismo, Firenze 1973, ad ind.; A. Vinci, Prefigurazioni del fascismo, Milano 1974, ad ind.; F. Cordova, Le origini dei sindacati fascisti: 1918-1926, Roma-Bari 1974, ad ind.; O. Majolo Molinari, La stampa periodica romana dal 1900 al 1926, Roma 1977, ad ind.; G.B. Furiozzi, Il sindacalismo rivoluzionario italiano, Milano 1977, ad ind.; E. Misefari - A. Marzotti, L'avvento del fascismo in Calabria, Cosenza 1980, ad ind.; F. Cordova, Uomini e volti del fascismo, Roma 1980, ad ind.; F. Gaeta, Il nazionalismo italiano, Roma-Bari 1981, ad ind.; I nazionalisti, a cura di A. D'Orsi, Milano 1981, ad ind.; F. Perfetti, Il movimento nazionalista in Italia, Roma 1984, ad ind.; M. Missori, Gerarchie e statuti del PNF, Roma 1986, ad ind.; F. Perfetti, Il sindacalismo fascista, I, Dalle origini alla vigilia dello Stato corporativo, Roma 1988, ad ind.; E. Stancati, Cosenza e la sua provincia dall'Unità al fascismo, Cosenza 1988, ad ind.; L. Mercuri, L'epurazione in Italia: 1943-1948, Cuneo 1988, ad ind.; V. Cappelli, Il fascismo in periferia: il caso della Calabria, Roma 1992, pp. 18 s. (con bibl. alle pp. 163 s.); A. Roccucci, Roma capitale del nazionalismo (1908-1923), Roma 2001, ad ind.; Da Oriani a Corradini: bilancio critico del primo nazionalismo italiano, a cura di R.H. Rainero, Milano 2003, ad ind.; F. Cordova, Il fascismo nel Mezzogiorno: le Calabrie, Soveria Mannelli 2003, ad ind.; E. Gentile, La Grande Italia: ascesa e declino del mito della nazione nel XX secolo, Roma-Bari 2006, ad ind.; J. Lattari Giugni, I parlamentari della Calabria: dal 1861 al 1967, Roma 1967, pp. 326-329; Repertorio biogr. dei senatori dell'Italia fascista, a cura di E. Gentile - E. Campochiaro, Napoli 2003, sub voce.