GAGLIANO, Marco da
Compositore, nato a Gagliano (Firenze) verso il 1575, morto a Firenze il 24 febbraio 1642. Ancora fanciullo fu condotto dal padre, Zanobi (sconosciuto è tuttora il casato, e tanto Zanobi quanto Marco son sempre designati dal nome del villaggio dal quale provenivano), a Firenze per intraprendervi gli studî sacerdotali e musicali. Lo troviamo dunque, dapprima, nella cappella di S. Lorenzo, allora diretta da Luca Bati, dal quale maestro, fu istruito, fra l'altro, nell'arte dell'organo e della tiorba. Nel 1602 Marco era già capace di far le veci, per qualche tempo, del maestro, al quale nel 1608 succedette nella carica. Egli era stato intanto già ordinato sacerdote, presso la stessa chiesa di S. Lorenzo, e nel 1609 ne fu nominato canonico; nel 1614 poi ebbe il titolo di protonotario apostolico. Tratto anch'egli nel movimento umanistico che allora ferveva nelh musica, nel 1607 fondò un'accademia di amatori e di artisti che visse fino al 1620, sotto il nome di Accademia degli Elevati, nella quale egli prese il nome di Affannato. Già attento osservatore e partecipe del rinnovamento della musica scenica, che da circa vent'anni si veniva svolgendo nel seno della corte medicea, nel 1608, chiamato a Mantova da Francesco Gonzaga, si pose subitamente tra i maestri del nuovo stile con la composizione di una favola pastorale: Dafne, su testo del Rinuccini. La Dafne valse al compositore un plauso non inferiore a quello riportato a lor tempo dal Peri, dal Cavaliere, dal Caccini, e vicino a quello avuto dal sommo Monteverdi con l'Orfeo, rappresentato a Mantova l'anno prima. Con grande ammirazione parlerà della Dafne, tra gli altri, lo stesso Peri cui si doveva già una Dafne (1594). In quest'opera di Marco da Gagliano, non inceppata da troppe interferenze e limitazioni d'ordine letterario e teorico, l'idea drammatico-musicale dei Fiorentini trovava infatti una nuova e potente realizzazione, per varì riguardi più fervida d'ispirazione propriamente musicale che quelle date dalla Camerata dei Bardi e da Emilio del Cavaliere. Basti considerare la robusta pienezza dei cori, notevole nella sua Dafne assai più che nell'Euridice del Peri e in quella del Caccini. Anche nella coscienza strumentale il G. si mostra assai maturo, per i suoi tempi, benché più cauto del Monteverdi.
La Dafne venne rieseguita nel 1610 a Firenze. Il compositore, che oltre a questa e ad altre favole (Medoro, 1619, oggi perduta; Giuditta, 1621, anch'essa perduta; Flora, 1628) e a un Oratorio, S. Orsola, attese anche a madrigali e a musiche varie, specialmente religiose, a voci sole, s'era acquistato rapidamente grande fama, e nel 1611 lo troviamo maestro di cappella della corte granducale di Toscana, ufficio che tenne fino alla morte.
Opere: Sei libri di Madrigali a 5 voci (dal 1602 al 1617, Venezia; un Officium defunctorum a 4 voci (16 canti, Venezia 1607), Messe e Sacrae cantiones a 6 voci (16 composizioni, Firenze 1614) e da 1 a 6 voci (23 composizioni, Venezia 1622), Responsoria (31 composizioni, Venezia 1630), oltre a molta altra musica sacra. La Dafne fu pubblicata nel 1608 a Firenze, ed è riedita da R. Eitner (ma incompleta) nelle sue Publikationen der älterer... Musikwerke (X). La Flora fu pubblicata a Firenze nel 1628.
Bibl.: E. Vogel, M. da G., in Vierteljahrsschrift f. Musikwiss., 1889; A. Solerti, Musica, ballo e dramm. alla corte medicea, Firenze 1905; H. Goldschmidt, Studien zur Gesch. der ital. Oper, I, Lipsia 1501; L. Torchi, L'arte mus. in Italia, IV, Milano 1897; A. Della Corte, pref. a Rinuccini, Torino 1925.