maremoto
maremòto [Comp. di mare e moto, sul modello di terremoto] [GFS] Fenomeno costituito da una successione di onde marine di eccezionale ampiezza, suscitate da un terremoto del fondo marino o anche da un terremoto continentale. Poiché il fenomeno sismico interessa l'intera profondità del mare, il semplice sollevamento anche di pochi m della colonna d'acqua sovrastante, libera nell'oceano un'enorme energia; per es., in un mare profondo 1 km, per un sollevamento di 1 m della crosta terrestre si libera un'energia di circa 107 joule a m2 di superficie marina interessata. Tale sollevamento è seguito da un riassestamento che genera onde di gravità nell'intero corpo del mare; queste onde, dette anche onde di m., si propagano in tutte le direzioni con velocità v=[(gλ/2π)tan(2πh/λ)]1/2, ove g è l'accelerazione di gravità, λ la lunghezza d'onda, h la profondità marina. Per lunghezze d'onda λ grandi rispetto alla profondità h, la velocità è, con buona approssimazione, v=(gh-)1/2 dove con h- s'intende la profondità marina media. Come si vede, per profondità dell'ordine di 1 km, v assume un valore dell'ordine di 100 m/s (360 km/h). L'ampiezza delle onde di m. dipende anch'essa dalla profondità del mare; in mare aperto è di qualche m, mentre nei pressi della costa l'ampiezza cresce fortemente fino a diventare dell'ordine delle decine di metri. Le onde di m. in genere non sono isolate ma si originano e si propagano in gruppi, separate l'una dall'altra di alcune decine di chilometri; esse percorrono migliaia di chilometri in 10÷20 ore. Nel 1854 l'onda provocata dal terremoto di Sinoda (Giappone) fu osservata 12 ore dopo a San Francisco (SUA), a 8000 km di distanza; il m. di Arica (Cile) del 1868 provocò onde osservate a Newcastle (Australia) a 13 700 km di distanza; analoga distanza, 16 400 km, percorsero le onde di m. in 22.5 ore da Atacama (Cile) a Choshi (Giappone), nel novembre del 1922. Sulla base della registrazione dei terremoti in opportune stazioni sismografiche, nonché sulla base delle registrazioni mareografiche e della conoscenza della velocità di propagazione delle onde di m., è stato organizzato nel Pacifico, dal 1946, un sistema di allarme, per permettere alle popolazioni rivierasche di porsi in salvo all'interno e per permettere alle navi di prendere il largo. Tra i m. più violenti sinora avvenuti sono da ricordare quelli associati ai grandi terremoti di Lisbona (1755) e di Messina (1908), con onde alte circa 15 m, e quello di Kamaishi, in Giappone (1896) in cui l'altezza delle onde superò 30 metri. È da osservare che, quando un'onda di m., di periodo T=λ/v, giunge in un bacino marino parzialmente racchiuso da terre emerse, per es. una baia, in cui possono insorgere sesse di periodo circa uguale a T, l'ampiezza dell'onda subisce un'ulteriore amplificazione, con effetti distruttivi per le coste circostanti; si è notata un'amplificazione partic. notevole nel caso di baie di forma triangolare con uno dei lati rivolto verso il mare aperto. Per valutare l'intensità dei m. si usa la seguente scala con 5 valori in funzione dell'altezza delle onde misurata a riva: