MASSENZIO (M. Aurelius Valerius Maxentius)
Imperatore romano, figlio di Massimiano Erculio e di Eutropia, d'origine siriaca. Non è conosciuta la data di nascita, ma doveva superare di alcuni anni la trentina nel 312, al momento della famosa battaglia di Ponte Milvio, che gli costò la vita. Da Valeria Massimilla, figlia di Galerio, ebbe il figlio Romolo, morto giovinetto nel 309. S'impadronì del potere e fu proclamato imperatore nel 306. Sebbene non condannato alla damnatio memoriae, M. non appare in nessun monumento ufficiale e la sua immagine non risulta, o non si è conservata, sui monumenti che illustravano la battaglia di Ponte Milvio (l'Arco di Costantino; l'affresco nella basilica oggi distrutta di S. Andrea sull'Esquilino, pubblicato da De Rossi; un rilievo marmoreo del museo di Algeri, ecc.). I testi antichi e resti epigrafici testimoniano, invece, la presenza di numerose effigi di M. erette in suo onore; secondo Zosimo (Hist., 11, 12, 15; anche Aur. Vict., Lib. de Caes., 40) non poche furono spedite in Oriente, tra le quali una a Massimino Daza (Lact., 43, 3), un'altra, con globo d'oro nella mano, fu vista ancora nel 363 da Ammiano Marcellino (xxv, 10, 2), e ancora un'altra, pare, equestre fu trasportata a Costantinopoli da Costantino, ma presto tolta per manifestazioni d'adorazione prestatele dai pagani, suoi partigiani (G. Codinus, 169). Tra le immagini attribuite a M. dagli studiosi moderni, nessuna ha trovato conferma o qualche solido fondamento (busto del museo di Mantova, 241; busto velato del Museo Torlonia, 525; testa di Dresda, 172; testa di Stoccolma, 57).
Le tinte fosche che usano i panegiristi e gli storici antichi, favorevoli a Costantino, per descrivere l'aspetto fisico e morale di M., non devono essere prese alla lettera. Le sue monete, sebbene non abbiano un tipo definito e rivelino un aspetto privo di forza volitiva e di vigore, appaiono con espressione meno brutale e plebea della maggior parte dei sovrani contemporanei. Sulle effigi frontali di conio ostiense si accentuano, inoltre, le particolarità fisionomiche (mollezza dei tratti, sguardo strabico e labbro pendente) di cui parla il cronista bizantino Malalas (xiii, 312, 8) e il tipo del volto non latino, osservato dagli scrittori contemporanei (Anon. Vales., 4, 12; Epit., 40, 14) dovuto certo alla madre siriaca, da cui doveva ereditare anche i capelli crespi, sui quali insiste lo stesso Malalas, ma che non risultano sulle monete conosciute.
I capelli ricciuti, invece, come altre particolarità fisionomiche ricordate dal cronista bizantino, si notano in una statua-ritratto, nelle vesti di pontefice massimo, rinvenuta nel 1939 nel collegio degli Augustali ad Ostia. Oltre alle vicende storiche e locali che appoggiano questa identificazione, la statua in questione s'inquadra stilisticamente nel primo quindicennio del IV sec. d. C., affine tipologicamente alle immagini costantiniane inserite nei tondi adrianei sull'Arco di Costantino, e nel trattamento plastico del volto segue lo stile di transizione tra l'epoca della tetrarchia e quella costantiniana; (per edifici costruiti sotto M., v. roma).
Bibl.: Groag, in Pauly-Wissowa, XIV, 1928, c. 2147 ss.; E. De Ruggiero, Il Foro Romano, Roma 1904, p. 488 s.; J. Maurice, La Numismatique Constantinienne, I, Parigi 1909, pp. LXV ss.; 82; 263-283; G. Castelfranco, L'arte della moneta nel tardo Impero, in La Critica d'Arte, 1937, p. 12 ss. Pittura di S. Andrea: G. B. De Rossi, in Bull. Arch. Crist., 1871, pp. 27 s.; H. P. L'Orange, Zum spätant Kunstschmuck d. Konstantinsbogens, p. 365 s., tav. 41 b, 45. Rilievo di Algeri: G. Doublet, Mus. de l'Algérie (1890), p. 42. Ritratti attribuiti a Massenzio: H. P. L'Orange, in Strena Rudberiana, p. 39 s., fig. 2: F. Poulsen, in Rev. Arch., 1932, p. 72 s. Statua di Ostia: R. Calza, Una statua imperiale del IV sec. nel Mus. Ost., in Bull. Com., 1949, pp. 83 ss.