MARCELLINO da Civezza (al secolo Pietro Vincenzo Ranise)
Nacque a Civezza, presso Porto Maurizio, il 29 maggio 1822, figlio primogenito di Vincenzo e di Maria Frontieri. Nel modesto borgo ligure la famiglia, cui si aggiunse un secondo figlio, viveva in discrete condizioni economiche, distinguendosi soprattutto per l'assidua pratica cristiana. Agli esordi della sua educazione scolastica, M. poté fruire della guida di un religioso dell'Ordine dei minimi, Mario Ricca del Veggia, che, dopo la soppressione napoleonica delle corporazioni religiose, era tornato al paese natio. Il 1° febbr. 1838, non ancora sedicenne, M. vestì a Cori l'abito religioso dei minori osservanti e adottò il nome di Marcellino da Civezza ascrivendosi nella provincia romana dell'Ordine. Compiuti i corsi filosofici a Tivoli, frequentò quelli teologici nel rinomato studium francescano di Lucca, dove parecchi suoi condiscepoli erano di nazionalità non italiana, circostanza che gli facilitò l'apprendimento delle lingue. Incominciò a svolgere compiti di docenza ancor prima dell'ordinazione sacerdotale, che gli venne conferita nel febbraio 1847. Tenne quindi in vari collegi le cattedre di filosofia, di retorica, di sacra eloquenza e di teologia. All'attività didattica, M. affiancò quella di predicatore e di conferenziere, che gli procurò una discreta fama, specie quando, dopo il trasferimento al collegio dell'Aracoeli, dimorò in Roma, dove fu presto cooptato come socio in alcune accademie. Nel 1853 - tuttavia -, per motivi ancora non chiariti, lasciò la sede romana per passare alla provincia di Genova, nella quale venne incorporato nel 1856 per decreto del ministro generale Bernardino Trionfetti, il quale gli affidò l'incarico di redigere la storia delle missioni francescane.
M. si dedicò con passione a questo compito, interpretandolo anche come uno strumento per rinvigorire l'impegno apostolico tra i confratelli e diffondere, attraverso la rivisitazione delle passate gesta dell'Ordine, una maggiore disponibilità verso l'adempimento dei doveri che il loro status comportava. Dal 1857 al 1861 riuscì a dare alle stampe in Roma i primi cinque volumi della Storia universale delle missioni francescane, muovendo dal secolo XII per giungere fino alle soglie dell'Era moderna.
L'opera, fitta di notizie, sfociava spesso in digressioni di carattere apologetico. L'intento di risvegliare in maniera agevole, tra i religiosi e i semplici fedeli, l'interesse per la diffusione del Vangelo, è dimostrato inoltre dai periodici di indole missionaria che M. fondò e diresse, redigendovi numerosi articoli. Dall'autunno 1860 al settembre-ottobre 1866 discreto successo arrise alla Cronaca delle missioni francescane, seguita da Terra santa e più tardi, nel 1890, da La Palestina e le rimanenti missioni francescane in tutta la terra, che ebbe una durata di otto anni.
Una decisa svolta negli indirizzi dell'Ordine e nella vita di M. si profilò durante il governo di Bernardino da Portogruaro (Giuseppe dal Vago), il quale, nominato nel 1869 da Pio IX ministro generale, non solo gestì con accortezza le intricate occorrenze della famiglia francescana, ma ne promosse il riassetto mediante l'introduzione di norme per una maggiore disciplina e per una più rigorosa ascesi. Onde riscoprire l'originale vena teologica francescana, caldeggiò il "ritorno" a s. Bonaventura, fra l'altro invitando M. a esporne gli orientamenti filosofici.
Ne nacque un volume, di notevole mole, Della vera filosofia e delle dottrine filosofiche del serafico dottore s. Bonaventura (Genova 1874), in cui lo sviluppo delle idee, esaminato a partire dalle origini cristiane, veniva fatto convergere sulla speculazione di s. Agostino, giudicato quale vero creatore di una filosofia nettamente superiore al platonismo e all'aristotelismo, mentre la sintesi perfetta, valida anche per l'epoca contemporanea, sarebbe stata raggiunta mediante il connubio tra le dottrine di s. Bonaventura e di s. Tommaso.
M., secondo Bernardino da Portogruaro, non era tuttavia destinato primariamente ad approfondire la teoresi, bensì a sondare e a presentare la notevole varietà delle vicende, specie quelle "missionarie", che avevano punteggiato la storia del francescanesimo. Per raggiungere lo scopo, avrebbe dovuto fondare e dirigere un centro di studi seri in materia, a Firenze. Se questa istituzione restò allo stato embrionale ed ebbe vita effimera, continuativo e consistente fu invece l'appoggio logistico-finanziario che Bernardino da Portogruaro assicurò a M., innanzitutto per facilitargli le consultazioni in biblioteche e archivi di Francia, Germania, Belgio, Olanda e Portogallo, al fine di ricuperare le molte fonti relative all'apostolato "mondiale" condotto dall'Ordine.
Lo sbocco delle numerosissime schede compilate grazie a tali peregrinazioni fu un corposo volume, il Saggio di bibliografia geografica storica etnografica sanfrancescana (Prato 1879), che segnò una tappa significativa nella maturazione di M.: permettendogli maggiore familiarità con l'indispensabile mole documentaria, modificò l'angolo prospettico da cui osservare i fenomeni, allargandolo alla dimensione geografica ed etnografica, non a caso evocata anche nel titolo dell'opera. Siffatto approccio caratterizzò il prosieguo della Storia, che a partire dal settimo volume, licenziato nel 1883, si concluse dodici anni dopo, con l'undicesimo. Dal Cinquecento alla fine dell'Ottocento le imprese missionarie francescane vi erano infatti narrate con partecipe attenzione ai rispettivi contesti. Sempre nell'ambito dei sondaggi di M. sull'espansione minoritica extraeuropea, vanno poi ricordati saggi quali La Palestina e le sue missioni (Firenze 1892), e gli scritti dedicati a Cristoforo Colombo, da lui, insieme con altri, ritenuto terziario francescano.
Un filone tematico diverso fu percorso da M. per l'incarico affidatogli personalmente da Leone XIII per mettere in luce il ruolo del Papato. L'opera, che ebbe per titolo Il romano Pontificato nella storia d'Italia (I-III, Firenze 1886-87), nasceva anche sull'abbrivo dell'apertura dell'Archivio Vaticano e dall'istituzione di una commissione cardinalizia per gli studi storici. In essa, tuttavia M. non riuscì ad affrancarsi dallo stile ampolloso e dai ricorrenti toni apologetici. Non di rado vi traspare frettolosità di redazione, e soprattutto scarsa acribia critica: tra le tesi contestabili, si ricorda quella che disinvoltamente sosteneva l'autenticità della Donatio Constantini a papa Silvestro (I, pp. 94-106).
In ogni caso, per qualche tempo M. godette di una certa familiarità con Leone XIII, che garantì sostegni finanziari a lui e al confratello, divenuto inseparabile collaboratore, Teofilo Domenichelli, perché approntassero l'edizione critica di due opere da loro rinvenute presso la Biblioteca apostolica Vaticana: la traduzione latina e commento del poema dantesco effettuata dal minore Giovanni da Serravalle (Giovanni Bertoldi) nella prima metà del XV secolo, e il testo italiano, con relativo commento, approntati da Bartolomeo da Colle (Bartolomeo Lippi) nella seconda metà del secolo XV (Giovanni da Serravalle, Translatio et comentum totius libri Dantis Aldigherii cum textu Italico, a cura di Bartolomeo da Colle, Prato 1891).
Uno degli ultimi studi di M., redatto con Domenichelli, fu La leggenda di s. Francesco scritta da tre suoi compagni (Legenda trium sociorum) pubblicata per la prima volta nella sua integrità (Roma 1899).
I due curatori avevano scelto, quale testimone più affidabile dell'antico testo, il relativo volgarizzamento italiano pubblicato un cinquantennio prima dal minore S. Melchiorri (Leggenda di s. Francesco d'Assisi scritta dalli suoi compagni che tutt'hora conversano con lui, Recanati 1856). A fronte, ricostruirono il testo latino, integrandolo con brani tratti dallo Speculum perfectionis, documento di cui Paul Sabatier aveva fornito nel 1898 un'edizione critica. Finirono così per suffragare l'ipotesi dello stesso Sabatier, secondo il quale lo Speculum avrebbe costituito il blocco censurato della Legenda, a suo avviso trasmessa mutila nella parte centrale: la cancellazione sarebbe stata motivata dal fatto che vi si presentava un Francesco in conflitto con l'autorità ecclesiastica.
L'artificioso ripristino testuale e l'appoggio dato dai due minori all'interpretazione sabateriana furono duramente criticati, sia in ambito francescano, sia, secondo quanto riferito in un articolo apparso nel Times il 9 maggio 1899, da parte di esponenti della Compagnia di Gesù. Proprio i giudizi negativi espressi dai gesuiti avrebbero determinato l'allontanamento dei due autori da Roma: notizia, di cui, allo stato attuale, è difficile verificare la fondatezza. Di fatto, in quell'anno Domenichelli, eletto commissario di Terrasanta, venne trasferito a Livorno.
M. lo raggiunse nella nuova sede, dove morì il 27 marzo 1906.
Fonti e Bibl.: Il saggio di R. Pratesi, Il p. M. da C., o.f.m. (1822-1906). Vita e scritti, Quaracchi-Firenze 1951 (già apparso in Archivum Franciscanum historicum, XLIII [1950], pp. 242-334), presenta un dettagliato profilo biografico di M., un elenco esaustivo delle sue opere edite e inedite, una descrizione delle fonti conservate presso gli archivi dei frati minori di Firenze, Genova, Roma, Saint-Trond (Belgio), e del carteggio con C. Guasti (Prato, Biblioteca Roncioniana, Carte Guasti), un quadro degli studi a lui dedicati. Fra le fonti inedite va aggiunto il cospicuo Fondo Marcellino da Civezza, conservato a Firenze, presso l'Archivio storico della Provincia di S. Francesco Stimmatizzato o.f.m. in Toscana (su cui si veda: A. Maiarelli, con la collab. di D. Nardi - V. Sorelli, L'Archivio storico della provincia di S. Francesco Stimmatizzato dei frati minori in Toscana. Inventari degli archivi delle ex province (1290-1946), in Studi francescani, CIII (2006), pp. LXII s., 117), nonché le lettere conservate nell'Archivio Sabatier del Centro studi per la storia del modernismo, presso l'Università di Urbino (in corso d'inventariazione). Un breve profilo del M. si trova nel dattiloscritto di L. Fichera, Necrologium, a cura del Centro studi francescani liguri, Genova 1956, c. 128.
Fra gli studi più recenti: Stanislao da Campagnola, Le origini francescane come problema storiografico, Perugia 1974, pp. 180-182; A. Pastore, M. Ranise da C., in Giullari, artisti, santi e poeti di Liguria, a cura di V. Belloni, Genova 1979, pp. 252-259; G. Martina, L'apertura dell'Archivio Vaticano: il significato di un centenario, in Archivum historiae pontificiae, XIX (1981), pp. 285 s.; A. Casini, La provincia di Genova dei frati minori dalle origini ai nostri giorni, Chiavari 1985, pp. 529 s.; L. Vázquez Janeiro, La monumentale edizione bilingue della Divina Commedia, prima impresa culturale dell'Antonianum (1891), in Antonianum, LXVI (1991), pp. 563-582; M. Carmody, The Leonine union of the Order of friars minor, New York 1994, pp. 62-64; C.M. Grafinger, Der Studienaufenthalt der beiden Franziskaner Teofilo Domenichelli und M. da C. im collegio S. Antonio, in Antonianum, LXIX (1994), pp. 315-321; G. Buffon, Aspetti della vita e del governo di p. Bernardino dal Vago da Portogruaro o.f.m. (1822-1895), Assisi 1997, passim; L. Calzamaglia - G. Laiolo, Civezza: la sua storia, Civezza 2001, pp. 182-185; N. Raponi, Riflessi degli studi francescani di Sabatier nel rinnovamento storico culturale europeo e nei rapporti con il bollandista Van Ortroy, in Paul Sabatier e gli studi francescani. Atti del XXX Convegno internazionale, Assisi… 2002, Spoleto 2003, pp. 162, 190 s., 194-197, 212; G. Buffon, Tra spazio e territorio. La missione francescana in epoca moderna, Assisi 2006, pp. 52-63, 76, 81-89, 171 s.; Id., Materiali per la storia dei frati minori in Italia. Bilancio bibliografico tra Età moderna e contemporanea (secc. XVI-XIX), in Frate Francesco, LXXII (2006), pp. 368-381, 386; Enc. cattolica, VIII, col. 9; Enc. ecclesiastica, VI, col. 283; Lexikon für Theologie und Kirche, VI, col. 1376.