TRAGLIA, Luigi
– Nacque ad Albano Laziale il 3 aprile 1895 da Antonio e da Giuditta Crollari.
Il 23 luglio 1902, nella cappella vescovile della chiesa parrocchiale di S. Marco evangelista nel Ss. Sacramento di Ancona, ricevette la cresima per mano del cardinale Achille Manara. Compì i suoi studi all’istituto Massimo. Il 5 novembre 1910 entrò nell’Almo Collegio Capranica accolto dall’allora vicerettore monsignor Alfonso Carinci. Tra il 1913 e il 1916 ricevette gli ordini minori: il 19 dicembre 1913 la prima tonsura, il 19 dicembre 1914 l’ostiariato e il lettorato, il 31 gennaio 1915 l’esorcistato e l’accolitato, il 28 ottobre 1916 il suddiaconato. Il 7 aprile 1917 fu diacono e il 10 agosto successivo, nella basilica Lateranense, per mano del cardinale vicario Basilio Pompili, divenne sacerdote. Conseguita la laurea in filosofia e teologia all’Università Gregoriana e in utroque iure all’istituto S. Apollinare, dopo essere stato ordinato presbitero rimase per qualche tempo al Collegio Capranica con mansioni di economo. Fece le sue prime esperienze pastorali a Torpignattara e fino alle soglie dell’episcopato si recò nella parrocchia dei Ss. Marcellino e Pietro ad duas lauros, dove ascoltò le confessioni e svolse il suo apostolato tra la gente povera delle baracche. Nel 1918 ricevette il titolo di chierico beneficiato a S. Maria Maggiore. Ricoprì numerosi incarichi: nel 1919 insegnò filosofia morale e sociologia all’Ateneo di Propaganda Fide; nel 1922 fu assunto come aiutante di studio dalla congregazione dei Seminari e Università degli studi; nel 1925 divenne minutante alla congregazione di Propaganda Fide chiamato dal cardinale Willem Van Rossum; nell’ottobre del 1926 insegnò teologia fondamentale; nel 1927 fu cameriere segreto soprannumerario e segretario dell’ablegato pontificio monsignor Giulio Belvederi, incaricato di recare la berretta cardinalizia all’arcivescovo di Burgos, Pietro Segura y Saenz, passato all’arcivescovado di Toledo; nel 1928 insegnò teologia dogmatica; nel luglio del 1930 ricevette la qualifica di assessore e di sottopromotore generale della fede alla congregazione dei Riti; nel 1932 fu prelato domestico di sua santità e nel settembre del 1936 divenne prelato uditore della Sacra Rota, incarico che tenne per pochi mesi. Il 21 dicembre 1936 fu eletto arcivescovo di Cesarea di Palestina e fu nominato vicegerente di Roma. Ebbe anche altri ruoli, fra cui quelli di socio onorario della Pontificia Accademia teologica romana e di consultore del S. Uffizio. La consacrazione episcopale gli fu conferita dal cardinale vicario Francesco Marchetti Selvaggiani il 6 gennaio 1937. Divenne canonico di S. Giovanni in Laterano. Il suo motto episcopale fu Primum Regnum Dei.
In qualità di vicegerente creò attorno alla chiesa diocesana un consenso solido e sincero. Ebbe a cuore tutte le componenti della chiesa locale: il clero, i religiosi, le religiose e i fedeli laici. Nell’arco del suo servizio pastorale, prima come vicegerente e poi come provicario e cardinale vicario, impartì gli ordini sacri a quasi cinquemila ordinandi, centosessantotto dei quali appartennero al clero romano. Si occupò degli istituti religiosi che frequentò per lunga consuetudine, soprattutto di quelli che prestarono «servizi socio-religiosi-formativi in periferia a favore della povera gente» (Ricordo del cardinale Luigi Traglia, 1977, p. 1149). Non trascurò le parrocchie, specialmente quelle delle borgate, molte delle quali furono costruite a partire dagli anni Trenta. Vi si recò per amministrarvi le cresime e per accertarsi che vi fosse l’auspicato legame tra la Chiesa locale e la popolazione residente. Non mancò di approfondire gli studi servendosi della sua monumentale biblioteca sita al secondo piano del suo appartamento: un luogo che gli fu caro e che considerò sempre «il suo tesoro e il suo rifugio» (Venier, 2006, p. 151). Ai suoi libri dovette gran parte della dottrina che si riflesse nei suoi discorsi ufficiali e nei suoi proverbiali aforismi.
Negli anni della seconda guerra mondiale infuse conforto e forza morale nella popolazione. Dopo il bombardamento del quartiere San Lorenzo, il 19 luglio 1943, fu considerato tra i soccorritori più generosi. Durante la messa della notte di Natale dello stesso anno, nella cappella del Laterano, affermò senza esitazione che Pio XII aveva dato l’ordine di salvare gli ebrei nelle case e nelle strutture cattoliche. Seguì la triste vicenda del bombardamento del 14 marzo 1944, quando sotto le macerie dell’asilo della parrocchia di S. Ippolito giacquero uccise e sepolte nove suore sacramentine. Uno degli eventi più drammatici al quale partecipò, fu quello della fucilazione di don Giuseppe Morosini, detenuto a Regina Coeli per aver aiutato i patrioti, condannato a morte il 22 febbraio 1944 e fucilato a Forte Bravetta il 3 aprile successivo. Lo aveva ordinato sacerdote nel 1937 e lo accompagnò dinanzi al plotone di esecuzione.
L’8 marzo 1948 Traglia presiedette la commissione catechistica diocesana rinnovata e aperta per la prima volta agli operatori della catechesi in Roma. Nell’occasione fu presentato l’Ufficio catechistico diocesano. Nel 1953 divenne assistente al soglio pontificio. Nel novembre del 1954, per il primo centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione, Pio XII lo nominò presidente del comitato per l’anno mariano. Si dimostrò «fervente animatore delle manifestazioni di pietà, che accompagnarono la celebrazione centenaria in tutto il mondo e specialmente in Roma, nella basilica di S. Maria Maggiore» (Il cardinale Luigi Traglia, 1960, p. 136). Nella circostanza diede l’autorizzazione alla pubblicazione del primo numero del bollettino dell’Opera Mater Dei curato dall’erudito e storico della pietà don Giuseppe De Luca. Nel 1955 concesse al medesimo sacerdote lucano l’imprimatur per l’edizione del primo volume dell’Annuario del parroco.
Il 18 febbraio 1959 Traglia fu nominato presidente della commissione per il sinodo diocesano voluta da Giovanni XXIII. Il sinodo, che mise a punto direttive pastorali rilevanti per il futuro della diocesi, si concluse il 31 gennaio 1960. Il 28 marzo dello stesso anno, il papa lo elevò alla dignità cardinalizia assegnandogli il titolo di S. Andrea della Valle e in accordo con il cardinale vicario Clemente Micara lo nominò provicario di Roma. In quella occasione, in curia diocesana si ripercorsero gli anni del suo ministero pastorale: «le numerose visite ai sacerdoti malati, i colloqui affettuosi e illuminanti nel suo piccolo studio al secondo piano di via della Pigna, l’assidua partecipazione agli avvenimenti lieti o dolorosi della vita parrocchiale», la sua premura per «le chiese, i collegi, le scuole, i monasteri, i seminari, gli uffici, le carceri, gli ospedali, i circoli giovanili», la sua opera di bene «negli anni bui della guerra» e «durante i drammatici bombardamenti di Roma, nei tristi giorni dell’occupazione nemica, delle persecuzioni e della fame» (ibid., p. 133). Nel 1961, Giovanni XXIII lo nominò presidente della commissione episcopale per l’alta direzione dell’azione cattolica italiana e per il coordinamento dell’apostolato dei laici, carica che gli fu riconfermata nel 1964 e nel 1967. Partecipò alla commissione centrale preparatoria e ai lavori del concilio Vaticano II e al conclave del 1963. Il 30 agosto 1964, Paolo VI lo nominò propresidente della Commissione episcopale italiana.
Dopo la morte del cardinale Micara avvenuta l’11 marzo 1965, papa Montini, il 30 marzo successivo, lo nominò cardinale vicario. Salito alla guida del Vicariato, si mostrò favorevole a formule organizzative adeguate ai tempi e decise di dare alla diocesi prefetture e settori. In esecuzione del motuproprio Romanae Urbis del 2 febbraio 1966 riguardante il nuovo ordinamento della diocesi di Roma, con decreto dell’11 marzo dello stesso anno assegnò la cura pastorale del centro storico al vicegerente e i restanti quattro settori ai vescovi ausiliari, suddividendo poi le parrocchie in trentotto prefetture. Costituì il consiglio presbiterale e il consiglio pastorale diocesani e mise mano a una nuova organizzazione del Vicariato. Aprì la visita pastorale delle chiese, parrocchie, cappelle, case religiose, confraternite, pie unioni e sedi di cura, indetta da Paolo VI con la costituzione apostolica Praegraves supremi Pontificatus dell’8 febbraio 1967. Dispose il rafforzamento della catechesi, «cioè dell’istruzione e della formazione religiosa» dei giovani attraverso varie iniziative, compresa la giornata catechistica diocesana, richiese alla stampa di difendere con maggiore convinzione il «senso della fede soprannaturale». Fu presidente della Pontificia opera per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma. Nel solo anno 1966, sotto la sua guida, la Pontificia opera eresse sei parrocchie, aprì cinque cappelle sussidiarie e allestì dodici cantieri per la costruzione di nuove chiese. Fu presidente della Pontificia Commissione di archeologia sacra e amministratore apostolico di Ostia. Partecipò alla prima assemblea ordinaria del sinodo dei vescovi nel 1967 e ad altre successive.
Come vicario del papa, Traglia appoggiò le iniziative di sostegno alla cura delle anime e promosse le manifestazioni tradizionali di pietà, in particolare di quella mariana. In molti ricordarono le sue omelie al pontificio seminario romano maggiore per la festa della Madonna della Fiducia e nei santuari del Divino Amore, di Loreto e di Lourdes.
Nell’accogliere le sue dimissioni per ragioni di salute, Paolo VI gli inviò una lettera il 9 gennaio 1968, con la quale lo ringraziò per il servizio pastorale svolto e lo nominò cancelliere di Santa romana Chiesa. Il papa gli riconobbe alti meriti, «l’amabilità serena del temperamento e la paterna schiettezza dei modi», la fedeltà, lo «zelo illuminato», la «pastorale prudenza e sapienza» e una «conquidente bontà». Il 13 gennaio 1968 assunse la carica di cancelliere di Santa romana Chiesa, che tenne fino alla soppressione dell’ufficio il 27 febbraio 1973. Optò per il titolo di S. Lorenzo in Damaso assegnato al cancellierato.
Quando Paolo VI, con il breve Propenso et sollicito animo del 13 giugno 1971, rinnovò la direzione del Collegio Capranica affidandola a una commissione episcopale di nomina pontificia, dal 6 luglio 1971 e fino alla sua morte ne fu il primo presidente. Il 15 marzo 1972 fu nominato titolare della chiesa suburbicaria di Albano. Il 24 marzo successivo divenne sottodecano del collegio cardinalizio e il 7 gennaio 1974 ne fu il decano, divenendo cardinale vescovo di Ostia e mantenendo il titolo della sede di Albano. Fu membro di vari dicasteri e tribunali vaticani. In qualità di legato pontificio, il 24 dicembre 1974 aprì la porta santa a S. Paolo fuori le Mura. L’ultimo lavoro glielo chiese il pontefice come presidente dei due gruppi di studio per la preparazione della costituzione Vicariae Potestatis in Urbe pubblicata il 6 gennaio 1977.
Morì il 22 novembre 1977 presso la clinica Quisisana. Al rito funebre, celebrato nella basilica vaticana il 25 novembre seguente, Paolo VI volle presiedere la liturgia officiata dal cardinale vicario Ugo Poletti. Furono presenti una trentina di cardinali, molti vescovi, rappresentanti del corpo diplomatico e del mondo politico, numerosissimi sacerdoti e religiosi. Fu tumulato al Verano. Il 24 novembre 1981, le sue spoglie mortali ricevettero definitiva sepoltura nella basilica di S. Lorenzo in Damaso.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio storico del Vicariato, Fondo sacre ordinazioni, 1917, b. O-Z e «Liber ordinationum ab anno 1915 ad annum 1926» a rubricella (lettera T); Acta Apostolicae Sedis, XXIX (1937), p. 40.
Il nuovo vicegerente mons. L. T., in Bollettino del clero romano, XVIII (1937), 1, p. 3; Annuario pontificio, Città del Vaticano 1938, p. 664; Il Santo Padre nomina la Commissione per il sinodo diocesano, in Bollettino del clero romano, XL (1959), 3, p. 120; Il cardinale L. T., pro vicario generale di sua santità, in Rivista diocesana di Roma, I (1960), 3-4, pp. 128-140; G. Canova, Venticinque anni di episcopato, in Rivista diocesana di Roma, III (1962), 1-2, pp. 22-26; A. Ilari, I cardinali vicari. Cronologia bio-bibliografica, ibid., 4, pp. 273-295; L. De Magistris, Card. L. T., in La Pontificia Università Lateranense. Profilo della sua storia, dei suoi maestri e dei suoi discepoli, Roma 1963, pp. 448 s.; Nomina del cardinale vicario, in Rivista diocesana di Roma, VI (1965), 5-6, pp. 359-361 e 415-437; L. Della Torre, Invito ad una rilettura pastorale delle “Disposizioni sulla sacra liturgia”, ibid., VII (1966), 11-12, pp. 1127-1129; Il nuovo ordinamento della diocesi di Roma, ibid., 3-4, pp. 385-388; E. Venier, Cinquant’anni al servizio della diocesi e della chiesa, ibid., VIII (1967), 11-12, pp. 1111-1131; Le nuove prefetture della diocesi di Roma e Attività della Pontificia opera per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma, ibid., 1-2, pp. 81-88 e 102-108; Giubileo sacerdotale del cardinale vicario, ibid., 9-10, pp. 981 s.; La nuova sede del Vicariato al Laterano, ibid., 3-4, pp. 326-331; E. Venier, Il riconoscente saluto della diocesi al card. T., ibid., IX (1968), 1-2, pp. 97-100; Encicliche e discorsi di Paolo VI, XV, Roma 1968, pp. 45 s.; Assegnazione di nuovi titoli o diaconie, in Rivista diocesana di Roma, X (1969), 5-6, p. 506; Mater Dei. Bollettino dell’Opera “Mater Dei” diretto da don Giuseppe De Luca, 1954-1959, Roma 1972, p. XIII; Acta Apostolicae Sedis, LXIV (1972), 4, pp. 330 s., LXVI (1974), p. 47; N. Del Re, Il vicegerente del Vicariato di Roma, Roma 1976, p. 77; Ricordo del cardinale L. T., in Rivista diocesana di Roma, XVIII (1977), 11-12, pp. 1141-1156; A. Riccardi, Roma ‘città sacra’? Dalla Conciliazione all’operazione Sturzo, Milano 1979, pp. 221-405; Traslazione delle spoglie del card. L. T., in Rivista diocesana di Roma, XXII (1981), 11-12, pp. 1215 s.; M. Manzo, Il prete romano tra la missione del 1958 e il sinodo del 1960, in Ricerche per la storia religiosa di Roma, VII (1988), pp. 251-286; M. Manzo, Papa Giovanni vescovo a Roma. Sinodo e pastorale diocesana nell’episcopato romano di Roncalli, Cinisello Balsamo 1991, pp. 164-180; G. De Luca, L’Annuario del parroco, 1955-1962, Roma 1994, p. X; Don Giuseppe De Luca a cento anni dalla nascita. Nuove testimonianze e riflessioni con un’appendice di testi inediti o poco noti, a cura di P. Vian, Roma 1998, p. 181; M. Impagliazzo, La diocesi del papa. La Chiesa di Roma e gli anni di Paolo VI (1963-1978), Milano 2006, pp. 16-189; E. Venier, Cardinale vicario L. T. (1895-1977). Cinquant’anni al servizio della diocesi e della chiesa, in Id., Preti di Roma, Roma 2006, pp. 148-164; A. Riccardi, L’inverno più lungo. 1943-44: Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma, Roma-Bari 2008, pp. 308-346; A. De Marco, Pensiero giuridico, economico e sociale del pontefice Pio XII, Roma 2010, p. 68; L. Colosi, Frammenti di una storia. L’Ufficio catechistico di Roma, Città del Vaticano 2013, pp. 39 s.; G. Midili, La riforma liturgica nella diocesi di Roma. Studio in prospettiva storica e pastorale (1956-1975), Roma 2018, pp. 43, 74-77, 137-150.