Robson, Mark
Regista cinematografico e montatore canadese, naturalizzato statunitense, nato a Montréal il 4 dicembre 1913 e morto a Londra il 20 giugno 1978. Dopo aver dimostrato il proprio talento nel montaggio di film di Orson Welles e di Jacques Tourneur, come regista incarnò, in seno alla produzione hollywoodiana, l'anima dell'alto artigianato, basata su un'attenta consapevolezza della gestione dei tempi drammatici e della costruzione del racconto. Fu candidato all'Oscar come miglior regista nel 1958 per Peyton Place (1957; I peccatori di Peyton) e nel 1959 per The inn of the sixth happiness (1958; La locanda della sesta felicità).
Lasciò giovanissimo il Canada per trasferirsi insieme alla famiglia negli Stati Uniti. A Los Angeles studiò scienze politiche ed economia presso la University of California e giurisprudenza presso la Pacific Coast University. Iniziò a lavorare nel cinema nel 1932 alla Fox Film Corporation, dapprima come trovarobe e poi come assistente scenografo. Nel 1935 passò alla RKO, dove venne impiegato nella cineteca, nello sviluppo e stampa e infine nel montaggio. Fu con quest'ultimo incarico che partecipò, con funzioni progressivamente sempre più importanti, a tre film di Welles: come assistente (non accreditato) di Robert Wise in Citizen Kane (1941; Quarto potere), come titolare insieme a Wise e a Jack Moss in The magnificent Ambersons (1942; L'orgoglio degli Amberson), come titolare unico in Journey into fear (1942; Terrore sul mar Nero), la cui regia fu firmata da Norman Foster. Venne quindi scritturato dal produttore indipendente Val Lewton, che gli affidò tre horror a basso costo di Tourneur, destinati a entrare nella storia del genere: Cat people (1942; Il bacio della pantera), I walked with a zombie (1943; Ho camminato con uno zombie) e The leopard man (1943; L'uomo leopardo). Lewton incoraggiò R. a esordire come regista, facendogli dirigere una serie di b-movies appartenenti allo stesso filone, The ghost ship (1943), The seventh victim (1943; La settima vittima), Isle of the dead (1945; Il vampiro dell'isola) e Bedlam (1946; Manicomio), tutte opere che hanno le caratteristiche tipiche delle produzioni a basso costo (drammaturgia semplice, assenza di star, tendenza agli effetti forti), ma sono gestite con grande fantasia e con un gusto per la suspense allusiva. Negli anni successivi R. fu influenzato dal Neorealismo e, avvicinatosi al produttore indipendente Stanley Kramer, nel 1949 realizzò due film di grande spessore psicologico che lo fecero apprezzare dalla critica progressista europea: Champion (Il grande campione), di ambiente pugilistico, dal racconto di R. Lardner Jr, e Home of the brave (Odio), dal dramma di A. Laurents, caratterizzato da coraggiosi toni antirazzisti, tinte violente e forte realismo. Si orientò poi verso melodrammi (avventurosi, psicologici, bellici) di buon livello, ma molto più vicini al gusto hollywoodiano, come My foolish heart (1949; Questo mio folle cuore), dal racconto Uncle Wiggily in Connecticut di J.D. Salinger, Return to Paradise (1953; Samoa) e The bridges at Toko-Ri (1954; I ponti di Toko-Ri), entrambi dai romanzi di J.A. Michener; tra essi spicca per qualità l'unica commedia, Phffft! (1954; Phffft e l'amore si sgonfia). Nel 1956 R. diresse Humphrey Bogart in The harder they fall (Il colosso d'argilla), dal romanzo di B.W. Schulberg, un'altra impietosa rappresentazione del mondo della boxe, che si può considerare il risultato migliore della sua carriera di regista. In seguito realizzò diverse opere ad alto budget e di sicuro rendimento, tratte da romanzi di successo e talvolta da lui prodotte in prima persona: The inn of the sixth happiness, da The small woman di A. Burgess; From the terrace (1960; Dalla terrazza), da J.H. O'Hara; lo 'scandaloso' Peyton Place, da G. Metalious; The prize (1963; Intrigo a Stoccolma), da I. Wallace; Von Ryan's Express (1965; Il colonnello von Ryan), da D. Westheimer; Valley of the dolls (1967; La valle delle bambole), da J. Susann, con cui fece rivivere le atmosfere di Peyton Place e ne rinnovò il successo. Dopo alcuni film minori a basso costo, Earthquake (1974; Terremoto) rappresentò per lui una rivisitazione delle produzioni artigianali di Lewton.
Per motivi di salute rimase lontano dal cinema fino alla metà degli anni Settanta, quando vi tornò come produttore e regista dello sfortunato Avalanche express, dal romanzo di C. Forbes, saga spionistica portata a termine da Monte Hellman: R. infatti morì d'infarto prima di aver messo mano alla postproduzione e il film uscì postumo nel 1979.