DELLA TORRE, Luigi
Nato ad Alessandria il 13 luglio 1861 da Giacomo e Jenny Pisa, di agiata famiglia ebraica (era nipote del banchiere Zaccaria Pisa), fu personaggio di rilievo nel socialismo milanese di fine secolo, poi una delle maggiori figure dell'imprenditoria illuminata e dell'editoria socialista ed infine, durante il fascismo, uno dei maggiori finanziatori del movimento degli esuli anti-fascisti in Francia.
Anna Kuliscioff così scriveva di lui a Filippo Turati nel 1911: "... personalmente serba sempre nel suo intimo un cantuccio di idealismo, non rifiuterebbe né le 10 né le 20.000 lire; non chiederebbe nulla in cambio come non lo ha mai chiesto ma ... non è un semplice mecenate che aiuta la stampa avanzata, ma è una potenza finanziaria, che con la Commerciale e la Banca d'Italia fra poco diventerà l'uomo immancabile, come lo è già, in imprese dove entra anche lo Stato". Del resto, come finanziere, egli fu dagli inizi del Novecento fra gli uomini d'affari "che aderivano al nuovo corso politico giolittiano di "ordinatoprogresso sociale" o che erano giunti comunque ad associare l'impegno positivo per lo sviluppo economico al rifiuto delle idee e delle esperienze conservatrici più ottuse e fallimentari" (Castronovo, 1975, p. 179). Il D. fu, in definitiva, tipico esponente di una borghesia ebraica mitteleuropea e positivista che vedeva nel libero sviluppo delle forze sociali e nell'ascesa dei ceti popolari le componenti decisive per la trasformazione in senso democratico e socialista della società.
Laureato in scienze economiche, uomo di ampie letture, massone e buon conoscitore del pensiero marxista, fu in gioventù attivo militante socialista di Milano, ove visse in pratica tutta la vita. Nei primi anni della sua milizia politica fu particolarmente attivo nella promozione dell'associazionismo democratico. Nel 1887 fu nel gruppo che diede vita al giornale La cooperazione italiana, in cui si sostenevano e si discutevano i principi, le realizzazioni e gli obiettivi del movimento cooperativo. Fu inoltre fra i fondatori dell'Unione impiegati privati.di Milano, categoria che rappresentò nel 1891 alla commissione esecutiva della Camera del lavoro.
Nel 1892 fu delegato al congresso costitutivo del Partito'dei lavoratori italiani (Genova, 15-16 agosto) quale rappresentante di alcuni settori socialisti di Brescia e Piacenza. Segretario del nucleo socialista di propaganda di Porta Venezia, nel 1893 venne candidato alla carica di consigliere comunale e nel 1894 - a seguito dei decreto crispino di scioglimento delle organizzazioni socialiste - fu coinvolto nel primo grande processo ai socialisti milanesi insieme con F. Turati, C. Lazzari, G. De Franceschi, ecc. e venne condannato a tre mesi di confino, che, però, non scontò.
Nel 1895 divenne membro del direttivo socialista milanese e delegato al terzo mandamento elettorale di Milano, poi membro della commissione esecutiva della federazione socialista milanese. Nel 1896 fu nella commissione incaricata dal partito per la fondazione dell'Avanti! (e in tal guisa fu relatore al congresso di Firenze dei luglio del 1896 sul problema del quotidiano). L'anno successivo, al quinto congresso del partito (Bologna, settembre 1897), fu relatore insieme con F. Turati sulla revisione dei conti e nel 1899 partecipò alla fondazione de Il Tempo.
Assorbito dagli impegni finanziari (era entrato come impiegato nella banca di Zaccaria Pisa per divenirne poi, per via ereditaria, il gerente e il massimo azionista), abbandonò la milizia di partito nel 1906 a seguito delle vivaci proteste suscitate fra i socialisti da un suo omaggio al re, pur rimanendo legato da vincoli ideali e di collaborazione ed amicizia con l'ala riformista del socialismo (in particolare con Turati). Nel lungo periodo in cui fu attivo come banchiere intervenne in vari settori della vita sociale ed economica, venendo sempre più a consolidare una potenza finanziaria che gli consentì di restare per oltre un ventennio - ma soprattutto dal 1913, anno in cui divenne senatore, all'ascesa del fascismo - uno degli uomini chiave dell'imprenditoria. italiana.
Sul piano editoriale, oltre ad essere presidente del consiglio d'amministrazione della casa editrice F.lli Treves, il D. fu uno dei massimi operatori economici dei settore dei quotidiani. Nel 1904 intraprese - insieme con G. Pontremoli, con cui avrebbe costituito nel 1917 un potente gruppo finanziario editoriale, denominato Società editoriale italiana - il salvataggio dalla bancarotta del quotidiano radicale IlTempo, accollandosi gran parte dei debiti fino al 1909, allorché diede mano all'operazione Secolo. Il gruppo Della Torre Pontremoli acquistò il quotidiano milanese da E. Sonzogno per 1.200.000 lire con la clausola che ne restasse immutato l'indirizzo politico (Leonida Bissolati, che caldeggiava l'operazione, ne fu il garante). Il Pontremoli a sua volta, divenuto direttore del Secolo, comprò nel 1911 da L. Cesana il democratico liberale Messaggero di Roma. Con l'ulteriore acquisto del Giornale del mattino di Bologna, legato alla massoneria emiliana, il gruppo disponeva alla vigilia della guerra del principale cartello editoriale dell'interventismo democratico.
A Milano il D. fu membro, sin dalla sua creazione, del consiglio direttivo della Società umanitaria, costituitasi col lascito di P. M. Loria - e in questa qualità subì nel 1905-1906 le polemiche dei sindacalisti rivoluzionari su Avanguardia socialista - e ne divenne presidente nel 1913 rimanendo in carica per oltre un ventennio. Il lascito permise la realizzazione di scuole professionali, del Segretariato del popolo (istituto di coordinamento fra le opere di assistenza e beneficenza milanesi) e la costituzione dell'Ufficio del lavoro. Al D. si deve anche la promozione delle, prime case operaie di Milano. Nel 1913 era divenuto presidente dell'Istituto di credito delle cooperative di Milano e nel 1914, alla sua costituzione, vicepresidente dell'Istituto nazionale di credito delle cooperative.
Sul piano più strettamente finanziario, l'attività del D. fu estremamente varia e difficAmente ricollegabile ad una univoca linea di politica economica. Figurava nel 1919 "fra gli amministratori dell'Ilva, oltre ad essere interessato a numerose società industriali e finanziarie-immobiliari in stretta relazione con esponenti di rilievo della finanza e dell'industria armatoriale. Presidente dell'Istituto Nazionale di Credito per la Cooperazione, dell'Istituto Italiano di Credito Marittimo e dell'Immobiliare Ingegnoli e Soci di Milano e amministratore della Navigazione Generale Italiana di Genova (già Società Riunite Florio e Rubattino), il senatore Della Torre era consigliere delle Imprese Elettriche Conti, della Società Anonima Italiana di Riassicurazione contro gli Infortuni (con E. Morpurgo, azionista del Giornale d'Italia),della Molini Certosa di Milano e (con il Pogliani e il deputato V. Emanuele Parodi, tra i più autorevoli finanziatori negli anni di guerra dell'Idea nazionale) dellaSocietà Anonima Ligure per Imprese e Costruzioni, oltre a ricoprire l'incarico di vice-presidente della Società Nazionale per lo sviluppo delle Imprese Elettriche" (Castronovo, 1976, p. 243).
La sua attività al Senato - acquisì per censo il seggio nel novembre 1913 e lo conservò per tutta la vita - non fu molto intensa tranne nel periodo 1918-19, allorché ricoprì l'incarico di commissario per la vigilanza sulla circolazione e sugli istituti di credito nonché quello di commissario per l'esame della tariffa doganale. Pronunciò in quegli anni anche alcuni interventi sui provvedimenti tributari e sui bilanci finanziari.
La crisi dell'editoria democratica nel dopoguerra determinò il declino del gruppo Della Torre Pontremoli. Già nel 1917 era stato venduto Il Messaggero e nel 1923 si impose la cessione del Secolo, che entrò così a far parte della stampa apertamente fascista.
Le ragguardevoli risorse economiche consentirono comunque al D. - che intanto nel, 1922 era stato fatto oggetto degli attacchi antisemiti di G. Preziosi su La Vita italiana - di ritirarsi successivamente in buon ordine da alcuni dei principali settori d'intervento e di vivere tranquillamente di rendita senza rinunciare però a "salvare l'anima" (come si espresse in quella circostanza Giovanni Giolitti), votando in Senato il 12 maggio 1928 contro la riforma elettorale fascista e, soprattutto, dando ospitalità a folti gruppi di antifascisti nelle sue tenute in Francia.
Le terre che il D. vi possedeva (a Douazan e a Laveill presso Nerac, e a Muret, presso Tolosa, amministrate le prime da Luigi Campolonghi, ex corrispondente del Secolo da Parigi, e le altre da Amilcare Pedrini) furono trasformate nel 1924 nella cooperativa "La Terra", diretta da Nullo Baldini, che ospitò numerose famiglie di contadini antifascisti fuorusciti dall'Italia (in particolare da Molinella, in Emilia). L'operazione non ebbe successo economico, che del resto il D. non si aspettava, ma servì a creare uno dei più importanti punti di riferimento dell'antifascismo all'estero, facendo sì che le tenute divenissero sedi di convegni e meta di antifascisti. In particolare, con la collaborazione di Alceste De Ambris e poi di B. Buozzi, il Campolonghi dette vita alla Lega italiana dei diritti dell'uomo e, nel 1927, Nerac ospitò il convegno della Concentrazione di azione antifascista.
Il D. non comparve personalmente in queste operazioni, salvo un breve viaggio in Francia nell'ottobre 1929. Continuò a vivere a Milano, evitando ogni diretto coinvolgimento nell'attività politica. antifascista (nel 1934 fu però fra i sostenitori della nascente casa editrice Einaudi).
Negli anni Trenta, in cattive condizioni di salute, visse prevalentemente nella sua villa di Casciago (prov. di Varese), ove morì il 4 sett. 1937
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