CONDULMER, Marco
Nacque a Venezia da Bartolomeo fra il 1405 e il 1408. Abbracciò la carriera ecclesiastica ed entrò, dietro sollecitazione dello zio Gabriele Condulmer, il futuro papa Eugenio IV, nella Congregazione dei canonici di S. Giorgio in Alga. Ben presto si trasferì, al servizio dello zio cardinale, a Roma dove lo troviamo già il 10 luglio 1427. Continua e progressiva fu la sua ascesa: decano di Patrasso, suddiacono della S. Sede e castellano di Castel Sant'Angelo. Nel concistoro del 9 genn. 1430 Martino V lo designò vescovo di Avignone e poi gli conferì anche la carica di rettore del Contado Venassino e quella di vicario apostolico in temporalibus di Avignone e del suo contado. Subito dopo la morte di Martino V, Gabriele Condulmer, divenuto papa col nome di Eugenio IV, confermò il C. in quelle cariche e successivamente provvide a nominarlo definitivamente vescovo di Avignone (9 genn. 1432).
La nomina del C. a rappresentante del potere pontificio non era gradita agli Avignonesi. Il C., inoltre, operò in modo da accrescere le ostilità locali: non solo non risiedette stabilmente ad Avignone, preferendo rimanere in Curia, ma tentò di imporre alle cariche cittadine persone di propria fiducia, provenienti dall'Italia. Il contrasto si trasformò presto in lotta armata. Gli Avignonesi si rivolsero allora al concilio di Basilea: vi inviarono alcuni rappresentanti i quali contestarono la legittimità della nomina del C. e chiesero la sua sostituzione. Il concilio provvide il 20 giugno 1432 a nominare come vicario di Avignone il cardinale Alfonso Carrillo, deliberando di estromettere il C. il quale, peraltro, si rifiutò di recarsi a Basilea per tentare una mediazione. Infine Eugenio IV intervenne a risolvere la questione: con bolla retrodatata al 25 maggio 1432 nominò legato di Avignone Pierre de Foix.
L'8 febbr. 1433 il C. prese possesso della carica di governatore di Bologna in sostituzione di Fantino Dandolo: una nomina, anche questa, a lungo contrastata e più volte ripetuta dal pontefice (il 24 genn., il 1° marzo, il 1° apr., il 26 giugno e il 1° nov. 1433). La città era allora travagliata da aspre contese interne soprattutto fra i Canetoli, alleati del duca di Milano Filippo Maria Visconti, e i Bentivoglio, fuorusciti, i quali trattavano segretamente per rientrare in città. All'inizio il C. fu accolto con favore e si mostrò sensibile nei riguardi delle tradizioni religiose della città; ma ben presto venne travolto dalle lotte cittadine. Nella notte tra il 21 e il 22 maggio 1434 fu fatto prigioniero - insieme con l'ambasciatore veneziano Paolo Tron - dai Canetoli che lo accusavano di avere tramato con il Gattamelata per impadronirsi della città.
Firenze e Venezia, legate alla politica di Eugenio IV, intervennero per ottenere la sua liberazione. Venezia si affrettò a bloccare "tutti li mercanti bolognesi" (Ghirardacci, p. 38), mentre il Gattamelata, insieme con i Griffoni, minacciò, l'8giugno 1434, di dare "il guasto a tutto il territorio di Bologna" (ibid., p. 37).Eugenio IV, dal canto suo, per riportare la pace, fu costretto ad inviare a Bologna il padovano Bartolomeo Zabarella, vescovo di Spalato, insieme con gli ambasciatori, fiorentini. Tra il giugno e il luglio 1434, infine, il C. fu liberato dai Dieci di balia.
Malgrado questi insuccessi la carriera ecclesiastica del C. proseguì. Il 4 nov. 1433 fu nominato alla sede metropolitana della Tarantasia. Non si recò mai, però, nella sua diocesi e rimase a Roma ove prese parte attiva alla politica di Eugenio IV diretta a riconciliare la Chiesa greca con quella latina. Insieme con Cristoforo Garatone, vescovo di Corone, nel 1437 fu inviato dal papa a Costantinopoli come legato apostolico. Dopo essere stato eletto il 28 febbr. 1438 patriarca di Grado, partecipò nel 1439 al concilio di Firenze e fu presente alla stesura del decreto di riunione delle Chiese greca e latina.
Nominato nel 1444 patriarca di Alessandria e nel 1445 amministratore della diocesi di Spoleto (carica che abbandonò l'anno successivo) è ricordato per l'ultima volta il 9 maggio 1459, quando fece parte del seguito di Pio II nella sua visita a Bologna. Morì a Roma poco dopo il 1460 e non dopo il 1465 come una tradizione cronachistica contemporanea sostiene.
Fonti e Bibl.: Venezia, Bibl. naz. Marciana, Mss. It., cl. VII, 15 (= 8304): G. A. Cappellari Vivaro, Il Campidoglio Veneto, I, c. 282v;C. Ghirardacci, Della historia di Bologna parte terza, in Rer. Ital. Script., 2ed., XXXIII, 1, a cura di A. Sorbelli, pp. 33 ss., 37 s., 170; Concilium Basiliense, a cura di J. Haller, II, Basel 1897, ad Indicem; S. Fantoni Castrucci, Istoria della città di Avignone e del contado venerino…, Venezia 1678, pp. 314 ss., 317; G. Degli Agostini, Notizie istorico-critiche intorno la vita e le opere degli scrittori viniziani, I, Venezia 1752, p. 19; J. Girard, Les Etats du Comté Venaissin depuis leurs origines iusqu'à là fin du XVIe siècle, Paris 1909, ad Ind.; J. Fornéry, Histoire ecclés. et civile du Comté Venaissin et de la ville d'Avignon, Avignon 1909, ad Indicem; F. Cognasso, Il ducato visconteo da Gian Galeazzo a Filippo Maria, in Storia di Milano, VI, Milano 1955, pp. 308 s.;J. Gill, Il concilio diFirenze, Firenze 1967, ad Indicem; L. Pesce, Cristoforo Garatone trevigiano nunzio di Eugenio IV, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, I (1974), pp. 41, 75 s.;C. Eubel, Hierarchia catholica Medii Aevii, II, Monasterii 1901, pp. 96, 113, 256, 270; Dict. d'Hist. et de Géogr. Eccl., XIII, coll. 438 s.;, Dict. de biographie française, IV, p. 462;P. Litta, Le famiglie celebri italiane, sub voce.