De Zolt, Maurilio
Italia • San Pietro di Cadore (Belluno), 29 settembre 1950 • Specialità: sci nordico, fondo
È stato il il fondista più anziano a vincere le Olimpiadi: quando è entrato in nazionale aveva già ventisette anni; quando ne è uscito con l'oro olimpico ne aveva quarantaquattro. Nel mondo del fondo, non solo quello italiano, Maurilio De Zolt ancora oggi è un personaggio quasi leggendario. Nel fondo, specialmente in una gara come la staffetta, contano moltissimo doti come lo scatto e i cambi di ritmo, che naturalmente con l'avanzare dell'età tendono ad appannarsi. Salvo eccezioni.
Atleta versatile, da amatore si è cimentato anche nella corsa e con la bicicletta, con prestazioni sempre sorprendenti. Eppure aspetto fisico e movenze non ricordano lo stereotipo del grande atleta: minuto, dallo stile un po' approssimativo, si guadagna il nomignolo di Grillo, ma fatica a imporsi, non impressiona i tecnici presenti. A credere in lui c'è solo Stelio Busin, tecnico del Centro federale del Comelico, che diventa il suo primo allenatore e lo inserisce nella squadra dei Vigili del Fuoco. A ventiquattro anni si sposa con Maria Luisa, che gli darà tre figli (Luca, Tiziana e Michela) e che avrà una parte importantissima nella sua vita di atleta. Per tre anni consecutivi Maurilio si segnala come primo frazionista della staffetta 4x10 km agli assoluti, riesce a farsi un nome, è considerato uno dei migliori fondisti italiani, e nonostante qualche pregiudizio sull'età ormai troppo avanzata per entrare in nazionale si rivela nel tempo un vincente. Alle Olimpiadi, ai mondiali e in Coppa del mondo si guadagna spesso almeno una medaglia.
La più esaltante è sicuramente quella d'oro della staffetta alle Olimpiadi del 1994, a Lillehammer, di fronte a decine di migliaia di spettatori, quando solo pensare di schierarlo in questa gara sembrava una pazzia. Grinta, carattere, combattività e quel gran cuore che era solito buttare nella mischia avrebbero ovviato alle carenze di stile. Quel 'lancio' di Lillehammer, in pratica, ha riportato De Zolt agli albori della carriera, quando per lui la prima frazione era d'obbligo. Oggi si può affermare che De Zolt ha contribuito a far uscire il fondo italiano da una crisi che si trascinava da una decina d'anni e che sembrava irreversibile. Una marcia lenta ma progressiva verso il podio. Due Mondiali (Lahti 1978 e Oslo 1982) e due Olimpiadi (Lake Placid 1980 e Sarajevo 1984) di assestamento e di conquista di posizioni sempre più dignitose, poi finalmente arrivano le prime medaglie (bronzo nella 15 km e argento nella 50 km e nella staffetta) nel 1985 a Seefeld (Austria), in un Mondiale un po' anomalo dal punto di vista della tecnica perché è il momento in cui il passo pattinato comincia a soppiantare l'alternato, non c'è ancora una precisa distinzione fra le due tecniche e ognuno scia come preferisce. I nostri fondisti approfittarono di tale momento di transizione perché, dopo gli svizzeri, erano stati i primi ad allenarsi con la nuova tecnica, rifiutata invece dai nordici che la giudicavano una sorta di inquinamento dei canoni tradizionali del fondo. De Zolt, che pure all'inizio aveva avuto grossi problemi con la nuova tecnica, è il primo azzurro a conquistare una medaglia: terzo nella 15 km. Con la staffetta un altro salto avanti: è argento.
"Il mio pubblico mi aiuta a continuare, a superare le difficoltà, a farmi dimenticare l'età che ho sulla carta di identità" ha sempre detto. De Zolt vincerà poi l'oro nella 50 km al Mondiale di Oberstdorf, nel 1987: fa una corsa di testa dal principio alla fine, senza la minima flessione. Questa medaglia premia dieci anni di duro lavoro, di allenamenti di un'intensità tale da fiaccare chiunque non avesse avuto le stesse motivazioni, la voglia di migliorarsi sempre, di dimostrare che a fare la differenza non sempre sono lo stile e la statura.
L'oro di Oberstdorf è solo un'altra tappa di una carriera che qualcuno vorrebbe fargli chiudere, ma De Zolt continua. Altri successi nei campionati assoluti, fino a totalizzare complessivamente 19 titoli. Tutti in gare individuali: quattro 15 km, cinque 30 km, e ben dieci 50 km. La chiusura è con la staffetta di Lillehammer. *