PARKER, Matthew
Nato a Norwich il 6 agosto 1504 da famiglia di commercianti, morto a Lambeth nel maggio del 1575. Conseguì il grado accademico di baccelliere nel 1525 e divenne prete e fellow del Corpus Christi College nel 1527. Nonostante le sue relazioni d'amicizia in quel tempo con Hugh Latimer e gli altri "riformatori di Cambridge", P. fu prima di tutto uno studioso e non condivise, del tutto i loro sentimenti luterani. D'altro canto i suoi lunghi studî sulla storia della chiesa primitiva lo rendevano propenso ad assumere un atteggiamento critico verso certe pretese papali, ciò che lo condusse a quell'anglicanismo della via di mezzo, del quale egli doveva essere più tardi l'esponente. Da principio si era dedicato interamente alla vita universitaria, ma la sua fama di predicatore popolare gli procurò nel marzo 1535 la nomina a cappellano di Anna Bolena. Nello stesso tempo gli fu conferito il decanato di S. Giovanni Battista a Stoke-by-Clare, una trentina di km. distante da Cambridge. Egli visse colà felicemente finché nel 1547 non fu soppresso il collegio: era già stato nominato dottore in teologia nel 1538, magister del Corpus nel 1544 e vicecancelliere dell'università di Cambridge nel 1545; ufficio questo turbato da dissensi col vescovo Gardiner.
Durante il regno di Edoardo VI il suo protestantismo si accentuò rapidamente, e nel 1547, appena fu reso legittimo il matrimonio degli ecclesiastici, egli sposò Margaret Harlestone, figlia d'uno zelante riformatore. Il rispetto e l'affezione che P. nutrì verso di lei e la sua amicizia col teologo tedesco Butzer influirono indubbiamente sulla sua posizione religiosa; ma contemporaneamente nella sua opposizione alla vendita delle proprietà ecclesiastiche egli conservò il suo atteggiamento indipendente. Nel 1552 P. divenne decano di Lincoln.
Quantunque la sua adesione a Northumberland e a lady Jane Grey alla morte di Edoardo VI possa essere stata semplicemente nominale, la sua condotta in quella crisi mostra che in politica le sue idee non erano così chiare come in religione. Durante il regno della regina Maria egli visse appartato, contento di avere potuto riprendere i suoi studî.
Quando Elisabetta salì al trono, P. fu nominato arcivescovo di Canterbury il 10 agosto 1559. Senza esperienza né abilità pratica egli poteva contare al suo attivo la sua sincerità, la sua dottrina e la sua moderazione.
La consacrazione di P., da parte d'una commissione reale, fu la prima dimostrazione pratica della pretesa della regina alla supremazia ecclesiastica, e parecchi vescovi rifiutarono di officiare. La cerimonia fu eseguita con decoro e P. ne lasciò una relazione particolareggiata per servire in future occasioni. Immediatamente egli istituì una visita metropolitana per riformare lo stato della chiesa e fece quanto poté per frenare la rapacità della regina.
Malgrado ciò e malgrado l'avversione di lei al suo matrimonio, essi si comprendevano reciprocamente e lavoravano amichevolmente. P. desiderava organizzare e disciplinare la chiesa anglicana sulle basi della chiesa primitiva e richiamò in vita i poteri della Convocation (assemblea degli ecclesiastici) che nel 1562 rivedette gli articoli di religione, ridotti a 39.
L'atteggiamento teologico di P. si manifesta nella sua sfiducia delle definizioni e nelle spiegazioni elaborate e nell'accentuazione dell'importanza dell'eucaristia come mezzo di grazia. Egli sosteneva una "decorosa mediocrità" nel cerimoniale e, nel dogma, il "fondarsi sulla dottrina apostolica e i puri tempi della chiesa primitiva".
Gli ultimi anni di P. furono spesi non a giustificare la rottura con Roma, che fu completata col rifiuto di Elisabetta di mandare delegati al Concilio di Trento, ma nel trattare con l'ala sinistra della sua chiesa, nella famosa controversia dei vestiti, e poi sulla questione dei profetizzamenti. Nel gennaio 1565 la regina scrisse a P. deplorando "la diversità e varietà dei vestiti usati nella celebrazione dell'eucaristia" ma rifiutò di promulgare degli atti ufficiali. P. invece emanò gli Advertisements, circa il modo di vestire in tale funzione. Ne seguì una lunga polemica, e P. ebbe a disputare con i puritani, capitanati da Thomas Cartwright a Cambridge. La controversia s'inasprì durante i suoi ultimi anni, amareggiandogli la vita, rattristata dalla perdita della moglie nel 1570. Riunioni non ufficiali del partito puritano, conosciute col nome di "profetizzamenti", furono soppresse ad istigazione della regina. P. passò gli ultimi suoi anni nella tristezza e morì consapevole di non essere riuscito a creare un compromesso vitale.
Bibl.: W. M. Kennedy, Archbishop Parker, Londra 1908; Correspondence M. P., ivi 1853.