FRANCO, Manfredi
Nacque a Lecce il 5 marzo 1883 da Giuseppe, di professione ingegnere, e da Chiara Adelinda Doria di Roseto Valforte. Ottenuto nel 1899 il diploma della scuola tecnica di Messina, nel 1903 si diplomò capitano di lungo corso all'istituto nautico della stessa città. Durante gli anni trascorsi in mare ebbe modo di assistere agli esperimenti di trasmissione a lunga distanza di G. Marconi e di specializzarsi in radiotelegrafia. Nel 1907 ottenne il congedo illimitato dalla marina con il grado di sottocapo-timoniere e si iscrisse all'istituto di belle arti di Napoli, dove iniziò la sua formazione artistica e di architetto. Licenziato nel 1909, nel 1913 ottenne presso la stessa scuola il diploma di professore di disegno architettonico e una borsa di studio che gli fu rinnovata anche l'anno seguente.
La sua carriera accademica ebbe inizio nel 1915 all'università degli studi di Napoli, dove fu assistente di L. Paterna Baldizzi, titolare della cattedra di disegno architettonico e allievo di E. Basile; passò poi all'istituto di belle arti di Napoli. In questa scuola il F. - dopo una breve parentesi alla scuola artistico-industriale di Padova, dove, nel 1922, insegnò disegno architettonico e teorie prospettiche - divenne docente di disegno geometrico, architettura descrittiva e scenografia, quindi direttore dell'officina di ebanisteria e, infine, nel 1937, direttore dell'istituto subentrando a L. Balestrieri.
Le esperienze progettuali dei primi anni Dieci, sia quelle in ambito architettonico sia quelle legate all'esperienza scultorea, oscillanti tra monumentalismo classicista e decorativismo di gusto liberty, mostrano il carattere eclettico della sua formazione e l'interesse per le istanze di rinnovamento dell'arte che erano alla base del movimento modernista.
In questo clima si collocano l'edicola funeraria presentata nel 1910 a Napoli alla prima Mostra nazionale d'arte pura e applicata "Bernardo Celentano" e il bassorilievo in gesso patinato, di sapore simbolista, Gli amori delle caverne, notato dalla critica alla II Esposizione nazionale d'arte di Napoli (Lancellotti, 1913), in cui l'artista volle evocare le assonanze tra le passioni umane e le manifestazioni della natura.
Parallelamente all'architettura e alla produzione di opere scultoree e pittoriche, il F., in contatto con l'ingegnere F. De Simone, con il quale collaborò fino al 1922, si occupò anche di ricerche urbanistiche per il piano regolatore di Napoli, presentato nel 1914. Risultato di questa esperienza è la Prospettiva aerea di M. Franco illustrante il piano regolatore dell'ing. De Simone relativo alla città di Napoli (F. De Simone, Piano regolatore della città di Napoli, Napoli 1922, tav. VII).
Nella seconda metà degli anni Venti il F. sviluppò i suoi interessi urbanistici e architettonici: progettò, tra l'altro, una Casa dell'arte per esposizioni (1923 c.), da realizzarsi nel Maschio Angioino e la sistemazione dell'area del monte Echia (1927); partecipò al concorso per un Padiglione d'arte (1923) e a quello per le due testate del tunnel della Vittoria a Napoli (1927-28); ideò, alla fine degli anni Venti, l'utopistico piano di un Urbanesimo razionale moderno.
È nell'ambito della progettazione globale, in perfetta adesione ai principî della cultura modernista, che il F. affrontò l'organizzazione e l'allestimento delle due edizioni dell'Esposizione giovanile di Napoli (1912, 1913), promosse dal Comitato nazionale artistico giovanile, da lui stesso fondato insieme con i pittori E. Pansini e G. Goglia.
La sobria decorazione delle sale, limitata a un'unica fascia con fregi floreali, confinata nella zona alta delle pareti rivestite di tela grezza, oltre a contribuire alla giusta fruizione delle opere esposte, rivelò la perfetta conoscenza dei nuovi criteri espositivi diffusi dalla cultura secessionista mitteleuropea. Oltre alla qualificazione degli spazi espositivi, il F. curò anche l'aspetto promozionale e pubblicitario, disegnando il manifesto, le locandine e il frontespizio del catalogo.
Presente a tutte le maggiori esposizioni napoletane, oltre alle già citate mostre giovanili, il F. prese parte nel 1917 alla Mostra "Villa Lucia" proponendo Paesaggio di Agerola, La vasca e Nebbia ad Agerola, mentre alla Mostra d'arte alla Floridiana del 1919 partecipò ancora come organizzatore e allestitore; in questa doppia veste prese parte nel 1923 alla II Mostra primaverile promossa dalla rivista La Fiamma. Del 1921 è la sua partecipazione alla Mostra nazionale dei grigio-verdi, dove espose in qualità di guardia marina presentando gli acquerelli Paesaggio e Sul molo, oltre all'olio Nel parco. In tali occasioni alla sua produzione pittorica il F. alternò o affiancò progetti architettonici di villini (Villa signorile prospiciente al mare e Villino di collina: presso gli eredi Franco, Napoli), di edilizia funeraria (Tempio crematorio di Napoli), di edifici pubblici (Palazzo di esposizioni d'arte e concerti, ibid.) e di oggetti d'arte applicata. A tal proposito si ricorda, nel 1928, la sua partecipazione alla mostra del Gruppo flegreo, ancora con progetti architettonici (La fonte, La leggenda di Ulisse, bozzetti per fontana), cuscini e arazzi.
Nel 1929 prese parte alla prima Mostra d'arte del Sindacato interprovinciale fascista di belle arti della Campania, dove propose tre acquerelli, e aderì all'esposizione del gruppo i "Nove della Libreria del '900", ispirato ai principi del Novecento milanese, dove presentò degli arazzi. Nel 1930 tenne la sua prima personale, patrocinata dal Circolo artistico politecnico, nelle sale della Permanente di Napoli, dove furono esposti trentuno progetti di architettura e venti paesaggi ad acquerello.
Tra le tecniche pittoriche che il F. indagò più a lungo e con grande padronanza, l'acquerello fu quella che maggiormente si prestava alle sue esigenze di resa immediata del dato descrittivo, naturalistico o decorativo, e che più spesso propose nelle diverse occasioni espositive. Si ricordano, nel 1949, la II Mostra degli artisti vomeresi "A. Pratella" a Napoli a cui partecipò con Mareggiata a Sorrento, Scaletta al sole e Paesaggio caprese, mentre Gli ossessi venne proposto, nel 1950, alla Mostra del bozzetto per composizione della Permanente di Napoli. Sempre nel 1950 espose alla mostra che si tenne nella Biblioteca Santorsola di Napoli, dove ai suoi trenta acquerelli si affiancarono quindici ceramiche della figlia Diana.
Negli anni Cinquanta espose spesso nel capoluogo campano, sia in personali sia in collettive. Nel 1955 pubblicò a Napoli - dove nel 1916 era apparso il libro Le guerre fratricide affratellano i popoli - il volume intitolato Potere intellettivo universale. Essenza dell'essere: una riflessione sull'esistenza umana che dedicò al fratello Arnaldo, perito nel terremoto di Messina.
L'attività letteraria del F. costituisce un altro importante aspetto della sua poliedrica personalità: si occupò infatti anche di critica d'arte, di filosofia e di argomenti scientifici, scrivendo su La Fiamma, Il Pungolo, Il Rievocatore, Il Corriere del mattino, Il Mattino; su L'Artistico, mensile del Circolo artistico politecnico di Napoli, dal 1961 curò la rubrica La Galleria dell'Artistico (Salvatori, 1986).
Nel 1967 il Circolo artistico politecnico ospitò una sua antologica, che vide riunite numerose opere di scultura, pittura e progetti architettonici. Il F. morì a Napoli il 14 nov. 1968.
Fonti e Bibl.: Necr. in Roma, 18 nov. 1968; Corriere di Napoli, 18-19 dic. 1968; Il culto dei morti nell'arte, in L'Artista moderno, IX (1910), pp. 331-334; A. Lancellotti, La II Esposizione nazionale d'arte a Napoli, in Emporium, XXXVI (1913), pp. 311-313; I Nove del Novecento, in Il Mezzogiorno, 24-25 febbr. 1929; L'Illustrazione italiana, 8 maggio 1938, p. 709; A. Schettini, Cronache d'arte, in Corriere di Napoli, 2-3 novembre 1963; Nell'arte e nella vita: note biografiche di artisti e letterati contemporanei, a cura di F. D'Andria, I, Napoli 1963, pp. 285 s.; A. Maglio, Ribera, lo Spagnoletto. Un interessante studio dell'ing. M. F., in 18° Meridiano, 24 maggio 1964; S. Loschiavo, Una raccolta di novelle per i tipi del "Rievocatore", in Mezzogiorno d'oggi (Napoli), 30 luglio 1965; P. Girace, Artisti contemporanei, Napoli 1970, p. 81 tav. 50; C. Ruju, Possibile ipotesi per una storia dell'avanguardia artistica napoletana, Napoli-Milano 1972, pp. 59-64; G. Salvatori, in In margine. Artisti napoletani tra tradizione e opposizione (catal., Napoli), Milano 1986, pp. 143-151; Id., La città e i motori, in Utopie risplendenti tra Napoli e Caserta, a cura di A. Baculo, Napoli 1986, pp. 59-64; P. Sorrenti, Pittori, scultori, architetti e artigiani pugliesi dall'antichità ai nostri giorni, Bari 1990, p. 224; I. Valente, in La pittura in Italia. Il Novecento/1, Milano 1992, II, pp. 896 s.; H. Vollmer, Künstlerlexikon des XX Jahrhunderts, p. 144.