ERZBERGER, Matthias
Uomo politico, nato a Buttenhasen (Württemberg) il 20 settembre 1875, morto a Griesbach (Baden) il 26 agosto 1921. Laureatosi in diritto costituzionale e in economia sociale, divenne redattore di varî giornali cattolici, e fu eletto al Reichstag nel 1905. Al parlamento, nel partito del centro, avversò fieramente l'amministrazione coloniale del Dernburg (1905-1906) e contribuì a provocare la rottura fra il cancelliere Bülow e il centro. All'inizio della guerra mondiale approvò il programma massimo dei nazionalisti e dei capi militari; ma si distaccò poi da essi, volgendosi a favorire ogni iniziativa mirante a una pace di conciliazione. Come rappresentante del centro cattolico, E. intraprese durante la guerra varî viaggi all'estero (Austria e stati neutrali), fu anche a Roma nella primavera del 1915 e vi rimase poi in qualità di addetto onorario presso l'ambasciata del principe Bülow. Insieme con questo l'E. avea chiaramente compreso che l'Italia si preparava a far valere con la partecipazione alla guerra le proprie aspirazioni e si adoperò perché da Vienna si cedesse. Interessanti sono le conversazioni che al tempo stesso egli aveva in Vaticano, e che miravano, in caso di vittoria germanica, a ricostituire, in forma ridotta, il potere temporale dei papi. Di tale attività l'E. stesso ha lasciato esplicite memorie nel volume Erlebnisse im Weltkriege (Stoccarda 1920). Tra i primi, nel luglio 1917, egli osò mettere in dubbio l'efficacia risolutiva della guerra a oltranza dei sommergibili, e ottenne che il centro votasse una risoluzione per la pace, attirandosi sin d'allora l'odio dei nazionalisti e dei pangermanisti. Per giustificarsi, egli diede lettura ai dirigenti del suo partito del memoriale segreto, che il conte Czernin aveva scritto per l'imperatore Guglielmo, sull'impossibilità, per l'Austria, di continuare la guerra. Il fatto che notizia di questo documento confidenziale giunse nel campo nemico, fece tacciare l'E. di tradimento. Nondimeno, egli riuscì ad avere parte importante nella caduta di Bethmann-Hollweg (1917), ma vane furono le sue insistenze affinché i successori di lui, per facilitare il buon esito della mozione papale a favore della pace, precisassero gli scopi di guerra della Germania e si pronunciassero, in specie, sullo sgombero del Belgio. Anche l'autonomia dell'Alsazia-Lorena e la costituzione di un regno lituano sotto il cattolico duca di Urach furono propugnate dall'E., che, con l'avvento al cancellierato del principe Max di Baden, fu nominato ministro senza portafogli e incaricato della stampa. Nel novembre 1918 il governo socialista Ebert-Haase lo incaricò di presiedere la delegazione germanica per l'armistizio, che, nel bosco di Compiègne, dovette accettare le dure condizioni dettate da Foch. Capo del centro cattolico, egli orientò il partito verso sinistra, rendendo così possibile la coalizione di governo, che accettò il trattato di pace. Ministro senza portafogli nel primo governo parlamentare Scheidemann, E. fu nominato ministro per le Finanze nel giugno del 1919 (ministero Bauer). Attuò in tale qualità importanti riforme finanziarie e tributarie, ma si creò nuove inimicizie. Gli attacchi di K. Helfferich lo indussero a sporgere querela (1920): il Helfferich fu condannato, ma il tribunale dovette constatare che l'E. si era valso "della propria influenza politica a scopi affaristici", sicché egli fu costretto a dimettersi. Dopo essere scampato a un primo attentato, fu ucciso da due ex-ufficiali, a Griesbach, mentre si apprestava a riprendere l'attività parlamentare, dalla quale una deliberazione del partito l'aveva temporaneamente sospeso.