DALLA FABRA (della Fabbra), Luigi
Nacque a Ferrara il 25nov. del 1655 da Francesco e da Margherita Zanioli. Dopo i primi studi di carattere retorico e filosofico fu avviato alla carriera medica dal padre, noto chirurgo ferrarese.
Attese agli studi universitari sotto il magistero di Girolamo Nigrisoli, laureandosi nel dicembre del 1678. Iniziata la professione di medico dopo un tirocinio di sei anni, fu ammesso all'università di Ferrara come lettore pubblico. In seguito fu chiamato a coprire la cattedra di lettore primario di medicina, cattedra prestigiosa che avrebbe occupato per trentacinque anni.
Nel 1698, essendo eletto deputato per l'università, si occupò particolarmente della storia dell'università stessa. Ricoprì anche alcune cariche politico-amministrative della città e ne ebbe consensi e prestigio oltre alle attestazioni di stima già ottenute come medico e come studioso da contemporanei famosi quali Francesco Dini, Alessandro Pascoli, Giuseppe Lanzoni, Florido del Piombo.
Fu questo il suo periodo di lavoro più fecondo, che si tradusse nella pubblicazione di numerose dissertazioni e memorie. Nel 1699 dava alle stampe a Ferrara De arthritide dissertatio, ac de sacchari lactis usus observatio. Nel 1701pubblicava, sempre a Ferrara, lo scritto De nutritione, aliisque naturae arcanis, in cui, oltre a compiere una analisi del processo fisiologico della nutrizione che non si staccava dagli schemi tradizionali, sottolineava la doppia funzione dell'alimentazione, plastica e dinamica, e dava risalto alle più importanti norme igieniche.
Ancora a Ferrara usciva l'anno seguente il saggio De animi affectionum physica causa et loco e nel 1709 venivano pubblicate le più famose Dissertationes de usu tabacci, de coccholata, de caphè, de herba the, de aqua vitis, de rosolio et de morbis ab eorum usu provenientibus.
Le Dissertationes obbedivano ad una preoccupazione di prammatica all'epoca. In quel periodo, infatti, l'uso di droghe ed alcolici aveva raggiunto così larga diffusione da invadere anche i paesi e coinvolgere i ceti che in un primo tempo avevano mostrato forti resistenze; nel contempo, le opposizioni da parte dei governi europei erano del tutto cessate a motivo dei vantaggi economici e fiscali che tali consumi comportavano.
Il D. metteva in guardia particolarmente contro l'abuso del tabacco che determina in ogni caso una forma di lento avvelenamento. E questo anche se nella valutazione della tossicità riteneva di dover prendere in considerazione molti elementi, tra i quali anzitutto lo stato di salute e le condizioni particolari dell'individuo. Distingueva poi, tra le sindromi tossiche determinate da abuso di tabacco, uno stato acuto e uno stato cronico consigliando in ambedue i casi la sospensione immediata dell'uso. Descriveva, anche, con dovizia di particolari i fenomeni di teismo, abuso di caffé e alcolismo. Nonostante la precisione di alcune osservazioni sullo stato degli intossicati, il D. ipotizzava, tuttavia, dei rapporti di consequenzialità diretta tra alcuni morbi assai diffusi all'epoca e le intossicazioni esaminate e giungeva, quindi, a far riferimento più a quadri desunti dall'opinione comune che non dalla scienza medica. Per di più, egli non rilevava come conseguenza indiretta le forme morbose che possono facilmente insorgere nell'organismo vulnerabile di un intossicato grave.
Nel 1712il D. raccoglieva tutta la sua produzione e la ristampava a Ferrara col titolo Dissertationes Physico-Medicae, dedicate a monsignor Cornelio Bentivoglio, nunzio pontificio alla corte di Francia.
Nel 1721poteva ritirarsi dall'insegnamento accademico con una cospicua pensione e riconoscimenti onorifici.
Mentre ancora svolgeva un'intensa attività professionale come protomedico del Collegio, il D. mori a Ferrara il 5 maggio del 1723e fu sepolto nella chiesa di S. Niccolò nella cappella gentilizia della sua famiglia.
Dalla moglie Gasparina Azzi il D. ebbe un figlio, Egidio, nato nel 1683, che si laureò, diciassettenne, in medicina ed ebbe già nel 1712 la cattedra di filosofia all'università di Ferrara. Fu anche vicepresidente della Letteraria Società albriziana, tra i cui membri era stato accolto fin dal 1728. Nel 1752pubblicò a Ferrara, con dedica al pontefice Benedetto XIV, una raccolta dei suoi corsi filosofici, intitolata Contemplatio naturae. Egli mori a Ferrara l'11 luglio 1752.
Delle due opere Lo Stato antico e moderno di Ferrara e l'Ariosto morale solola prima era stata parzialmente stampata a Bologna nel 1739; alla sua morte, entrambe rimasero inedite, nonostante l'interessamento postumo della moglie Margherita Uguccioni e del figlio Angelo, anch'egli noto medico ferrarese morto a Ferrara nel 1776.
Bibl.: G. Cinelli Calvoli, Biblioteca volante, XV, Padova 1722, p. 62; G. Gimma, Idea della storia dell'Italia letterata, II, Napoli 1723, p. 734; F. Borsetti, Historia Almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, pp. 254 s.; A. Calogerà, Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XVII, Venezia 1738, p. 394; G. Jacobi [G. Baruffaldi], Ad Ferrariensis Gymnasii Historiam per Ferrantem Borsettum conscriptam supplementum & animadversiones, II, Bononiae 1741, p. 85; L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, pp. 199 s. (s. v. Fabro, della; anche per Egidio e Angelo); S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, IV, Napoli 1846, pp. 225, 341, 424, 446, 479, 493; Dictionnaire encyclopédique des sciences médicales, a cura di A. Dechambre, s. 4, Paris 1878, I, pp. 7, s.; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte..., II, p. 456 (s. v. Fabbra).