RONCONI, Luca
Attore e regista teatrale, nato a Susa, Tunisia, l'8 marzo 1933. Conseguita la maturità classica nel 1951 al liceo Tasso di Roma, s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza senza giungere alla laurea, e, contemporaneamente, all'Accademia d'arte drammatica Silvio D'Amico, diplomandosi nel 1953.
Attore gradevole e sensibile, ha interpretato ruoli di rilievo in compagnie primarie: Tre quarti di luna di Squarzina per il Teatro d'arte italiano nel 1953 e per il Piccolo Teatro di Milano nel 1955; Candida di Shaw per il Teatro Stabile di Roma nel 1954; Lorenzaccio di A. de Musset per la Compagnia De Lullo Falk Buazzelli Guarnieri Valli nello stesso anno; Il diario di Anna Frank di Goodrich e Hackett per la compagnia De Lullo Falk Guarnieri Valli Albani nel 1957. Per la stagione 1960-61 ha formato con I. Occhini e L. Vannucchi una compagnia, presentando a Roma Un castello in Svezia di F. Sagan; si è quindi recato a Bologna dove ha interpretato per lo stabile cittadino Brodo di pollo con osso di A. Wesker (1962) e Il costo di una vita di B. Magnai (1963). Ha iniziato quindi in quello stesso anno l'attività di regista con La putta onorata e La buona moglie di Goldoni interpretata in chiave realistica con la sottolineatura degli elementi di degradazione e di volgarità che il testo offriva. L'insuccesso di questo "bozzetto dialettale ottocentesco" - secondo la definizione di S. De Feo - e l'ondata di contestazione che coinvolgeva in quegli anni il teatro ufficiale hanno indotto R. a un momentaneo distacco dalle scene, alla definizione di una nuova comunicazione teatrale e quindi alla distruzione degli spazi scenici tradizionali sostituiti da ambienti multipli che suggeriscono un'ipotesi rituale di spettacolo e insieme l'impegno alla riproposizione, al di là del testo, "del rapporto originario tra l'opera e il pubblico cui era destinata". Da Misura per misura di Shakespeare del 1966 al Gabbiano di Čechov del 1977, è un continuo lavoro di riscoperta letteraria e teatrale di opere diversissime tra loro, spesso poco adatte a un allestimento scenico - come l'Orlando furioso da Ariosto (1969), XX di Ronconi (1971), Das Käthchen von Heillbronn (1972) - rese teatralmente attraverso il riconoscimento della loro epicità e del loro meccanismo narrativo, il modo - cioè - in cui l'opera si forma, da dove viene fuori, i suoi rapporti culturali con l'ambiente da cui nasce". Dal 1974 direttore della sezione Teatro e Musica della Biennale di Venezia, ha diretto varie regie di opere musicali.