MAFAI, Mario
Pittore, nato a Roma il 10 febbraio 1902. È stato, in anni di forte polemica - tra il 1930 e 1940 - l'esponente più attivo di una poetica, la "scuola romana", nata in clima letterario romano come emanazione del pittore Scipione Bonichi; in pittura, mentre tentava di trasferire dati linguistici dell'espressionismo europeo, affermava la propria autonomia di fronte all'invadenza del retorico "novecento" italiano.
Nel M., dopo un primo periodo apertamente espressionista, la tecnica pittorica si orientava a ritrovare una vitalità istintiva del colore, ad approfondire l'organismo e il funzionamento della forma dentro le luci: in questo egli faceva tesoro delle esperienze del "tonalismo". Quanto v'era di dilettantesco o di estetizzante nel tonalismo, nel M. divenne strumento con cui stabilire una presa di contatto con il mondo, con la realtà rivissuta, giudicata, moralizzata. Anche quando il suo tipico paesaggio, o la sua forte figura, o le sue nature morte di fiori appassiti, suscitano un incanto lirico, nascondono però un'amarezza, un compianto che non sono solo elegiaci. Sviluppando queste premesse M. giungeva al periodo di una serie di opere raffiguranti Le demolizioni, e a quello, più esasperato e drammatico, di cortei, assemblee macabre, apparizioni larvali, delle Fantasie. Le sue opere sono in tutte le principali collezioni private italiane, e in alcune importanti straniere.