CARNEFICE, Martinello (Martino)
Nato a Napoli nel primo quarto del sec. XV, si sposò con una Candida Forina o de Forina di Napoli, dalla quale ebbe almeno due figli, Vincenzo e Giovanni, il primo dei quali è ricordato insieme ai genitori in una Locatio inperpetuum del 18 aprile del 1486 (Arch. di Stato di Napoli, Prot. di C. Malfitano, 1485-86, c. 142v). La prima notizia che abbiamo del C. risale al 1465, quando fu nominato, alla riapertura dello Studio napoletano ad opera di Ferdinando I d'Aragona, bidello insieme con Luca Mancho; conservò quell'incarico con stipendio mensile di due ducati per ventidue anni.
Come nella tipologia tradizionale dei bidelli di Studio e come in seguito i figli ed il nipote, il C. cumulò con quell'ufficio la professione di libraio. Libraio era nel periodo eroico della tipografia chi esercitava qualunque professione che fosse in relazione con i libri: amanuense, negoziante di carta e pergamena, venditore di libri, bibliotecario, editore; e il C. fa libraio non solo nell'accezione più immediata di venditore, ma anche in quella di editore. Fece stampare infatti a sue spese nel 1472 da Sisto Riessinger, pioniere insieme con Gutenberg dell'arte tipografica (che per primo, a quanto risulta, introdusse a Napoli), l'Apparatus seu lectura super constitutionibus Regni di Andrea da Isernia. Il C. seguì molto da vicino il lavoro e si preoccupò che il volume riuscisse perfetto, facendolo rivedere per due volte da Piero Oliverio, scaltrito correttore del Riessinger. Del proprio impegno di editore il C. volle lasciare testimonianza in tre distici che fece stampare in calce all'incunabolo (Fava-Bresciano, La stampa, II, p. 11 n. 19). Di questa stampa, di cui si conservano due copie nella Bibl. nazionale di Parigi e nella Naz. di Napoli, furono venduti il 5 febbr. 1474 da Tommaso Oliverio cento esemplari al libraio-legatore tarragonese Giovanni Vaglies, per 60 ducati, vale a dire sei carlini a copia (Fava-Bresciano, Appendice I, doc. 2).
Il nome del C. figura come testimone in alcuni atti notarili della terzultima e penultima decade del secolo. Da un documento dell'11 maggio 1471 si apprende che egli vendette al notaio Roberto Incugna da Melfi un messale per dieci ducati; in uno del 24 luglio 1473 compare come testimone in una Cessiodebiti pro Silvestro trara de Neapoli (Arch. di Stato di Napoli, Prot. di F. Russo, 1473-75, c.16v); in un altro del 10 settembre dell'anno 1477 stipula un contratto per il commercio dei libri col nobile Renzo di Laghezza di Monopoli nella persona del figlio Angilberto, studente di legge a Napoli (Fava-Bresciano, Appendice I, doc. 10bis); in un altro infine del 2 nov. 1484 riceve dal re Ferdinando sei ducati "per fare fare li banche deli auditori dove se lege et altre cose necessarie" (Cannavale, doc. 973).
Dopo il 24 dic. 1489, data dell'ultimo documento in cui il C. compare come teste (Arch. di Stato di Napoli, Prot. di M. di Fiore, 1488-89, c. 166r), non si hanno più notizie di lui.
Bibl.: G. G. Origlia, Ist. dello Studio di Napoli, I, Napoli 1753, pp.86, 138, 235 ss.;A. A. Pelliccia, Istituzioni dell'arte critica diplom., I, Napoli 1822, p. 244;L. Delisle, Notes sur les anciennes impress. des classiques latins et d'autres auteurs conservées au XVe siècle dans la librairie royale de Naples, in Mélanges Graux, Paris 1884, pp. 245-96;E. Cannavale, Lo Studio di Napoli nel Rinascimento, Torino-Napoli 1895, ad Indicem;M.Fava - G. Bresciano, La stampa a Napoli nel XV secolo, II, Bibliografia, Leipzig 1912, pp.11 s.; Id., I librai ed i cartai di Napoli nel Rinascimento, in Arch. stor. per le province napoletane, n.s., IV (1918), p. 90; VI (1920), pp. 228-30; XX (1934), pp. 344, 347 s.; Appendice I, docc. 1, 2, 10bis;L. Hain, Repertorium bibliographicum, II, p.519 n. 16.247; Indice generale degli incunaboli delle Biblioteche d'Italia, I, p. 69.