MOZZONI, Luigi
MOZZONI, Luigi (in religione Andrea). – Nacque il 9 ottobre 1754 a Biumo Superiore (Varese) da Francesco e da Angela Fadini di Crema, in una famiglia milanese di antica nobiltà, che si era trasferita dal XIII secolo nel Varesotto, a Bisuschio, mantenendo però stretti legami con la capitale.
Mozzoni nacque nel palazzo detto delle Quaranta colonne che la nonna Antonia Bernasconi aveva portato in dote a Filippo Antonio (n. Bisuschio, 1683). Il loro figlio Francesco, (n. Biumo, 1705) fu fisico collegiato a Milano, dove abitava, mantenendo nel contempo casa sia a Bisuschio sia a Biumo. Dalle nozze con Angela Fadini (1743) nacquero 12 figli, di cui 10 maschi. Tra loro furono religiosi Ignazio, Giuseppe Vermondo e Luigi, gli ultimi due monaci olivetani (Giuseppe fu anche sacerdote e parroco di Bisuschio dal 1811 al 1821).
Compiuti gli studi umanistici e filosofici a Varese nelle scuole del convento di S. Francesco, nel 1771 Mozzoni entrò nel monastero di S. Vittore al Corpo di Milano con il nome religioso di Andrea, e qui proseguì gli studi teologici. Nel 1779 si trasferì a Pavia nel monastero di S. Bartolomeo in Strada. Seguendo i propri interessi e in linea con le direttive asburgiche che volevano indirizzare i membri degli Ordini regolari allo studio delle discipline scientifiche, frequentò pure la facoltà filosofica dell’Università e, con particolare interesse, i corsi di fisica e di matematica, entrando a far parte del ristretto gruppo di studenti che si raccoglievano intorno a Gregorio Fontana, dal 1768 professore in quella facoltà di matematica elementare e meccanica e dal 1778 di matematica sublime e meccanica. Fontana, che nelle stanze del collegio Ghislieri, dove alloggiava, teneva un vero e proprio circolo scientifico, di cui facevano parte anche altri religiosi come Roberto Gaeta, Ferdinando Speroni, Angelo Lotteri, Ferdinando Messia o laici come Giovanni Gratognini, favorì attraverso un’attività di traduzioni l’introduzione e la conoscenza in Italia di autori francesi, tedeschi e inglesi e dei loro lavori di matematica pura e applicata sul versante sia scientifico sia didattico.
Mozzoni si dedicò in particolare alla traduzione di opere di Charles Bossut: nel 1788 pubblicò a Pavia, per i tipi dell’I.R. stamperia del monastero di S. Salvatore, il Trattato elementare di meccanica, allestito in base alla terza edizione (1775) del Traité élémentaire de mécanique et de dynamique appliqué principalement aux mouvements des machines (1763).
La traduzione si articolava in due volumi, dedicati rispettivamente alla statica e alla dinamica, che Mozzoni arricchì di note sia esplicative sia correttive: particolarmente importante quella alla fine del primo volume (pp. 274-279), che riassume la memoria di Charles-Augustine Coulomb sugli attriti (1773), i cui risultati Bossut non aveva potuto utilizzare, ma che erano particolarmente interessanti in un testo avente quale pubblico di riferimento gli studenti di ingegneria dell’Università di Pavia. Alla fine del secondo volume (pp. 94-98), un’altra nota implementa la sezione dedicata alla balistica, argomento trascurato da Bossut, riassumendo la memoria pubblicata sull'argomento da Maupertuis nel 1731 nei Mémoires de l’Académie des Sciences di Parigi. Un’Appendice contiene infine due memorie di Bossut sull’equilibrio delle volte e due di Fontana sulle forze centrali, queste ultime tradotte dal latino.
Nel 1787 era uscito, sempre per i tipi della stamperia del monastero di S. Salvatore, il Corso di matematica […] ad uso della R. Università di Pavia con delle aggiunte, traduzione adattata al pubblico degli studenti della seconda edizione del Cours de mathematiques à l’usage des Écoles royales militaires (1785). L'opera era divisa in due volumi, dedicati all'algebra e alla geometria. Già nell’Avviso dell’editore al Trattato elementare di meccanica se ne preannunciava una seconda edizione «corretta e migliorata nella stampa e nei caratteri», che uscì nel 1790. Nell’Avviso si diceva che la prima edizione aveva avuto «smercio sì rapido» sia in Università sia nei ginnasi lombardi da non poter soddisfare le richieste provenienti da fuori «specialmente dal Regno di Napoli».
Oltre alle note e aggiunte di Mozzoni sulla soluzione delle equazioni, nel primo volume sono presenti anche due note di Lorenzo Mascheroni, una sulla soluzione delle equazioni di terzo grado, l’altra sulla dottrina degli interessi, un tema particolarmente caro alla scuola matematica pavese. Il Corso di matematica ebbe in effetti varie edizioni e fu adottato come libro di testo nei licei del Regno d’Italia. Una quarta edizione uscì a Piacenza nel 1802, una Quarta edizione veneta, emendata da moltissimi errori a Venezia nel 1808. Ancora nel 1831 usciva a Napoli un’edizione riveduta da Francesco Zampelli.
Sempre di Bossut, tradusse L’essai sur l’histoire générale des mathematiques, edito a Milano tra il 1802 e il 1803 in quattro volumi. L'opera recava il titolo di Storia generale delle matematiche e, come recitava la nota degli editori, era arricchita rispetto all'originale da riflessioni e aggiunte di Gregorio Fontana, nel IV volume, sulla matematica pura, l'astronomia, la meccanica e la storia di settori applicativi, quali la biomeccanica.
Nel 1783, era stato nominato pubblico ripetitore di matematica, incarico che gli venne confermato sino al 1793, quando ebbe l’insegnamento di algebra e geometria nel regio ginnasio di Mantova, il più importante della Lombardia austriaca insieme a quelli milanesi. L’anno successivo entrò a far parte della R. Accademia di scienze, belle lettere ed arti, dove fu censore della classe matematica. Nel 1796, nelle prime provvidenze prese dal Direttorio esecutivo per la riorganizzazione dell’istruzione pubblica, fu spostato nelle scuole pubbliche di Bergamo come professore di filosofia e matematica, ma al ritorno degli austriaci nel 1799 fu nuovamente trasferito a Mantova, per rientrare poi nel 1803 nel liceo di Bergamo sulla cattedra di geometria e algebra elementare.
Le notizie che lo riguardano negli anni a cavallo del secolo sono frammentarie. Certamente mantenne una posizione del tutto defilata sul fronte politico, il che gli permise di conservare l’impiego nei diversi regimi. Da una sua lettera al botanico pavese Domenico Nocca, datata Mantova 20 aprile 1800, sappiamo che alla fine dell’anno scolastico sarebbe rientrato, per le vacanze estive, a Milano perché era stato destinato al monastero di S. Vittore. Forse l’anno successivo si recò a Parigi, se è lui il Mozzoni incontrato da Luigi Valentino Brugnatelli e da Alessandro Volta a casa di Giulia Beccaria il 13 novembre 1801, come risulta dal Diario del viaggio in Francia del Brugnatelli.
Nominato nel 1806, su indicazione di Vincenzo Brunacci, supplente di Giovan Battista Venturi sulla cattedra di fisica generale all’Università di Pavia, ne divenne titolare dal 1808 sino al 1825 (dal 1814 il titolo dell’insegnamento fu fisica generale congiunta colle matematiche e sperimentale), quando ottenne la pensione e si ritirò nuovamente a Milano, dove aveva amici e parenti. Tornato allo stato secolare dopo la soppressione dell’Ordine olivetano (1808), la sua vita trascorse senza avvenimenti di rilievo.
Morì a Milano l’11 novembre 1842.
Il suo nome è legato soprattutto agli Elementi di fisica generale, fortunatissimo libro di testo, edito nel 1811 («trattato succoso e metodico e ben ideato», lo definì Chiappa, 1845, p. 76), che conobbe più edizioni: la seconda edizione nel 1817 e altre ne seguirono con aggiunte e correzioni sino alla settima (1842), curata da Luigi Masieri, venendosi progressivamente a configurare, anche in rapporto all’organizzazione scolastica del tempo, più come manuale di liceo che come un testo universitario. Il volume continuò a circolare anche dopo la morte di Mozzoni: fra le altre l’Ottava edizione seconda fiorentina riveduta e diligentemente corretta dal professor Mariano Mangani fu edita a Firenze nel 1859 «ad uso delle scuole di filosofia».
Mozzoni fu anche autore in anni giovanili di due memorie scientifiche di algebra, una relativa alla Teorica delle equazioni a radici eguali pubblicata nel Giornale fisico medico di Brugnatelli (VI [1793], 2, pp. 161-192), e una seconda relativa ad Alcune trasformazioni delle equazioni letterali edita nelle Memorie dell’Accademia di Mantova (I [1795], p. 441-453) nella quale applicava i metodi lagrangiani, correggendone alcune inesattezze nella soluzione delle equazioni di terzo e quarto grado.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano, Studi, p.a., cartt. 235, 385, 387, 396, 404; Pavia, Biblioteca universitaria, Autografi, b. 8; A. Perego, Della vita e degli scritti di d. A. M. Discorso letto all’Ateneo di Brescia nella tornata del 6 agosto 1843, Brescia 1844; G. Chiappa, in E. De Tipaldo, Biografia degli italiani illustri nelle scienze, lettere ed arti del secolo XVIII, e de’ contemporanei, X, Venezia 1845, pp. 76 s.; J.C. Poggendorff, Biographisch-literarisches Handwörterbuch zur Geschichte der exacten Wissenschaften, II, Leipzig 1863, p. 219; Memorie e documenti per la storia dell’Università di Pavia e degli uomini più illustri che v’insegnarono, I, Serie dei rettori e dei professori, a cura di A. Corradi, Pavia 1877, pp. 415, 434; L.V. Brugnatelli, Diario del viaggio in Svizzera e in Francia con Alessandro Volta nel 1801, in Alessandro Volta, Epistolario, IV, Bologna 1953, p. 522.