SCARABELLI, Luciano
– Nacque a Piacenza il 22 marzo 1806 da Pietro, originario dell’Oltrepò pavese, e da Anna Maria Teresa Morandi. Terzogenito, ebbe due sorelle maggiori, morte in fasce, e una minore, Letizia, scomparsa nel 1850.
Nel 1823, alla morte del padre, modesto funzionario del lotto, dovette interrompere gli studi e contribuire allo stentatissimo bilancio familiare impiegandosi come copista di atti giudiziari. Non ancora ventenne, nel 1826, sposò Maria Maddalena, figlia trentasettenne e dalla salute malferma dell’archivista Pompeo De Magistris Pisone. Nel luglio del 1828 ottenne l’incarico di maestro elementare presso il Comune di Cadeo; nel frattempo frequentava Giovanni Antonio Rebasti, che lo presentò a Pietro Giordani. Fu poi trasferito, sempre come maestro elementare, dapprima a Cortemaggiore (1833), poi a Castel San Giovanni (1835), dove tentò inutilmente di fondare una scuola per adulti e da dove, nel novembre del 1837, fu allontanato.
Grazie ai buoni uffici di Giordani gli fu assegnato un nuovo incarico a Pontenure. Giordani, inoltre, si adoperò perché fosse stampata una grammatica per le scuole da lui compilata (Avvertimenti gramaticali per bene scrivere la lingua italiana..., Piacenza 1839), per la quale gli ottenne un contributo da Giacomo Milan Massari e di cui sollecitò l’adozione in varie scuole. La prossimità a Giordani, di cui in quegli anni fu uno dei collaboratori più fedeli, fornì a Scarabelli le credenziali per iniziare un’intensa stagione di pubblicista militante.
A Piacenza finì tuttavia per litigare con i membri del comitato di gestione degli asili e nella primavera del 1844 fu costretto a rompere ogni rapporto con l’istituzione. Un’altra violenta polemica lo oppose nel corso degli anni 1840-41 a Gaetano Buttafuoco, professore di lettere al collegio gesuitico di Parma, che aveva recensito molto severamente il discorso di ringraziamento di Giordani alla cantante ungherese Caroline Unger. Per difendere il suo mentore, Scarabelli attaccò Buttafuoco in una serie di interventi apparsi nel Vaglio di Novi Ligure tra il 1840 e il 1841.
La virulenza di tali polemiche non dovette essere estranea al suo licenziamento, sopravvenuto nel giugno di quell’anno: fu aiutato ancora da Giordani, ma la sua condotta rude e sconsiderata lo portò a continui incidenti diplomatici. In gennaio Scarabelli aveva tentato di trovare impiego presso l’Archivio comunale di Piacenza, ma la sua domanda era stata respinta perché accusato di aver sottratto in precedenza documenti e altri materiali. Si trasferì allora a Novi Ligure, dove visse nella primavera del 1842 e tentò inutilmente di stabilirsi (non gli fu concesso il permesso di soggiorno). Si portò dunque a Ferrara (giugno), Vicenza (luglio) e Roma (agosto-settembre), per poi rientrare a Piacenza in autunno. Lì lo raggiunse la notizia della nomina a «commesso al sottoprefetto» di Borgo San Donnino (Fidenza, 28 dicembre 1842): lamentando l’esiguità del salario, ma temendo in realtà una sorta di domicilio coatto in provincia, Scarabelli rifiutò l’incarico.
Il 23 gennaio 1843 morì Felice Carrone di San Tommaso, e nell’agosto di quell’anno Giordani si recò in Piemonte, dove concordò con la madre dello scomparso, Enrichetta Guasco Bisio, la pubblicazione postuma dei suoi studi sulla storia della monarchia sabauda, associando nell’impresa Scarabelli, al quale la Guasco corrispose dal settembre 1843 al novembre 1844 un modesto salario. Quando, nell’autunno del 1844, il volume fu portato a compimento, la marchesa ruppe con Giordani e Scarabelli e l’opera rimase per allora inedita. Per provvedere al sostentamento del discepolo, che in quel periodo lo serviva come segretario, aiutandolo anche nella cura del terzo volume delle Opere di Leopardi in preparazione per i tipi di Le Monnier, Giordani ricorse a vari espedienti, ma dopo altre intemperanze di Scarabelli con l’editore fiorentino decise, nel luglio del 1845, di rompere definitivamente con il riottoso discepolo.
Sul finire del 1846 Scarabelli tentò nuovamente di trovare impiego presso l’Archivio comunale di Piacenza: in ottobre aveva donato alla locale biblioteca un corposo fondo di documenti storici, tra cui oltre 200 pergamene (oggi raccolte nel ms. 475 della Biblioteca comunale Passerini-Landi), vecchie coperture di filze e materiali di riuso verosimilmente asportati anni prima dal suocero. Il comitato di amministrazione accettò il dono il 24 ottobre 1846, ma al principio dell’anno seguente il furto fu scoperto, e la nomina ad archivista bloccata.
Scarabelli decise allora di cambiare aria, e nel dicembre del 1847 si trasferì nuovamente a Firenze, ospite di Giovan Pietro Vieusseux, collaborando alla redazione dell’Archivio storico italiano. Vi si trattenne fino all’ottobre dell’anno successivo, quando ottenne una cattedra di storia e geografia al collegio nazionale di Genova. L’assegnazione fu favorita dal sostegno di Gino Capponi, che fin dal maggio di quell’anno lo aveva raccomandato a Cesare Balbo, e probabilmente di Luigi Cibrario, al quale, morto Giordani (del quale Scarabelli si fece immediatamente biografo interessato), si era accostato. Anche questi, però, nel maggio del 1855 decise di troncare ogni rapporto con lui.
Il periodo genovese non fu meno turbolento. La collaborazione con gli altri docenti si mostrò subito problematica e Scarabelli si guadagnò ripetute ammonizioni. Poco dopo il suo arrivo assunse la direzione del periodico Il Censore. Giornale quotidiano politico popolare, organo filogovernativo che spalleggiava l’operato del commissario straordinario Domenico Buffa. Durante il periodo più critico il collegio nazionale fu chiuso, ma con l’entrata in città delle truppe di Alfonso La Marmora, Scarabelli fu rimesso in cattedra. Poco dopo (7 gennaio 1850) ottenne la cittadinanza piemontese.
Insofferente dell’insegnamento, dapprima si mise in malattia e poi, nell’ottobre del 1853, ottenne da Cibrario l’incarico di allestire il catalogo degli incunaboli della locale biblioteca universitaria, e fu messo in aspettativa. Dedicò al lavoro quasi un anno e mezzo, ma l’opera rimase inedita; seguirono altre polemiche, tanto che il ministero dispose il suo trasferimento al collegio nazionale di Voghera nell’agosto del 1855.
Anche qui i suoi atteggiamenti gli alienarono presto le simpatie dell’ambiente, tanto che subì un’ispezione che si concluse con il suo collocamento in aspettativa (tale rimase fino al marzo 1860). Si trattenne a Voghera tutto il 1859, aspettando l’esito della seconda guerra d’Indipendenza.
Il nuovo governo lombardo-piemontese lo nominò, il 12 maggio 1860, segretario provvisorio della commissione per l’Accademia di belle arti di Milano. In vista delle elezioni per il nuovo Parlamento nazionale, in novembre si mise in aspettativa rinunciando a metà dello stipendio, e fu candidato in vari collegi, risultando eletto a Spoleto. La sua elezione fu però invalidata per un vizio di forma. Fu rieletto in aprile, sebbene stavolta di stretta misura.
Il suo contributo ai lavori parlamentari fu irrilevante: in cinque anni intervenne in aula solo due volte. Risale a questi anni la prima donazione di libri alla biblioteca comunale di Caltanissetta, che dal 1882 si intitolò al suo nome.
Nel giugno del 1862 si impegnò con l’editore Civelli per realizzare una nuova edizione del Vocabolario universale già edito da Tramater, ma a causa di incomprensioni con l’editore, l’opera uscì postuma (Milano 1878). Sempre presso Civelli pubblicò Della pubblica istruzione. Lettere sei (Milano 1864), nelle quali polemizzava con la politica centralistica del governo in materia di pubblica istruzione.
Fu poi nominato professore di «storia applicata», il 27 giugno 1865, presso l’Accademia di belle arti di Bologna, che in luglio gli conferì la cittadinanza onoraria.
Tale riconoscimento era stato favorito dai suoi studi danteschi: già nel 1864 aveva cominciato a interessarsi al commento di Jacopo della Lana, che pubblicò l’anno dopo a Milano presso Civelli. Seguirono: Un codice frammentario della Divina Commedia di Dante Alighieri di pertinenza della Biblioteca dell’Università di Bologna, Bologna 1869 (l’attuale ms. 4091), e una nuova edizione della Commedia, che intendeva opporre a quella allestita da Karl Witte nel 1862, basandosi sul ms. 589 della Biblioteca universitaria di Bologna (Esemplare della Divina Comedia donato da papa Lambertini, I-III, Bologna 1870-1873).
Il suo magistero presso l’Accademia bolognese non guadagnò molti consensi: quando nel 1871 si trovò coinvolto nel tentativo di truccare un concorso, il direttore dell’accademia, Carlo Arienti, a lui ostile, lo collocò in aspettativa. L’11 maggio 1872 ottenne dal ministro Cesare Correnti l’incarico di condurre un’ispezione generale degli archivi di Bologna, che si concretò in una Relazione dell’importanza e dello stato degli archivii bolognesi pubblicata presso Zanichelli (Bologna 1874).
Rimasto vedovo nel 1873 (cfr. G. Fiori, in Erudito e polemista infaticabile..., 2009, pp. 391 s.), si risposò con la giovane domestica Giovanna Dalla Pera. Nel dicembre di quell’anno si offrì di riordinare l’Archivio comunale di Piacenza. L’incarico gli fu conferito solo nel febbraio del 1875 ma il lavoro fu compromesso dalla sua salute malferma.
Morì a Piacenza il 5 gennaio 1878 e fu sepolto, con funerale religioso, nel cimitero comunale.
Opere. Una bibliografia sommaria degli scritti di Scarabelli si legge in appendice a Vitellaro, 2008, pp. 223-233.
Fonti e Bibl.: Manoscritti e volumi postillati appartenuti a Scarabelli sono conservati prevalentemente a Piacenza, Biblioteca comunale Passerini-Landi, Carte Scarabelli (http://www.passerinilandi.piacenza.it/bibliotecadigitale/altri-cataloghi/Manoscritti_di_Luciano_Scarabelli). Il notevole fondo della Biblioteca comunale di Caltanissetta è inventariato in A. Vitellaro, I testi di italianistica del fondo antico della biblioteca..., catalogo ragionato, Caltanissetta 2006. Per quanto riguarda le lettere, importanti consistenze si riscontrano, tra l’altro, fra gli Autografi Campori della Biblioteca estense universitaria di Modena, alla biblioteca Berio di Genova (Archivio Ricotti), alla Biblioteca nazionale di Firenze (carteggi Capponi, Le Monnier, Vieusseux) e alla Biblioteca della Deputazione di storia patria per la Toscana (lettere all’Archivio storico italiano).
Quanto alla bibliografia, per brevità si rimanda solo alle voci più recenti, pienamente inclusive dei titoli pregressi: Pietro Giordani e L. S.: una modernità difficile, Atti del Convegno, Caltanissetta... 2006, in Archivio Nisseno, I (2007), 1, pp. 5-140; A. Ganda, «Io ho piacere a farvi piacere: voi non mi fate bestemmiare». Lettere di L. S. a Giosue Carducci (1867-1876), in Bollettino storico piacentino, CIII (2008), pp. 1-36; A. Vitellaro, L. S. L’avventura di un intellettuale laico dell’Ottocento, Caltanissetta 2008; Erudito e polemista infaticato e infaticabile. L. S. tra studi umanistici e impegno civile, Atti del Convegno... 2008, a cura di V. Anelli, Piacenza 2009; E. Garavelli, Lusinghe e veleni nel carteggio Tommaseo - S., in Giornale storico della letteratura italiana, CXXVIII (2011), vol. 188, n. 623, pp. 428-444.