MASCHERINI, Marcello
– Figlio di Maria Luigia Mascarin, nacque a Udine il 14 sett. 1906 e non fu riconosciuto dal padre. Nel 1910 la madre si trasferì a Trieste per poi rifugiarsi durante gli anni della guerra a Isernia, dove il M. frequentò la regia scuola d’arte applicata nella sezione della lavorazione del legno e del ferro battuto. Al suo ritorno a Trieste (1921) s’iscrisse alla classe per scultori ornatisti della scuola per capi d’arte dell’istituto industriale A. Volta, dove individuò in A. Canciani un primo maestro, presto sostituito da F. Asco.
Fu infatti nello studio di quest’ultimo, solo di tre anni più vecchio, ma già molto apprezzato per l’accattivante stile secessionista, che il M. rielaborò l’impronta delle accademie di Vienna, Venezia e Roma, a cui era ancora legato Canciani, sviluppando un proprio linguaggio, più coltivato e attento alla qualità espressiva.
Diplomatosi nel 1924, il M. ebbe il suo esordio espositivo nel dicembre dello stesso anno con alcuni gessi al Circolo artistico di Trieste. Nel maggio del 1925 sia al Circolo sia al giardino pubblico presentò Segreto e Canta l’amore (collezione privata).
Sino agli anni Trenta la carriera del M. fu strettamente vincolata alla Venezia Giulia: una prima personale al circolo Manzoni di Trieste (novembre 1925), due ritratti di B. Mussolini – uno per Monfalcone nel 1926 e l’altro per il circolo artistico di Trieste nel 1927 (ubicazione ignota) – e numerose mostre collettive, oltre alla medaglia d’argento in occasione della III Sindacale triestina (1929). Realizzò alcuni monumenti funebri per il cimitero di S. Anna e avviò una proficua collaborazione con alcuni architetti locali.
Nel 1928 eseguì gli stucchi per il teatro Politeama Rossetti e fu coinvolto dall’architetto U. Nordio nella decorazione del nuovo palazzo di Giustizia per il quale plasmò alcune grandi figure di giuristi (1934). Grazie ai due profili in bronzo del Duce e del Re realizzati per la motonave «Victoria I» (1930), il M. avviò inoltre una redditizia attività di decoratore di navi.
La partecipazione ad alcuni importanti cantieri architettonici consolidò un linguaggio più maturo e «nazionale» della sua scultura: nel 1934 Nordio lo invitò a collaborare al concorso per il palazzo del Littorio di Roma; e nel 1937 il M. realizzò una delle ventiquattro statue dei legionari del palazzo italiano che M. Piacentini presentò alla Esposizione internazionale di Parigi.
Dalla prima edizione del 1931 il M. fu una presenza assidua della Quadriennale romana: se nel 1931 era ancora un giovane artista il quale non poteva che vedere in A. Martini il portavoce del rinnovamento della scultura italiana, nel 1943 fu l’ente stesso a dedicargli una mostra personale, coronata dal premio per la scultura.
Gli anni Trenta furono costellati di successi culminati nel premio unico dell’Accademia d’Italia per la scultura, conferitogli da Mussolini stesso il 21 apr. 1940. Il riconoscimento coronò un percorso di premi internazionali che ebbe inizio con la medaglia d’oro alla VI Mostra regionale giuliana di Trieste (1932) proseguendo con la medaglia d’argento alla V Triennale di Milano (1933) per l’Icaro (ubicazione ignota), con il primo premio per la scultura alla VII Interprovinciale d’arte di Trieste (1933), con il premio alla Mostra dell’aeronautica di Milano allestita da Gio Ponti nel 1934 e con la medaglia del centenario del Lloyd triestino (1936). I premi anticiparono una serie di inviti e di successi internazionali: dall’Esposizione d’arte italiana a Budapest nel 1936 all’incarico per la realizzazione di una delle statue del fastigio del padiglione Italia all’Esposizione universale di Parigi (premiata con la medaglia d’oro) nel 1937, al premio, sempre nel 1937, dell’Esposizione d’arte italiana a Parigi.
È indubbio che il M. godesse dell’appoggio dell’establishment politico italiano, tanto che nel 1938 la Biennale di Venezia, con il segretario generale A. Maraini, gli dedicò una sala personale.
Il M. partecipò all’istituzione veneziana con una certa regolarità: presente già nel 1934, vi tornò nel 1940, nel 1942, nel 1948, nel 1950 quando vinse il primo premio per la scultura ex aequo con L. Minguzzi; nel 1952 divenne anche membro del consiglio della Biennale; nel 1954 ebbe nuovamente una sezione personale. In questo stesso anno vinse anche il secondo premio per la scultura alla Biennale di San Paolo del Brasile. Tornò a Venezia per l’edizione del 1956, quando l’Università di Trieste acquistò la grande statua della Minerva, e nel 1962 in veste di curatore e allestitore di una propria mostra personale.
Cresciuto nel clima di Novecento, il M. eluse la cosiddetta arte di regime attraverso l’evasione nell’arcaismo sfociato talvolta in un sensualismo alla A. Maillol. Le fonti del M. vanno ricercate nei bronzetti etruschi che, come egli stesso scrisse nel 1943, furono una «rivelazione»: opere di piccola plastica, nelle quali scoprì «una perfetta aderenza vera tra vita ed arte» (L’Eroica, nn. 293-295, gennaio-marzo 1943, p. 35). Ne risultò un linguaggio minuziosamente calibrato tra modernità e passato che gli valse l’invito di Maraini alla I Sindacale nazionale di Firenze del 1933, dove vennero esposte due sue opere di dimensione domestica: Ritratto di König e Bimba che giuoca (ubicazione ignota). Alla Sindacale sarebbe tornato nel 1937 e nel 1941 anno in cui riprese a dialogare con l’architettura: prima collaborando per la sala del rettorato dell’Università di Padova e poi scolpendo L’Archeologia e Il Genio del Teatro per il palazzo della Civiltà italiana dell’E42 a Roma.
A consacrarlo nell’Olimpo degli scultori italiani concorsero una monografia uscita nel 1945 a cura di A. Pica, con una prefazione di G. Stuparich e un ricco apparato iconografico, la nomina nel 1948 ad accademico di S. Luca, nonché la partecipazione nel 1949 alla mostra d’arte italiana del XX secolo al Museum of modern art di New York. Anche il teatro fu una profonda passione del M. che nel 1948 mosse i suoi primi passi da scenografo per il teatro Verdi di Trieste per poi intensificare il proprio impegno dopo un soggiorno a Parigi nel 1951. Qui incontrò B. Vian e L. Barrault da cui prese l’ispirazione per sostenere attivamente l’Associazione per il teatro stabile della città di Trieste a partire dal 1953.
Nel 1954 eseguì il Monumento ai caduti per la città di Trieste e a Roma fece la conoscenza dello scultore statunitense A. Calder. Gli anni Cinquanta rappresentarono la maturità del M. che aveva ormai abbandonato le forme affusolate per una più franca monumentalità.
Oltre alle numerose mostre in gallerie private egli seguitò a inanellare riconoscimenti: il premio Parigi a Cortina d’Ampezzo (1951), una personale alla galleria parigina Drouant-David (21 marzo - 30 apr. 1953), il primo premio per la scultura Città di Carrara nel 1957 con i due bronzi, Figura d’uomo e Testa (ubicazione ignota). Nello stesso anno la Städtische Galerie di Monaco gli dedicò una personale poi itinerante in Germania. Nel 1958 si aggiudicò la medaglia d’oro all’Esposizione universale di Bruxelles, seguita dal premio Città di Roma per la scultura alla Quadriennale (1959-60) e dall’incarico di consigliere superiore delle Antichità e belle arti (1962). Quest’ultima esperienza, abbinata al ricordo del viaggio in Grecia del 1959, conferma la predilezione tematica del M. per la figura umana tradotta dall’antico attraverso l’assottigliarsi delle forme, come dimostrano i Prometeo, le Danzatrici e le numerose Vestali. Nel catalogo del III Premio Carrara (1962, pp. n.n., n. 206) si legge infatti: «La scultura di Mascherini ricorda che non è esaurita la tradizione di una scultura fatta per glorificare il corpo dell’uomo che è il fine precipuo della sua arte. Egli canta soprattutto una bellezza di cui si è troppo perduto il gusto».
Nel 1967 si trasferì a Sistiana, nel Carso, mantenendo da lì un’intensa attività espositiva. In occasione di una mostra milanese del 1970, nel Corriere della Sera (11 maggio 1970) D. Buzzati notava come il fervore creativo del M. provenisse proprio dalla vegetazione del Carso: «A me sembra che molta più ispirazione gli sia venuta dagli alberelli, dalle boscaglie, dagli arbusti fortunosamente abbarbicati a quelle pietre […] le piante, soprattutto col vento che tira lassù, sono vita e movimento».
Dagli anni Settanta il M. si prestò alla realizzazione di imponenti monumenti pubblici.
Nel 1971 svelò sia quello al Duca Amedeo d’Aosta per il parco di Miramare a Trieste sia quello ai Martiri della Resistenza a Palmanova; con Arcangelo Messaggero (1962) vinse il concorso per il monumento al Centro internazionale di fisica teorica a Miramare (1974); e ancora a Trieste il 2 febbr. 1982 fu inaugurato il busto di James Joyce nel giardino pubblico. Solo nel 1970 e nel 1971 ebbe l’opportunità di un’esperienza didattica presso l’Internationale Sommerakademie für Bildende Kunst di Salisburgo. Nel 1978 curò presso «La Cantina» di Trieste la regia del Non io di S. Beckett, spettacolo che segnò il suo commiato dall’attività teatrale.
Il M. morì a Padova il 19 febbr. 1983, quando era ancora attivo nell’incarico (accettato nel 1980) di ispettore onorario per i beni ambientali, architettonici, artistici e storici della zona di Trieste e Sistiana.
Fonti e Bibl.: Ad Azzano Decimo ha sede l’Arch. Marcello Mascherini. Oltre ai cataloghi delle esposizioni e dei musei che conservano opere del M., vanno segnalati: M. scultore europeo (catal., Passariano), a cura di M. De Micheli et al., Udine 1988; La personalità e l’opera di M. M. Atti del Convegno… 1988, Trieste 1993; A. Panzetta, M. M. scultore 1906-1983, Torino 1998 (con bibl. completa); M. storia, mito e natura (catal., Aurisina), a cura del Centro di arte e cultura Skerk, Trieste 2000; M. M. Opere dal 1925 al 1975 (catal., Matera), a cura di G. Appella, Roma 2004; R. Curci, Civilissimo e barbaro. M. M. scultore, Torino 2005; La pesca «miracolosa». Omaggio a M. M. (catal.), a cura di I. Cianfarani - G. Appella, Roma 2006; M. M. Il disegno e il suo mistero. Opere 1941-1975 (catal., Trieste), a cura di E. Santese, Tolmezzo 2006; M. M. L’anima e il gesto. Il mito e la natura. La stagione dei fiori (catal., Palmanova), a cura di G. Segato, Tolmezzo 2006; Scultura in Friuli Venezia Giulia. Figure del Novecento (catal., Pordenone), a cura di A. Del Puppo, Cinisello Balsamo 2005, pp. 27, 31, 35, 80 s., 104 s., 112 s., 156 s., 170 s.; M. e la scultura europea del Novecento (catal.), a cura di F. Fergonzi - A. Del Puppo, Milano 2007; Diz. degli artisti italiani del XX secolo, Torino 1979, I, p. 212.