ANTINI (già Gainfassi), Ludovico
Parmense della vicinia di S. Cristina, figlio di Guido, vissuto fra la prima e la seconda metà del XV secolo, godette di buona fama tra gli appartenenti al collegio dei giuristi della sua città. Un suo consiglio è a pp. 220-21 del vol. X della collezione manoscritta conservata nella Biblioteca Classense di Ravenna. Il 1 vol. della stessa collezione, ordinato e in parte copiato dall'A. - che contiene la raccolta dei consigli e un trattato di Martino Carrati da Lodi composti nelle università di Pavia, Siena, Bologna, Ferrara - fa pensare che l'A. sia stato allievo del rinomato maestro lodigiano e abbia studiato almeno in una delle citate università.
L'A. prese parte attiva alla vita pubblica di Parma ed ebbe una carriera politica alquanto movimentata. Il 13 ag. 1472 lo troviamo come procuratore a sopraintendere alla fabbrica della chiesa di San Francesco del Prato e dell'annesso convento. Nel novembre del 1474 è tra gli Anziani che reggono il Comune. Il 16 genn. 1476 è tratto a sorte tra i membri del Consiglio generale per ricoprire l'uffìcio del Sindacato. Il io aprile dello stesso anno è testimone nell'atto di obbedienza del capitano al nuovo vescovo. Nel 1477, anno critico per la storia di Parma, nel quale i da Correggio, i Pallavicìno e i Sanvitale, approfittando della morte di G. M. Sforza, si scagliano contro i Rossi, l'A. è capitano a cavallo di Porta Cristina e membro del Consiglio per la fazione pallavicina, e concorre in una parte di primo piano a sollevare la città. Ma paga l'insuccesso finale con l'esilio a Borgo S. Donnino, donde ottiene nel 1478, per grazia speciale, di essere mandato al confino a Milano. Per risarcimento dei Rossi è multato da Branda da Castiglione in lire duecento, ma la somma gli è ridotta dalla duchessa Bona. Per la morte della suocera Violante Tagliaferri ottiene, al principio del 1479, di rientrare per pochi giorni a Panna insieme con il suocero Antonio. Con lui è fatto oggetto di vivissime attenzioni da parte dei membri delle tre fazioni, ed egli si adopera per rimanere nella città. Ma il 9 febbraio è costretto a ripartire. P, nel numero dei consiglieri del Comune di Parma per l'anno 1480. Ma pare non sia rientrato in patria. Il 12 ott. 1480 occupa a Milano la carica elevata di vicario di Provvisione. Il 3 novembre dello stesso anno figura quale testimone nell'atto di affidamento della tutela di Gian Galeazzo e dell'amministrazione dello stato a Ludovico il Moro.
Muore poco prima del 1° sett. 1483.
Fonti e Bibl.: Cronica gestorum in partibus Lombardie et reliquis Italie (476-1482), a cura di G. Bonazzi, in Rer. Italic. Script., 2 ediz., XXII, 3, pp. 125 s. ; C. Santoro, Gli ufficidel dominio sforzesco (1450-1500), Milano 1948, pp. 162 s. ; R. Pico, Catalogo overo matricola de' Dottori dell'una e dell'altra legge del Collegio di Parma..., Parma 1642, pp. 28-29; C. de' Rosmini, Dell'Istoria di Milano, IV, Milano 1820, pp. 216-221; A. Pezzana, Storia della città di Parma, III, Parma 1847, passim; IV, ibid. 1852, passim; G. Mazzatinti, Inventari dei manoscritti delle Biblioteche d'Italia, IV, Forlì 1894, n. 485, pp. 249-251.