MASCHERONE
. Elemento ornamentale d'opere architettoniche, costituito da protome umana o d'animale lavorata a rilievo; talora è inserito in un fregio, talora solo.
Tale elemento ornamentale appare fin dai tempi antichissimi nell'architettura dell'Estremo Oriente e in quella egiziana. L'uso di mascheroni decorativi è anche manifesto nelle opere architettoniche degli antichi abitatori dell'America Meridionale precolombiana.
Alla civiltà architettonica del bacino del Mediterraneo l'uso d'inserire mascheroni derivò dall'antica Grecia. L'antica maschera preellenica usata nei riti di esorcismo, che aveva dato luogo al mito di un mostro, cui quella testa apparteneva, e di un eroe che gliel'aveva tagliata, continuò ad essere adoperata come ornamento di elementi architettonici o di molti oggetti. Si ritrassero mostruose teste di Gorgoni negli acroterî, nelle antefisse dei templi (sec. VII-VI) e sulle mura delle città (mura ciclopiche presso Argo). Ma oltre il volto della Gorgone, nelle costruzioni del periodo greco arcaico s'incontrano anche protomi di animali (bellissime quelle leonine del tempio d'Imera) e maschere tragiche, dalle quali è derivato il nome all'elemento decorativo stesso. Si ricordano anche le maschere di divinità fluviali applicate alle fontane, nelle quali l'acqua scorreva dalla larga bocca. Mascheroni si trovano spessissimo anche negli arredi greci giunti fino a noi, per esempio nelle anse dei vasi di terracotta o di metallo cesellato, nei piedi dei candelabri e dei tripodi, negli spigoli delle lettiere, nei braccioli delle sedie, e così via.
Anche gli Etruschi usarono spesso mascheroni per decorare le loro architetture. Nelle antefisse del tempio, forse di Apollo, a Veio, vediamo teste di Gorgoni nelle quali si manifesta appieno la potenzialità dell'arte etrusca con la sua peculiare tendenza "ad accentuare la corporeità delle forme ed a sforzare con tinte caricate ciò che è orrido o mostruoso". Appartengono alla metà circa del sec. IV a. C., anche due teste demoniache con un'espressione d'implacabile e beffarda crudeltà, provenienti dai dintorni d'Orvieto e ora conservate in quella città nel Museo Faina. La porta di Volterra ha la chiave e le spalle dell'arco decorate con teste, forse ricordo dell'uso di recidere il capo al nemico vinto, e di esporlo a guisa di trofeo sulla porta della città.
Anche i Romani usarono spessissimo protomi umane e d'animali o maschere tragiche per decorare le architetture, i sarcofagi, i basamenti delle statue, gli arredi domestici. Nel Museo Vaticano e in quello Capitolino esistono grandi mascheroni femminili del periodo traianeo. E i Romani, riprendendo l'uso etrusco, decorarono molto spesso le chiavi degli archi con protomi umane.
Nell'alto Medioevo, quando la figura fu completamente, o quasi, bandita dal campo della plastica, non si scolpirono più mascheroni. Ma nell'età romanica, quando risorge la volontà di esprimersi, anche plasticamente, in termini concisi e netti, in valori di volume e di spazio, figure d'esseri umani, d'animali, di mostri tornano ad apparire nelle decorazioni architettoniche. Tra queste immagini, molte possono essere definite quali mascheroni, riflettenti anche modelli classici. Nel periodo gotico, arricchendosi le architetture sempre più d'ornati e d'immagini scolpite, nei doccioni, nelle chiavi degli archi, nei pennacchi delle arcate, nei capitelli, nei fregi appaiono mascheroni dalle più strane fogge.
Quando poi, nei secoli XV e XVI, i modelli classici vennero studiati con una maggiore adesione alle forme, nei fregi architettonici riapparvero i mascheroni riproducenti quelli già proprî dell'antico repertorio decorativo. Queste forme furono ripetute soprattutto nelle candelabre e nelle formelle, condotte con mirabile tecnica di sottile rilievo da scultori toscani e lombardi (monumenti Basso e Sforza di A. Sansovino in Santa Maria del Popolo a Roma); talvolta furono trasfigurate dalla fantasia dei nuovi artisti (base della statua del Perseo di Benvenuto Cellini).
Ma già nella prima metà del '500, quando le manifestazioni artistiche esprimono un desiderio quasi di ostentata originalità, un'aspirazione allo strano e al grottesco, i mascheroni decorativi vengono ad acquistare talvolta nuovi aspetti, che possono apparire quasi una riduzione in termini caricaturali dei modelli classici. Di più, mentre durante il primo Rinascimento la figura umana o di animali, quand'era elemento decorativo dell'architettura, era rimasta delimitata, circoscritta entro lo scomparto a essa assegnato, nella seconda metà del '500 e poi nel '600 essa può divenire un elemento funzionale dell'organismo architettonico. Ciò è indizio d'una libertà nuova che si riflette in tutto il campo della decorazione plastica nell'architettura. Allora i mascheroni, che fino a quel tempo erano sempre apparsi come elemento decorativo, poterono acquistare nuova importanza, quasi una propria autonomia nel campo dell'architettura. Senza elencare qui gl'innumerevoli esempî che l'architettura europea del Cinquecento e dell'età barocca ci offre di mascheroni, che nei prospetti delle fontane, in timpani, sottarchi e frontoni sono il fulcro o l'elemento dominante di un insieme architettonico-decorativo, basterà rammentare le gigantesche facce di mostri della casa romana di F. Zuccari (via Gregoriana) che con le loro bocche spalancate costituiscono il vano di porte e finestre.
V. tavv. CXIII e CXIV.