AZARI, Mario Vittorio Giuseppe
Nacque a Pallanza il 14 genn. 1861. Orientatosi verso gli studi scientifici, fu allievo del fisico G. Ferraris, e, nel 1883, si laureò nella Scuola di ingegneria di Torino. Dopo aver lavorato fino al 1890 alla costruzione della rete ferroviaria dell'Italia meridionale, l'A. si dedicò poi interamente allo studio ed alle applicazioni dell'idroelettricità. Acceso di grande entusiasmo per il suo lavoro, ne propagandò in tutta Italia l'utilità e gli intenti, indicendo coi suoi mezzi conferenze e convegni di studio; tuttavia, non avendo incontrato in patria fiducia e comprensione, egli all'inizio della prima guerra mondiale si recò a Londra, dove era considerato il pioniere delle utilizzazioni idroelettriche italiane. Nella capitale inglese, l'A. poté lavorare per un certo tempo in qualità di consulente della Continental Water and Electric Power Sindacate Lt. e della The River Po and Electric Power Sindacate Lt.; poi, visse i suoi ultimi anni molto tristemente, coi miseri guadagni tratti dall'insegnamento della lingua italiana in alcuni ambienti aristocratici. Morì nell'ospedale italiano il 15 ott. 1931 e fu sepolto nel cimitero londinese di Kemsal Green.
L'A. volle soprattutto tradurre in pratica la scoperta di G. Ferraris della trasmissione dell'energia a distanza: egli comprese che alla utilizzazione delle grandi masse d'acqua dei fiumi su piccoli salti di pianura - allora normale per la necessità di costruire le centrali nelle immediate vicinanze dei luoghi di consumo - era preferibile l'utilizzazione delle acque di corso montano, che presentavano il vantaggio dei grandi salti ed al cui inconveniente della scarsa o variabile portata sarebbe stato possibile ovviare mediante l'accumulazione idrica, attuabile con lo sfruttamento dei bacini naturali di riserva. Richiedendo tale progetto impianti assai poco costosi, l'A., dopo aver studiato molti bacini imbriferi italiani, ritenne che le nostre risorse idriche, essendo tali da consentire una cospicua diminuzione dell'importazione di carbone, potessero rappresentare una notevole fonte di risparmio nell'economia nazionale.
Nel 1891 progettò con l'ing. Agudio l'impianto per lo sfruttamento delle acque del Cenischia, che, realizzato con capitali italiani ed inglesi, fornì a Torino 12000 cavalli idroelettrici ad un prezzo di 314 inferiore a quello dell'energia altrimenti generata. Nel 1893 concepì il progetto di sfruttamento del Toce Deverio nel bacino Gries-Sempione, per fornire energia a Milano e a Savona, progetto che fu poi acquistato dalla Edison e da tale società realizzato molti anni dopo. Nel 1894 progettò l'utilizzazione del Lys nella valle Gressonney-Monte Rosa, realizzata poi dalla manifattura Rossari e Varzi di Galliate durante la prima guerra mondiale. Tra gli altri progetti dell'A., si ricordano: sfruttamento della Dora (1896), realizzato dalla Società di Applicazioni Elettriche di Torino; sfruttamento dell'alto Tanaro (1902), realizzato dalla Società Idroelettrica Ligure; sfruttamento del Liro e Mera (1902), realizzato dalla Motor di Baden. Nel 1903 progettò, per conto della The River Po and Electric Power Sindacate Lt. di Londra, lo sfruttamento delle acque dell'alto Po (Monviso), per la produzione da 10000 a 18000 HP per Saluzzo; nel 1904, progettò l'utilizzazione delle acque dell'alta Adda (Valtellina), realizzata dal Comune di Milano che poté in tal modo ridurre notevolmente il prezzo dell'energia elettrica.
L'A. studiò anche la possibilità di fornire energia idroelettrica all'Italia meridionale per mezzo di grandi bacini invasori di acque fluviali, che avrebbero potuto anche essere utilizzati come canali di irrigazione; per la realizzazione di tale progetto l'A., che non disponeva del capitale necessario, si batté tenacemente, ma i suoi sforzi non furono coronati dal successo. Nell'agosto 1907, in una lettera aperta al presidente del Consiglio, egli deprecò l'aumento del canone annuo delle acque demaniali dichiarandosi favorevole ad una futura nazionalizzazione degli impianti idroelettrici sorti, appunto, con lo sfruttamento delle acque demaniali. Infine, sempre preoccupato dell'economia nazionale, l'A. in una lettera aperta a Salandra dell'11 marzo 1915, auspicò l'intervento italiano a fianco dell'Intesa, prospettando i vantaggi economici di una eventuale vittoria.
Bibl.: P. Lovatelli, L'ingegner M. A., il padre delle utilizzazioni idroelettriche italiane, Intra 1929.