BASSI, Luigi
Nato a Pesaro il 4 sett. 1766 da agiata famiglia, si trasferì presto a Senigallia, dove si suppone studiasse con P. Morandi (l'unica prova è data dal fatto che nel 1780 il B. prese parte alla prima dell'opera Comala del Morandi, rappresentata a Senigallia e cantata appunto da suoi allievi); di fatto risulta che cantò in parti femminili fin dall'età di tredici anni.
Nel 1783 si trasferì a Firenze, dove studiò col cantante P. Laschi, che lo fece debuttare al Teatro alla Pergola e lo raccomandò al direttore dell'orchestra del Teatro Italiano di Praga, D. Guardasoni.
Giunto a Praga nel 1784, il B. fu immediatamente scritturato dal direttore della compagnia P. Bondini, debuttando l'ottobre dello stesso anno.
Nel dicembre del 1786 il Bondini, in gravi difficoltà finanziarie, mise in scena Le nozze di Figaro di Mozart, con un successo senza precedenti, tanto da dover ripetere l'opera ininterrottamente per tutto l'invemo. Il B. vi sostenne la parte del conte d'Almaviva, il 17 genn. 1787 alla presenza dell'autore e il 20 sotto la sua direzione. Fin da allora Mozart aveva notato l'eleganza, l'intewgenza scenica e l'estro mimetico del B., che tenne presente nella stesura del Don Giovanni. Nella prima esecuzione dell'opera a Praga, il 29 ott. 1787, sotto la direzione di Mozart, il B. fu un don Giovanni giovane, fresco, quasi travolto da una forza demoniaca inconsapevole ed incontrollabile; indubbiamente fu un don Giovanni unico nella storia del teatro, certo il più vicino all'autentica ispirazione mozartiana. Dal 1789 a tutto il carnevale 1790 il B. cantò al Teatro Nazionale di Varsavia, col ruolo di buffo caricato; il repertorio era vastissimo e comprendeva opere quali: La cosa rara ossia Bellezza ed Onestà di V. Martini; La grotta di Trofonio, Tarare e Il Talismano di A. Salieri; La serva padrona di G. Paisiello, ecc., oltre al Don Giovanni e Le nozze di Figaro.
Nel 1790 il suo nome compare nel cartellone del Théátre de Monsieur a Parigi, dove cantò nelle seconde parti in moltissime opere, delle quali si ricordano in particolare: Il geloso in cimento di P. Anfossi; La Frascatana di G. Paisiello; La buona figliola di N. Piccinni; L'italiana in Londra di D. Cimarosa, ecc.; inoltre prese parte alla, prima esecuzione della Lodoiska di L. Cherubini.
Di nuovo a Varsavia, il B. cantò sempre al Teatro Nazionale dall'autunno 1790 al carnevale 1791, come primo buffo in opere quali: La Vergine del Sole di Cimarosa; Zenobia in Palmira di Anfossi; Il re Teodoro in Venezia di Paisiello, ecc.
Nel 1792 si fissò stabilmente a Praga, dove restò a lungo - come riferisce una nota del Gothaischer Theaterkalender il beniamino del pubblico. Nel 1793 venne in Italia per un breve periodo. Raggiunse il culmine della sua carriera artistica negli anni 1794 e 1795, trionfando nei teatri di Prgga, Lipsia e Varsavia.
Nel 1799, come risulta da una nota del corrispondente praghese della Leipziger Aligemeine Musikzeitung, il B., sebbene toccasse appena i trentatré anni, cominciò a perdere la voce.
Lo stesso critico sottolinea però, proprio in contrasto con l'affievolirsi della voce, la estrema sapienza tecnica, vocale e la padronanza assoluta dei mezzi espressivi che gli derivavano dalla lunga consuetudine con la scena. Sempre lo stesso critico lo considera ineguagliabile nelle parti di don Giovanni, dei conte d'Almaviva, di Axur (Tarare di Salieri) e del notaio ne La bella Molinara di Paisiello.
Nel 1806, chiuso il Teatro Italiano di Praga, in conseguenza della guerra, il B., il quale non faceva parte della categoria dei cantanti ben pagati, venne costretto a trasferirsi a Vienna, dove entrò al servizio del principe Lobkowitz. Da questo fu licenziato nel 1814, ma proprio in quest'anno C. M. von Weber, che intendeva allestire un'edizione del Don Giovanni che riportasse il capolavoro mozartiano all'autenticità del suo testo, lo chiamò a Praga, valendosi della sua intelligente collaborazione ed in particolare dei suoi precisi ricordi di primo don Giovanni per realizzare una messa in scena dell'opera, rimasta famosa per la sua eccezionale aderenza allo spirito di Mozart.
A Praga rimase ancora un anno come direttore di scena del Teatro Italiano; nel 1815, chiamato da F. Morlacchi, si trasferì a Dresda dove fu nominato direttore di scena al Teatro Italiano. A Dresda il B., benché senza voce, cantò tutte le volte che ne ebbe occasione: il 27 apr. 1816 alla prima del Barbiere di Siviglia del Morlacchi e il 29 ott. 1817 in una cantata di Weber, L'accoglienza.
Al Weber il B. mostrò sempre grande attaccamento ed amicizia, tanto da sostenerlo apertamente e focosamente contro il Morlacchi, che gli contestava il posto di maestro di cappella con pari grado e dignità. Del Weber il B. fu intelligente ed utile collaboratore, dandogli tutto l'inestimabile contributo della sua larga esperienza di uomo di teatro e seguendolo anche nelle sue tournées in Germania e in Austria.
Nel 1821 a Vienna il B. assistette alla prima del Freischütz di Weber nello stesso palco di G. Rossini. Con ogni probabilità nel 1824 (o 1823) fu ancora a Vienna, poiché in un quaderno di appunti di Beethoven viene fatto il suo nome, seguito da un commento piuttosto strano se si considera che il B. aveva quasi sessanta anni: "il focoso italiano".
Morì a Dresda il 13 sett. 1825.
Pur facendo parte, della numerosa schiera dei cantanti virtuosi, di cui abbondò tutto il Settecento italiano, il B. seppe unire alle qualità schiettamente musicali naturali doti sceniche, che ne fecero un attore intelligente e raffinato, di chiara derivazione dalla commedia dell'arte. Era infatti particolarmente versato nelle parti buffe, nelle quali, secondo l'antica scuola italiana, usava improvvisare, al punto che il suo don Giovanni non fu mai esattamente lo stesso in due, rappresentazioni successive. Dotato di una voce dal timbro chiaro, adamantino e nello stesso tempo pastoso, che stava fra il registro del basso e quello del tenore (baritono leggero), il B. possedeva una tecnica basata essenzialmente su una grande agilità; ma quello che incantava il pubblico era la sua abilità scenica, il suo estro nùmetico, che sfruttava per fare le più gustose- parodie degli altri cantanti con grande diletto del pubblico e all'insaputa degli interessati. Mozart mostrò di apprezzare moltissimo questa straordinaria capacità del B., che tenne presente nella scena in cui don Giovanni, indossato il mantello di Leporello, ne imita la voce e il gestire grossolano.
Artista raffmato, il B. riusciva anche nelle parti più drammatiche ad alleggerire l'atmosfera con la signorilità della sua recitazione, l'eleganza del gestire e la bellezza veramente eccezionale della persona.
Secondo la più moderna critica è da considerare del tutto leggendario l'episodio secondo cui Mozart, per accontentare il B., scontento della sua parte mancante di arie a grande respiro, avrebbe scritto ben cinque volte il duetto "Là ci darem la mano".
Bibl.: L. Formenti, Indice de' teatrali spettacoli di tutto l'anno dalla primavera 1789 a tutto il carnevale 1790, I, Milano s. d., p. 132; Id., Dalla primavera 1790 a tutto il carnevale 1791, II, ibid., s. d., pp. 164, 233; M. M. v. Weber, Karl Maria von Weber, II, Leipzig 1864, pp. 102, 108, 129, 163; R. Prochazka, Mozart in Prag, Prag 1892, pp. 27, 73-75, 81 s., 102; T. Mantovani, L. B. e il Don Giovanni di Mozart, in La cronaca musicale, III, 3 (1898), pp. 89-98; G. Radiciotti, La musica in Pesaro, ibid., X, 2 (1906), p. 28; O. Jahn-H. Abert, W. A. Mozart, II, Leipzig 1924, pp. 418, 423; G. Radiciotti, G. Rossini, vita documentata, opere e influenza su l'arte, I, Tivoli 1927, pp. 194, 447; P. Nettl, Mozart in Böhmen, Prag 1938, pp. 120-123 e passim; B. Paumgartrier, Mozart, Torino 1945, pp. 399 s.; F. J. Fétis, Biographie universelle des musiciens.... I, Paris 1860, p. 266; G. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, I, p. 126; Encicl. d. spettac., II, coll. 28 s.