MAGALOTTI, Lorenzo
Erudito e letterato, nato a Roma di nobile famiglia fiorentina il 13 dicembre 1637, morto a Firenze il 2 marzo 1712. Studiò prima nel seminario romano sotto i gesuiti, poi a Pisa medicina con M. Malpighi, filosofia con C. Rinaldini, matematica con G. Borelli e con V. Viviani. Ammesso alla corte medicea, fu segretario dell'Accademia del Cimento e gentiluomo di camera del granduca Ferdinando II. Viaggiò molto per l'Europa, accompagnando anche il principe Cosimo, che divenuto granduca lo nominò suo ambasciatore a Vienna e poi consigliere di stato. Nel 1691 pensò di darsi alla vita ecclesiastica, entrando nella congregazione dei filippini; ma presto ne uscì e tornò a corte, dove attese, oltre che ad affari pubblici, a studi letterarî, essendo ascritto da anni all'Accademia della Crusca e all'Arcadia.
Il M. fu uno spirito enciclopedico, con caratteri tali da preludere alla cultura e al cosmopolitismo del Settecento. Ma, pure con la tendenza a volgarizzare il sapere, non fu superficiale, perché aveva buona preparazione scientifica e cultura illuminata; solo risentì di questa tendenza enciclopedica nella frammentarietà dell'opera sua.
Prediligeva le scienze, e come segretario dell'Accademia del Cimento ebbe l'incarico di stendere la relazione degli esperimenti scientifici che allora si fecero; così, raccogliendo le proprie osservazioni e gli appunti dei colleghi e sottoponendo alla loro revisione quanto redigeva, compose l'opera famosa Saggi di naturali esperienze (Firenze 1667), dove all'importanza della materia corrisponde l'elegante esattezza dell'esposizione, secondo il metodo della scuola galileiana. Altre comunicazioni di argomento scientifico fece in forma di lettere ad amici, senza l'intenzione di pubblicarle; e talvolta furono piuttosto ingegnose e bizzarre che veramente conclusive per il progresso della scienza. S'occupò anche di filosofia e di teologia, e scrisse trentasette Lettere contro gli atei (Venezia 1719) intese a dimostrare la verità della religione cattolica. Commentò i primi cinque canti dell'Inferno, con poche osservazioni storiche e linguistiche, ma con senso d'arte molto notevole per il suo secolo; scrisse qualche novella imitando il Boccaccio; compose rime filosofiche, anacreontiche, poesie giocose nel solito stile del Seicento; e, senza partecipare molto ai lavori del vocabolario della Crusca, propugnò sempre criterî larghi e intelligenti, per l'uso corrente contro la pedanteria. Il suo carteggio, copiosissimo e interessantissimo, è in parte tuttora inedito.
Bibl.: S. Fermi, L.M. scienziato e letterato, Piacenza 1903; id., Bibliografia magalottiana, Piacenza 1904; G. Raimondi, M., Milano 1929; L.M. Sverige under ar 1674, Stoccolma 1912 (ediz. svedese delle parti riguardanti un viaggio in Svezia del M.).