MAINARDO
Conte di Gorizia, secondo di questo nome, nacque verso il 1165-70, primogenito del conte Engelberto (II) di Gorizia e della contessa Adelaide di Dachau-Valley, proveniente dalla Baviera. Egli è stato frequentemente confuso con il molto più anziano conte Mainardo d'Istria, della stirpe dei conti di Schwarzenburg.
Suo padre, che per quasi 40 anni era stato unico esponente della famiglia comitale di Gorizia, aveva considerevolmente ampliato l'intero possedimento soprattutto a spese dei patriarchi di Aquileia, costituito sicure basi anche in Istria e acquisito l'advocatia su alcune abbazie (Beligna, Moggio, S. Maria in Aquileia). Dal 1186 Engelberto (II) compare insieme con i figli M. ed Engelberto (III).
M. è indicato per la prima volta come advocatus di Aquileia nel 1188, quando il padre era ancora in vita. Come già suo padre anch'egli fu nettamente schierato con gli Hohenstaufen. Quando Riccardo I re d'Inghilterra, capo della congiura contro gli Hohenstaufen nell'Impero, durante il ritorno dalla crociata nel 1192 fece naufragio tra Venezia e Aquileia, M., per ordine dell'imperatore Enrico VI, si lanciò al suo inseguimento e riuscì a catturare otto cavalieri del suo seguito; il re, però, attraverso la Carinzia raggiunse Erdberg presso Vienna dove fu catturato dal duca Leopoldo V d'Austria. Nel gennaio 1194 M. prese parte alla Dieta imperiale di Ratisbona durante la quale Enrico VI confermò i trattati conclusi tra i patriarchi di Aquileia e i conti di Gorizia sulla advocatia del capitolo della cattedrale.
M. si preoccupò di rafforzare anche la propria posizione a Lienz, primo centro del suo dominio, oltre che a Gorizia, dalla quale la sua famiglia si intitolava dal 1146. A Patriasdorf, antico possedimento dei patriarchi di Aquileia, era a disposizione dei conti di Gorizia in quanto advocati un castello che si trovava presso la chiesa parrocchiale di S. Andrea ed era feudo del patriarcato; verso la fine del XII secolo M. probabilmente costruì sui propri possedimenti sulla riva occidentale dell'Isel un castello di città all'interno del borgo fortificato di Lienz, che dal XIII secolo fu abitato dai burgravi di Lienz. Con il matrimonio di suo fratello Engelberto (III) con Matilde di Andechs, erede del conte Mainardo d'Istria della famiglia degli Schwarzenburg, ai conti di Gorizia toccò Pisino, in Istria, che divenne la loro terza residenza.
Nella contesa tra il patriarca Pellegrino (II) di Aquileia e Treviso, M. ed Engelberto (III) nel febbraio 1200 si posero sotto la protezione dei Trevigiani. Anche se si arrivò presto a una riconciliazione con il patriarca, l'anno seguente egli subì una dura sconfitta contro Treviso. Alla fine di gennaio 1202 si giunse a un ampio accordo a Cormons tra il patriarca e i due conti di Gorizia, nel quale fu specificamente ribadita la dipendenza feudale dei castelli di Gorizia e di Moosburg dal patriarcato, ma ai conti di Gorizia fu garantito un illimitato diritto di successione anche in linea femminile. Nel dicembre 1202 un tribunale arbitrale nobiliare stabilì nel dettaglio gli estesi diritti che spettavano a M. come advocatus della Chiesa di Aquileia.
M. ed Engelberto (III) ebbero all'inizio ottimi rapporti con il nuovo patriarca di Aquileia Wolfger della famiglia degli Edelfreien von Erla (1204-18). Con una spedizione in Istria essi si adoperarono per difendere in quel luogo i diritti del patriarcato contro la Repubblica di Venezia. Mentre il patriarca ancora nel febbraio 1205 aveva reso onore ai conti di Gorizia in una solenne Dieta, l'anno seguente scomunicò M. che si era impossessato con la violenza di un villaggio del patriarcato. Si giunse però presto a una riconciliazione, perché M. già nel giugno 1206 partecipò a Norimberga all'investitura feudale del patriarca Wolfger da parte del re tedesco Filippo di Svevia. Già nella primavera dell'anno successivo M. si trattenne a lungo, con il patriarca Wolfger, presso il re Filippo a Erfurt e a Norimberga.
Dopo l'uccisione del re, M. passò nel campo del guelfo Ottone IV con il quale nel gennaio 1209 si incontrò ad Augusta e, quando questi nell'estate mosse verso l'Italia per l'incoronazione imperiale, anche M. era nel suo seguito a Verona, insieme con il patriarca Wolfger, che esercitava la funzione di legato imperiale per l'Italia. Dopo l'incoronazione M., nel novembre-dicembre 1209, si diresse a nord con l'imperatore e in primavera si incontrò nuovamente con il patriarca Wolfger, presso l'imperatore. Nel maggio fu testimone alla rinnovata investitura al patriarca della Carniola e dell'Istria e di lì a poco ottenne per Gorizia la concessione di tenere un mercato settimanale. Per festeggiare questo avvenimento M. liberò gli abitanti di Gorizia per sette anni dalla prestazione di tutti i servizi, con l'eccezione della costruzione di ponti.
Verso il 1211 M. sposò Adelaide, sorella del conte Alberto (III) del Tirolo, ponendo così le basi dello stretto rapporto tra le due famiglie. Mentre il patriarca Wolfger già nel 1214 era passato dalla parte del re Federico II di Svevia, M. non prese una chiara posizione.
Come suo padre Engelberto (II) - che da giovane dovette subire una sanzione ecclesiastica per aver commesso un omicidio - e come la maggior parte dei rappresentanti della sua famiglia, anche M. impersonò il modello del soldataccio tedesco, che intimidisce i suoi nemici con brutale violenza. Nel 1215-16, in una contesa con il capitolo del duomo di Aquileia a proposito dei diritti di advocatia, egli devastò quasi totalmente il villaggio di Farra d'Isonzo e fu scomunicato. Papa Innocenzo III e, per suo incarico, il patriarca Angelo di Grado e il vescovo Giordano di Padova intervennero, ma solo il patriarca di Aquileia Wolfger poté mettere in atto la riconciliazione.
Anche con il successore di Wolfger, il patriarca Bertoldo di Andechs, M. si trovò in accordo; M. aveva rapporti di parentela con lui perché suo fratello Engelberto aveva sposato Matilde di Andechs, zia del patriarca. Mentre Bertoldo accompagnò il re Federico II nel suo viaggio a Roma per l'incoronazione imperiale, M. si tenne ancora per alcuni anni lontano dall'imperatore. Dopo la morte di Engelberto (III), M. compare spesso insieme con Mainardo (III), suo nipote ed erede, che era sposato con Adelaide, figlia del conte Alberto (III) del Tirolo. Insieme con Bertoldo nel 1222 M. giurò i patti conclusi dal patriarca con il doge di Venezia.
Nel maggio 1226 M. si incontrò a Parma con l'imperatore Federico II e rimase per circa due mesi alla sua corte. Nello stesso anno concluse un accordo con il quale egli, in cambio di una consistente somma di denaro, riconosceva la sovranità feudale del patriarca su importanti possedimenti, tra cui il castello di Lienz e il porto di Latisana.
Del 1230 è una sua donazione al monastero di S. Maria in Aquileia, dove viveva sua figlia Ermengarda, monaca. M. morì il 14 sett. 1231.
Il poeta stiriano Ulrich von Liechtenstein lo descrive valoroso guerriero che si distinse nei tornei a Friesach nel 1224 e a Treviso nel 1227 e racconta che ne organizzò uno egli stesso a Trieste nel 1225 nel quale furono consumate più di 500 lance. A giudicare dal numero delle persone al suo seguito M. deve essere stato superato a stento dai duchi d'Austria e di Carinzia.
Fonti e Bibl.: Codice diplomatico istriano, a cura di P. Kandler, I-II, Trieste 1862-65, ad ind.; Urkunden- und Regestenbuch des Herzogtums Krain, a cura di F. Schumi, I-II, Lubiana 1882-87, ad ind.; Diplomi patriarcali. I documenti dei patriarchi aquileiesi nell'Archivio capitolare di Udine, a cura di C. Scalon, Udine 1983, ad ind.; C. de Franceschi, Mainardo conte d'Istria e le origini della contea di Pisino, in Atti e mem. della Soc. istriana di archeologia e storia patria, XXVIII (1926) pp. 35-62; A.M. Scheiber, Zur Genealogie der Grafen von Görz, in Monatsblatt der Heraldisch-genealogischen Gesellschaft Adler, XV (1947-49), pp. 22-25, 33-39, 58-61, 121 s.; H. Schmidinger, Patriarch und Landesherr, I, Die weltliche Herrschaft der Patriarchen von Aquileja, Graz 1954, ad annos; F. Tyroller, Genealogie des altbayerischen Adels im Hochmittelalter, in Genealogische Tafeln zur mitteleuropäischen Geschichte, a cura di W. Wegener, Göttingen 1962, ad ind.; C. de Franceschi, Storia documentata della contea di Pisino, Venezia 1963, passim; P. Paschini, Storia del Friuli, a cura di G. Fornasir, Udine 1990, ad ind.; P. Štih, Studien zur Geschichte der Grafen von Görz, in Mitteilungen des Instituts für österreichische Geschichtsforschung, Ergänzungsband, XXXII (1996), ad nomen; Id., I conti di Gorizia: signori di Gorizia, della Carniola e dell'Istria, in I Goriziani nel Medioevo, a cura di S. Tavano, Gorizia 2001, pp. 123-136.