MINUTI, Luigi
– Figlio di Giovanni, nacque a Firenze il 18 ag. 1851. Di modesta condizione economica, fu proprietario di una bottega a Firenze, in Borgo Ognissanti, dove esercitò il mestiere di pizzicagnolo.
All’età di vent’anni si iscrisse alla Fratellanza artigiana d’Italia, l’associazione fondata a Firenze nel 1861 che, cercando di coniugare l’antica tradizione delle corporazioni d’arti e mestieri medievali con il pensiero sociale di G. Mazzini, intendeva porre le basi di una nuova società democratica e repubblicana fondata sul lavoro. Appena sei anni dopo, nel 1867, ne assunse la presidenza divenendone gran maestro, titolo con il quale veniva designato anche il capo della massoneria (a cui peraltro il M. non fu mai affiliato) e che egli conservò per tutta la vita. Dal gennaio 1875 al dicembre 1926, con qualche interruzione, la Fratellanza artigiana pubblicò anche un periodico omonimo, La Fratellanza artigiana d’Italia, del quale il M. fu a lungo direttore. Fortemente identificatosi con questo sodalizio, nel 1911, in occasione del cinquantenario, ne tratteggiò le vicende in un volume (Il Comune artigiano di Firenze della Fratellanza artigiana d’Italia. Cenni storici di Luigi Minuti, Firenze 1911), che costituisce la sua opera più significativa e offre materiali interessanti per una ricostruzione non solo della storia sociale e politica della città dopo il 1861, ma anche della storia dell’associazionismo operaio italiano fra Otto e Novecento.
Interprete fedele del pensiero mazziniano, il M. ripudiò l’idea della lotta di classe e avversò il socialismo marxista e il collettivismo, ritenendo che l’emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento del sistema capitalistico potesse avvenire unicamente attraverso la loro libera aggregazione in società di tipo mutualistico e cooperativistico. Autodidatta, sostenne queste sue convinzioni in numerosi scritti polemici contro gli esponenti socialisti e anarchici, oltre che in vari opuscoli di carattere educativo e propagandistico.
Ma soprattutto il M. si segnalò per la sua strenua attività di organizzatore dell’associazionismo operaio e del movimento repubblicano. Fin dai primi anni Settanta appartenne a una società segreta, l’Alleanza repubblicana universale, che era stata fondata da Mazzini nel 1866 e che sopravvisse, come strumento clandestino di raccordo del mazzinianesimo intransigente, fino all’indomani della prima guerra mondiale. Dopo aver fatto parte nel 1875, insieme con F. Campanella e A. Giannelli, del nucleo direttivo del Circolo educativo popolare, che raccolse i maggiori esponenti del repubblicanesimo fiorentino, nel 1877 aderì all’associazione Pro Italia irredenta, guidata da G. Avezzana e M.R. Imbriani. Nel febbraio 1879, quindi, fu il principale artefice della nascita della Consociazione delle società repubblicane della Toscana, il cui statuto, ricalcato su quello dettato sette anni prima da A. Saffi per l’analogo sodalizio costituito in Romagna, fu sequestrato dalla magistratura e costò al M. anche un processo.
Al XV congresso delle società operaie affratellate, tenutosi a Genova nel giugno 1882, sostenne la necessità di una legge per il riconoscimento giuridico delle associazioni dei lavoratori. In seguito si batté per evitare che le società di mutuo soccorso si trasformassero in leghe di resistenza e antepose alla pratica dello sciopero la lotta per l’abbattimento della monarchia e l’instaurazione della repubblica. Nel 1886, insieme con altri esponenti repubblicani, entrò a far parte del comitato centrale della Federazione nazionale delle cooperative, il cui congresso costitutivo si svolse a Milano nel mese di ottobre.
In questi anni il M. fu uno dei principali dirigenti del Patto di fratellanza, la struttura organizzativa sorta nel 1871 che raccoglieva le associazioni operaie italiane di orientamento mazziniano. Essa si disciolse nell’ottobre 1893, lacerata dalla dissidenza dei repubblicani collettivisti, che erano favorevoli all’ingresso nel Partito socialista, e dei mazziniani intransigenti, fra i quali figurava il M., che erano contrari alla partecipazione elettorale. Dopo aver tentato invano di riorganizzare il patto promuovendo la nascita nel 1897 di una Fratellanza operaia italiana, nel febbraio di quello stesso anno il M., in polemica con le posizioni del Partito repubblicano (sorto nel 1895), dette vita con Giannelli, F. Albani, F. Mormina Penna e altri al Partito mazziniano italiano, e fu uno dei redattori del suo organo di stampa, il giornale La Terza Italia. Fra il 1895 e il 1896 il M. costituì anche l’Unione mazziniana, che fu attiva a livello nazionale fino al 1907, quando da essa nacque la Fratellanza mazziniana: un sodalizio avente per scopo la propaganda delle dottrine religiose di Mazzini, che confluì poi nell’associazione Fede nuova, fondata a Roma da Adele Tondi Albani.
In questi anni il M. fu in rapporti di stretta amicizia con alcuni dei più diretti discepoli di Mazzini: M. Quadrio, F. Campanella, che lo lasciò suo «esecutore testamentario politico» (Frosini, p. 19), e A. Saffi, che coadiuvò nell’opera di raccolta e cura degli scritti mazziniani. Ma fu vicino anche a Jessie White Mario, che trascorse l’ultima parte della sua vita a Firenze, e all’attrice Giacinta Pezzana, che condivideva la sua fede mazziniana. Proprio questa fedeltà al pensiero di Mazzini fu all’origine dell’ultima iniziativa editoriale del M., la Biblioteca mazziniana, una serie di volumi di taglio propagandistico e divulgativo che egli pubblicò a partire dal 1913, ma che si interruppe con lo scoppio della guerra senza più riprendersi.
Da sempre fiero avversario della politica coloniale del governo, il M. aderì al movimento irredentista e in questa chiave, vedendovi cioè l’epilogo della lotta per l’indipendenza e l’affermazione del principio nazionale, fu favorevole all’intervento italiano nella Grande Guerra. Il 19 marzo 1916 morì in battaglia il figlio Giovanni (nato a Firenze il 17 febbr. 1889), che sul finire del 1914 si era aggregato alla spedizione di volontari italiani accorsi in difesa della Francia e nel 1915, dopo l’ingresso in guerra dell’Italia, era stato fra i primi ad arruolarsi. Durante la guerra, e soprattutto dopo Caporetto (1917), il M. accantonò anche la pregiudiziale repubblicana, affermando l’idea del cosiddetto «repubblicanesimo tricolore» e invitando i mazziniani a stringersi intorno alla patria e alle sue istituzioni. Già nel novembre 1916 lo troviamo fra i consiglieri di una delle tante organizzazioni patriottiche del cosiddetto «fronte interno», l’«Associazione italocoloniale di preparazione civile per la pace contro ogni dipendenza morale ed economica dall’estero».
Il M. tuttavia restò fino all’ultimo un antiparlamentarista irriducibile, fu sempre coerentemente astensionista, si oppose cioè alla partecipazione alle elezioni politiche dei repubblicani, che invitò a svolgere la loro attività di apostolato educativo fuori del Parlamento, nelle associazioni popolari. Accettò invece di far parte delle istituzioni amministrative locali, ma solo per brevi periodi: la prima volta nel 1899, quando fu eletto consigliere comunale e provinciale di Firenze; la seconda nel 1920, quando, presentatosi nella lista del Blocco nazionale, fu eletto di nuovo nel Consiglio municipale. Dal 1905 fu anche membro del consiglio direttivo della locale Congregazione di carità e consigliere della Pia Casa di patronato dei minorenni corrigendi, della quale divenne anche vicepresidente.
Il M. morì a Firenze il 15 luglio 1924.
Scritti del M. sono disseminati in un gran numero di giornali e periodici che lo ebbero come redattore e collaboratore, fra i quali La Fratellanza artigiana d’Italia, L’Emancipazione, Il Dovere, L’Italia del popolo, La Terza Italia, Il Popolo sovrano, Il Popolo, Il Bruscolo, Il Ciompo. Fra i suoi numerosi opuscoli: Il patto di fratellanza è anticollettivista?, Firenze 1893; Le Camere operaie e le Borse del lavoro. Articoli critici, ibid. 1893; La mezzadria in Toscana. Sue origini, forma ed effetti pratici della medesima, ibid. 1893; Polemica. Il pensiero politico sociale di Giuseppe Mazzini. G. Mazzini e il socialismo, ibid. 1894; L’ordinamento della Fratellanza artigiana d’Italia. Discorso … nell’occasione dell’inaugurazione della nuova sede sociale avvenuta il 4 ag. 1895, ibid. 1895; Garibaldi fu socialista? No!, ibid. 1897; Il crepuscolo del socialismo, Roma 1910; Coloni e braccianti in Romagna. Repubblicani e socialisti pro e contro la mezzadria, ibid. 1910; La crisi nel Partito repubblicano italiano, ovvero il distacco di Vamba dal partito. Risposta a L. Bertelli (Vamba), Firenze 1912; Giuseppe Mazzini e i mazziniani. Mazzini e le sue dottrine. Articoli polemici e dottrinali, ibid. 1913; La setta dei «Moderati» e la parte avuta da essa negli avvenimenti politici d’Italia, ibid. 1913; Gli attentati politici mazziniani. A proposito di un recente scritto di Alessandro Luzio. Confutazione, ibid. 1913; In memoria del IX febbraio. Cenni sulle aspirazioni d’indipendenza e di patria dei popoli italiani e sulla proclamazione della Repubblica romana del 1849, ibid. 1914.
Fonti e Bibl.: Una raccolta di lettere e documenti del M. si trova a Roma nel Museo centrale del Risorgimento, bb. 595-598 (su cui v. M. Marino, Fondo Luigi Minuti, in L’Archivio del Museo centrale del Risorgimento. Guida ai fondi documentari, a cura di M. Pizzo, Roma 2007, pp. 163 s.; R. Balzani, Aurelio Saffi, la tradizione municipale fiorentina e l’organizzazione del movimento mazziniano. Lettere a L. M. (1880-1888), in Nuova Antologia, CXXV (1990), 2176, pp. 294-311; E. Frosini, L. M. L’italiano, l’apostolo, il precursore, Firenze 1925; B. Righini, I periodici fiorentini (1597-1950). Catalogo ragionato, Firenze 1955, I, pp. 128, 215, 420; C. Pinzani, La crisi politica di fine secolo in Toscana, Firenze 1963, pp. 33, 55, 60, 62, 85, 93, 225, 243, 253; N. Capitini Maccabruni, La Camera del lavoro nella vita politica e amministrativa fiorentina (dalle origini al 1900), Firenze 1965, ad ind.; L. Lotti, Romagna e Toscana dall’Unità ad oggi, Firenze 1969, pp. 58-60; A. Comba, I repubblicani alla ricerca di un’identità (1870-1895), in Mazzini e i repubblicani italiani. Studi in onore di Terenzio Grandi nel suo 92° compleanno, Torino 1976, pp. 497-499, 502, 508 s.; B. Di Porto - L. Cecchini, Storia del patto di fratellanza. Movimento operaio e democrazia repubblicana, 1860-1893, Roma [1982], ad ind.; L. Tomassini, Associazionismo operaio a Firenze fra ’800 e ’900. La società di mutuo soccorso di Rifredi (1883-1922), Firenze 1984, pp. 35 s., 45 s., 55-57, 66 s. e passim; G. Spini - A. Casali, Firenze, Roma-Bari 1986, pp. 76, 83, 89 s.; R. Zangheri - G. Galasso - V. Castronovo, Storia del movimento cooperativo in Italia, 1886-1986, Torino 1987, pp. 46 s., 79, 83, 86 s., 155, 170, 177, 407; Sinistra costituzionale, correnti democratiche e società italiana dal 1870 al 1892. Atti del XXVII Convegno storico toscano, Livorno … 1984, Firenze 1988, pp. 125, 127, 131 s., 229, 282-286, 288-290; R. Melchionda, Firenze industriale nei suoi incerti albori. Le origini dell’associazionismo imprenditoriale cento anni fa, Firenze 1988, pp. 30, 46, 116 s., 351; N. Capitini Maccabruni, Liberali, socialisti e Camera del lavoro a Firenze nell’età giolittiana (1900-1914), Firenze 1990, pp. 43, 74, 264; F. Conti, I notabili e la macchina della politica. Politicizzazione e trasformismo fra Toscana e Romagna nell’età liberale, Manduria-Bari-Roma 1994, pp. 8, 16, 20 s., 23, 62, 86 s., 159, 166-168, 223 s., 247; Id., L’Italia dei democratici. Sinistra risorgimentale, massoneria e associazionismo fra Otto e Novecento, Milano 2000, pp. 106 s., 109-111, 272, 307; L. Lotti, M. L., in F. Andreucci - T. Detti, Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, III, Roma 1977, pp. 476 s.
F. Conti