DEVARÌS, Matteo (Matteo Greco o Matteo di Bari)
Nacque a Corfù intorno al 1505 da famiglia che professava il rito latino.
Ad appena otto anni fu condotto a Roma da Giano Lascaris o da Marco Musuro, incaricati da Leone X di raccogliere una dozzina di fanciulli in vari luoghi della Grecia per condurli ad istruirsi a Roma, al collegio greco del Quirinale, del quale lo stesso Lascaris aveva promosso la fondazione (il papa, in una lettera del 6 ag. 1513 a Marco Musuro, lo pregava di concertarsi coi Lascaris a quello scopo). Nel collegio il D. ebbe come compagni Nicola Sophianos, Cristoforo Kondoleon e Costantino Rhallis; gli insegnanti erano Lascaris, che in seguito fu anche rettore, e Musuro per l'antichità greca, Benedetto Lampridio di Cremona per il latino. Il collegio aveva anche una sua tipografia, che stampò una decina di opere greche, per lo più a cura di Lascaris, con la dicitura: "Romae, in Gymnasio Mediceo ad Caballinum montem". Il D. rimase in contatto col Lascaris anche dopo aver lasciato il collegio, che peraltro dopo la morte di Leone X cominciò a manifestare segni di decadenza: il Vat. gr. 1412, un carnet di viaggio del Lascaris, fu in possesso del D., e nel Vat. gr. 1414 si trova un catalogo dei manoscritti greci di Lascaris scritto dal Devaris. Molti di quei manoscritti giunsero in seguito a Fulvio Orsini, probabilmente proprio tramite il Devaris. Morto il Lascaris nel 1534, un altro gruppo di suoi manoscritti passò alla biblioteca del cardinale Niccolò Ridolfi; quest'ultimo aveva riunito attorno a sé parecchi eruditi greci, tra i quali Rhallis e Sophianos, e al suo servizio entrò intorno al 1535 anche il Devaris. Ridolfi, oltre a valersi di lui per la spiegazione dei classici greci, lo nominò responsabile della sua biblioteca di cui il D., insieme con il Sophianos, redasse il catalogo.
Tale biblioteca, formatasi ed ingranditasi grazie alle cure prima del Lascaris, poi del D. e del Sophianos, fu acquistata il 9 marzo 1553 dal fiorentino Lorenzo Strozzi e pervenne in seguito, per la maggior parte, alla Bibliothèque nationale di Parigi. Del catalogo redatto dal D., che descriveva 618 codici greci e 127 latini, sembra perduto l'originale, ma esistono una copia (Paris. gr. 3074) ed una prima stesura autografa di mano del D. (cod. C. 46 della Biblioteca Vallicelliana di Roma). L'indice completo della biblioteca si trova pure in un'altra copia, scritta verso la metà del XVI sec. circa (Vat. gr. 1567) non di mano del Devaris.
Dal 1540 in poi il D. fu in corrispondenza con Angelo Colocci (alcuni biglietti di quest'ultimo con le risposte autografe del D. si trovano nel Vat. gr. 4105, ff. 55-59). Dopo aver collaborato nel 1535 con la Biblioteca Vaticana per il restauro di alcuni codici greci affidatogli da Paolo III, nel maggio 1541 il D. ottenne la nomina a correttore dei manoscritti greci di tale biblioteca, con il salario di 10 ducati che iniziarono a venirgli versati il 3 agosto dello stesso anno dalla Camera apostolica.
Nel gennaio 1545 il D. si trovava a Venezia, come risulta dalla lettera dedicatoria che Nicola Sophianos premise ad una sua edizione di Plutarco stampata in quell'anno, e forse vi si trovava ancora nel 1549, data di una lettera del D. al patriarca ecumenico Dionigi II nella quale si parla del metropolita di Cesarea Metrofane (Londra, British Library, Harley 5654), che si recò a Venezia appunto in quell'anno.
Nel 1550 il D. pubblicò a Roma, per le stampe di Antonio Blado, la Tabula, seu Index facillimus et utilissimus eorum, quae in Commentariis Eustathii in Iliade et Odysseam continentur, opera compilata con grande cura e pazienza alla quale lavorava sin dal 1535, ristampata poi a Lipsia nel 1828, fino ad oggi utilissima per consultare l'imponente lavoro di Eustazio.
Morto il Ridolfi durante il conclave che portò all'elezione di Giulio III (1550), Camillo Colonna affidò al D. l'incarico di istruire nelle lettere greche il figlio Marcantonio, futuro cardinale. Il D. rimase a lungo con il Colonna (tre anni secondo le fonti, ma ciò non concorda con il seguito degli avvenimenti della vita del D.; forse aveva iniziato prima quest'ufficio, oppure insegnò al Colonna per un solo anno o poco più), prima a Roma e poi a Pisa, finché il Colonna partì per Padova per specializzarsi in filosofia, mentre il D. tornò a Roma per non venir meno al suo incarico di correttore nella Biblioteca Vaticana.
Nel 1551 il D. entrò al servizio del cardinale Alessandro Farnese, presso il quale si riunivano molti eruditi, tra i quali Fulvio Orsini, Marcello Cervini, Annibal Caro, Giambattista Possevino, Girolamo Mercuriale e altri. Nel 1552, insieme con il nipote Pietro, che aveva fatto venire da Corfù, accompagnò il cardinale nel viaggio da lui compiuto alla legazione d'Avignone. Ivi rimase, sempre insieme con il nipote, per tutto il tempo del soggiorno del cardinale alla corte di Francia, occupandosi dell'amministrazione della legazione. Ricevette nel frattempo alcuni benefici nel Contado Venassino (un vicariato ed una cappellania). L'attività del D. ad Avignone è documentata da alcune lettere scritte al cardinale Farnese e al suo segretario Francesco Gherardini. In esse il D. si lamenta spesso dei debiti dai quali era gravato, mentre nell'ultima (13 gen. 1554) prega il cardinale di assumere al suo servizio anche il nipote Pietro. Nel settembre 1554 il D. rientrò a Roma, poco dopo il cardinale Farnese, che lo ospitò in un modesto alloggio a palazzo Farnese, insieme con il nipote. Presso il Farnese si trovava pure un altro greco, copista, tale Giovanni: forse si trattava di Giovanni Onorio d'Otranto, o da Maglie, scrittore greco alla Biblioteca Vaticana dal 1535 al 1562.
In questi anni il D. iniziò ad occuparsi della traduzione dei decreti del concilio di Trento e del catechismo, oltre che della correzione dei decreti del concilio di Firenze che veniva pubblicato allora in greco per la prima volta. Lo scopo di tali lavori era la diffusione di quegli insegnamenti anche tra i cristiani di rito greco, interpretando i desideri di Gregorio XIII, come afferma lo stesso D. alla p. 140 dell'edizione del concilio di Trento. Tale versione, Canones, & Decreta Sacrosancti Oecumenici Synodi Tridentini ... e latino in graecum conversa ... editaque iussu Gregorii XIII, fu pubblicata postuma (Romae 1583) a cura di Pietro Devaris e con la supervisione del cardinale Guglielmo Sirleto e di Fulvio Orsini. La redazione principale della traduzione fu affidata al D., come testimonia la copia contenuta nel Vat. gr. 1330, che è interamente di sua mano, e che, corretta da Orsini, servì per la stampa. Il 29 ott. 1583 Fulvio Orsini mandò al card. Farnese le bozze di tale versione del Concilio "tradotto da M.r Matteo et riveduto da me, che doveranno cominciarsi fra otto giorni a stampare".
Altra opera del D. uscita postuma, sempre a cura del nipote, è un lavoro sulle particelle della lingua greca, Liber de graecae linguae particulis, stampato a Roma nel 1588 da Francesco Zanetti; nella dedica ad Alessandro Farnese Pietro traccia un ampio resoconto della vita di suo zio, nel quale tra l'altro si trova un elenco degli eruditi che avevano frequentato o frequentavano la casa del cardinale. L'opera fu ristampata a Lipsia nel 1778.
Il D. compose inoltre numerosi epigrammi greci indirizzati a papi, ai suoi protettori e ad eruditi suoi amici; essi si trovano, in parte, nel Vat. gr. 144, dove pure si trovano due sue lettere, ad Angelo Vergezio del 1556 e ad Ermodoro Lestarchos del 1564.
Nel 1562 Pio IV dette di nuovo una veste ufficiale alla carica di correttore greco della Biblioteca Vaticana, e nominò ancora il D.; il breve di nomina (8 genn. 1562) stabiliva i compiti del correttore, che consistevano nella verifica ortografica e grammaticale dei codici greci copiati dagli scrittori, che peraltro erano uomini di provata esperienza (tra essi il già citato Giovanni Onorio da Maglie, Viviano Brunori, Emmanuel Provataris e Francesco Syropulos).
Il buon senso suggerì al D. di contrassegnare sempre le sue correzioni e congetture con una sigla. Nel Vat. gr. 1338, un Sesto Empirico, ai ff. 454-455 del secondo volume il D. tentò di colmare una lacuna restituendo il testo greco da una traduzione latina. Altri codici corretti dal D. furono, fra gli altri, i Vat. gr. 398, 484, 589, 621, 627, 693, 728, 1204, 1338.
Nel breve di nomina era indicato che l'incarico sarebbe stato vita natural durante; peraltro, con un altro breve del 24 genn. 1565, Pio IV abolì la carica e attribuì i compiti del D. ad Onofrio Panvinio; la delusione del D. per la rimozione dall'incarico fu compensata quattro mesi dopo da un nuovo ordine di Pio IV alla Camera apostolica di ridare al D. lo stipendio "absque ulla prorsus retentione". La provvisione gli fu poi tolta di nuovo intorno al 1566 da Pio V, che teneva in scarso favore gli ellenisti, e il D. si adoperò più volte per riottenerla (31 ag. 1566, lettera in suo favore del cardinale Farnese a Guglielmo Sirleto; 17 luglio 1572, supplica del D. al cardinale Farnese). Il 16 dic. 1570 il Farnese ottenne la nomina del D. a beneficiario del capitolo di S. Pietro, e in tale data gliene diede egli stesso l'investitura (Arch. di S. Pietro, H. 59b, f. 71 e H. 59 c, f. 23).
Nell'Archivio di Stato di Parma, nella corrispondenza dei Farnese (cartone G) si trovano una serie di lettere del D. sempre al cardinale Alessandro, firmate "Matteo Greco"; l'ultima di esse è del 1572.
Il D. morì a Roma il 13 giugno 1581 (Ambros. D.423; lettera di Fulvio Orsini a Giovanni Vincenzo Pinelli).
Il giorno seguente il nipote Pietro rivolse una supplica al papa per ottenere il posto di correttore (lavoro che già eseguiva senza compenso); il 29 giugno Pietro venne nominato scrittore greco della Biblioteca Vaticana, nello stesso giorno in cui era nominato correttore Fulvio Orsini. Quest'ultimo inviò il 26 luglio 1581 una lista delle opere del D. e dei suoi manoscritti a Giovan Vincenzo Pinelli (Ambros. D. 423 inf.). Nel 1592 Pietro venne nominato anche scrittore latino, su ordine del probibliotecario cardinale Ascanio Colonna (2 sett. 1592). Pietro morì il 6 febbr. 1593.
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