MARGARITARIUS
Margaritarius era chiamato a Roma il commerciante di perle, detto più esplicitamente anche negotiator margaritar(ius) (Dessau, Inscriptiones Latinae selectae, 7603); la parola si trova su iscrizioni funerarie dalla fine della Repubblica al III-IV sec. d. C. e in un solo autore del IV sec. d. C., Firmico Materno (Math., iv, 13, i). Il lavoro di incastonatura o di infilatura delle perle spettava piuttosto agli orefici (v. aurifex); né sulle perle si procedeva ad alcuna lavorazione.
L'amore dei Romani per le perle fu analogo a quello per le gemme: se ne adoperavano soprattutto per gioielli femminili e maschili e per ricami di vestiti; ed eccezionalmente per formare intere composizioni figurative, come il ritratto che si fece fare Pompeo (Plin., Nat. hist., xxxvii, 6); singolarmente potevano assumere particolare valore: la tradizione ricorda una perla pagata da Cesare 6.ooo.ooo di sesterzi (Suet., Caes., 50). Le perle furono un oggetto tipico del lusso romano; si arrivò a dire che Caligola fosse cosi avido di perle, da berle disciolte nell'aceto (Suet., Gaius, 37).
Come i commercianti in generale, i m. usavano far seguire al nome il proprio indirizzo che veniva segnato anche sulle tombe e, come in particolare i gioiellieri (v. aurifex; gemmarius), i m. a Roma avevano la bottega sulla via Sacra (C.I.L., vi, 9545-49). Un'iscrizione di m., su pietra di notevole grandezza, è forse l'insegna di un negozio (C. I. L., vi, 37804).
Le iscrizioni di m. sono in tutto una ventina, e tutte d'Italia, salvo una della Spagna (C.I.L., II, 496) ove si sono trovate anche alcune iscrizioni votive descriventi oggetti arricchiti di perle (C.I.L., II, 2060, 3386).
L'appartenenza dei m. alla classe dei ricchi mercanti è naturalmente determinata dall'alto prezzo unitario della loro merce. Su 19 m. d'Italia e di Roma, 3 sono ingenui, 12 liberti, e solamente 4 schiavi. Ma questi schiavi, che facevano parte della famiglia imperiale (C.I.L., vi, 3891, 9543) o di altra grande casata (C.I.L., vi, 7884) non dovevano essere commercianti, piuttosto addetti alla custodia e manutenzione degli oggetti con perle o di collezioni di perle, come mostra il titolo di due di essi, rispettivamente ad marg. e ad margarita. I padroni di bottega formavano qualche volta delle dinastie; come mostra forse il caso di L. Calpur(nius L.l (?)) Antioch(us Nicaeus) maior m(argarit.) de Sacra (via) (C.I. L., vi, 33872), il cui figlio, ingenuus, ascritto alla tribù Cornelia, L. Calpurnius Nicaei f. Antiochus (C.I.L., vi, 9545), pure margaritarius de sacra via, è sepolto a cura di un gruppo di propri liberti.
Nell'età degli Antonini due altri importanti m., non romanizzati come il precedente, raggiunsero il più alto grado del collegio dei dendrofori. Tuticius Hylas che era stato capo di una decuria viatoria consolare, cioè pubblico ufficiale subalterno, poi quinquennale perpetuo del collegio dei dendrofori di Roma, aveva lasciato al collegio la somma di 100.000 sesterzi, purché con gli interessi si facesse ogni anno un ufficio funebre e, in caso di omissione, si versassero 10.000 sesterzi all'erario p. R. (C.I.L., vi, 1925); M. Poblicius Hilarus, altro quinquennale perpetuo dei dendrofori, che aveva fatto fare a sue spese, insieme ai due figli, pure dendrofori, un monumento votivo a Selvano dendroforo, e che forse aveva fatto costruire anche una basilica detta Hilariana (Dessau, Inscriptiones Latinae selectae, 3992), a cui lo stesso collegio dei dendrofori fece erigere una statua per riconoscenza (G.I.L., vi, 30973).
Dei tre m. sepolti fuori di Roma L. Valerius Primus, negotiator ad Aquileia, veniva da Roma (ab Roma, Dessau, Inscriptiones Latinae selectae, 7603); Speratus era un liberto imperiale, morto ad Anzio (forse di Nerone) (C.I.L., x, 6638) e L. Novius Sabinus della vicina Tuscolo, sembra essere stato un ingenuus (C.I.L., XIV, 2655).
Margaritarii
Abbreviazioni: ing. ingenuus; lib. = liberto; ser. = schiavo; p. = peregrinus; iscr. fun. = iscrizione funeraria; iscr. v. = iscrizione votiva.
C. Ateilius Euhodus (lib., Roma, I sec. a. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 9545).
(Calpu)rnius Alexander (lib., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 9549).
C. Aspanius Clymenus (lib., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 9544).
(L.) Caecilius Plutus (lib., Roma, età di Claudio, iscr. fun., C.I.L.., x, 6492).
L. Calpurnius Antiochus (Nicaeus) (lib., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 33872).
L. Calpurnius Antiochus (ing., figlio del prec., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 9546).
Celeuthius? (ser., Roma, età di Augusto, iscr. v., C.I.L., vi, 3981).
G. Clodius Felix (lib., Roma, iscr. fun., C.I.L., vi, 9543).
Diogenes ? (ser., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 5199).
Domitia (lib., Roma, età di Augusto, iscr. fun., C.I.L., vi, 5972).
(L. Tampius) Euhodus (lib.?, Roma, I sec. d. C., iscr. fun., Not. Scavi, 1906, p. 252).
C. Fufius Smaragdus (lib., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 9547).
Geleuthus (ser. imp., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 3981).
L. Novius Sabinus (ing., Tuscolo, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., xiv, 2655).
Phoebus (ser., Roma, iscr. fun., C.I.L., vi, 7884).
M. Poblicius Hilarus (lib., Roma, età degli Antonini, due iscr. v., C.I.L., vi, 641; cfr. vi, 30973).
Silvanus (p., Emerita in Ispagna, iscr. fun., C.I.L., ii, 496).
Speratus? (lib. imperiale, Anzio, C.I.L., x, 6638).
L. Stlaccius Eros (lib., Roma, I sec. d. C., iscr. fun., C.I.L., vi, 9548).
Tutic (ius?) Hylas (lib., Roma, II-III sec. d. C., iscr. fun., C.I.L.., vi, 1925).
L. Valerius Primus (ing., Aquileia, iscr. fun., Dessau, Inscriptiones Latinae selectae, 7603).
Bibl.: H. Blümner, Technologie und Terminologie der Gewerbe und Künste bei Griechen und Römern, II, Lipsia 1879, p. 380; H. Gummerus, Die Römische Industrie, I; Das Goldschmied- und Iuweliergewerbe, in Klio, XIV, 1914, p. 129 ss.; XV, 1918, p. 256 ss.; G. Kuehn, De opificum Romanorum condicione privata quaestiones, Halle 1930 (spec. pp. 48-9, considera i m. anche artigiani, non solo mercanti).